Un po’ di rispetto anche per loro, perdio:
Il colpo di genio è del museo del Cinema alla Mole Antonelliana di Torino. Grazie a Mr. G.
Una porta, più che un muro. Scrivere sulle porte è arte sopraffina e dovrebbero farlo solamente coloro che sanno ciò che scrivono.
In questo caso la fanciulletta dotata di uni-posca lotta al nostro fianco contro i Moccismi che saltano al naso, dalle stelle alle stalle, dal cielo alla terra, dalla vita alla fossa tombale, l’opposizione è chiara ma il significato un tantinello di meno.
E chi se ne impippa, manicheicosamente chi è nemico di Moccio è amico nostro.
Dopo la parte uno, ancora strafalcioni in negozio informatico:
Che ce l’hai una supposta Usb?
Ciao scusami l’ultimo cd di MAX GAZEBO lo trovo da voi?
Allora signorina pago, il decoder, la presa scart e mi dia pure un pacchetto di batterie MINI SPIRIT per il telecomando!
Avete gli Hummer per le stampanti?
Avete il caricabatteria per il telefono con il pisello piccolo?
Avete pennarelli usb?
Questo decoder ha la presa kart?…..carter?
Mi e’ andato via il segnale analitico
Vorrei un decanter…
E sono solo alcuni, il resto è qui, dove si trovano anche le spiegazioni, quando servono.
Adoro lo strafalcionismo, ovunque.
Andato a est, il m.u.m., il munuocchin’ uorldbag men, l’uomo che tenta di fare moonwalking nel mondo sempre con la stessa borsa, colpisce ancora. Nonostante l’aria produttiva del nord-est, anche stavolta il tentativo è incompiuto ma, si sa, nella danza ciò che conta è l’atto e non l’esito. Altrimenti il m.u.m. farebbe il bancario e non il danzerino.
Qui giace Starace
vestito d’orbace
di nulla capace
in pace rapace
in guerra fugace
a letto pugnace
requiescat in pace.
Diceva la saggezza popolare. E magari nemmeno in pace, per quello che mi riguarda.
Fu talmente inetto e zelante, un Bondi all’esacubo, da diventare presto lo zimbello popolare, sebbene chiaramente non fosse permesso dirlo in pubblico. Fosse per lui, ogni corrispondenza privata si sarebbe dovuta concludere con la frase “Viva il Duce”. Vorrei ricordare qui un trio di perle esemplificative del personaggio, a chiarimento:
Chissà perché ci si attenda ancora a considerare la fine dell’anno al metro del 31 dicembre, piuttosto che a quello del 28 ottobre. L’attaccamento a questa consuetudine è indice di mentalità non fascista (il 28 ottobre è la data della marcia su Roma);
Tutti gli organi del partito funzionano: devono funzionare perciò anche gli organi genitali.
Alla parola “comizio” d’ora innanzi prego di sostituire la parola “raduno di propaganda”. Il comizio ci ricorda tempi superati per sempre.
Se il 31 dicembre farete festa, avete decisamente una mentalità non fascista. Parola di Starace, di nulla capace.
Dopo Capezzone, le lesbiche neonaziste, i sostenitori del nucleare, i leghisti che assumono extracomunitari in nero, Cecchi Paone, i pachistani cui piace Fini, i pensionati che votano Berlusconi, i campani che votano PDL, i comunisti che votano PD, i giornalisti di Libero, i sodomiti cattolici, quelli che fanno domanda di lavoro all’Esselunga, le persone riservate che aprono un profilo su Facebook, i neri repubblicani, i leghisti parlamentari europei, i programmatori amish, i miei autolesionisti/rimbecilliti prediletti sono quelli dell’American Gay Conservative:
Il concetto di contraddizione è del tutto sparito dalla nostra epoca, è un fatto.
Già si parlò delle “edizioni di libri belle belle”, e tra le tante segnalai le copertine di David Pearson, ex-Penguin e attualmente free lance nel mondo della grafica editoriale, per quanto riguarda l’editoria anglosassone. Bellissime, a parer mio, e per suffragare quanto vado dicendo ecco una selezione delle mie predilette:
Quando il saggio indica i motorini, lo stolto guarda le puttane:
“Dobbiamo continuare sulla linea Acerra-Bruxelles e insistere sul fatto
che il governo va avanti a lavorare.
Mentre tutti ieri parlavano della battuta sui gay, nessuno si è accorto
che Berlusconi ha messo sul piatto 110 milioni di euro per i nuovi incentivi
per i motorini”.
(Paolo Bonaiuti, 2 novembre 2010, La Repubblica)
Paolo Bonaiuti, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’editoria, in Forza Italia dal 1996, una volta era di sinistra. Non genericamente ma intimamente convinto. Nel 1994 da giornalista de Il Messaggero scriveva preoccupato: “Dal pulpito di Rete 4 è stata impartita ieri sera una lezione di intolleranza. Proprio mentre infuria la polemica su quanto sia favorito rispetto ai concorrenti un candidato alle elezioni che possiede tre reti televisive, l’invito di Emilio Fede a cacciare Indro Montanelli perché troppo autonomo è il primo esempio pratico del livello di “indipendenza” che potrebbe crearsi all’interno dell’impero di Berlusconi. Questo episodio moltiplica l’inquietudine, perché lascia capire quanto potrebbe essere forzatamente massiccio e compatto il sostegno al Cavaliere degli organi di informazione del gruppo. Guai a chi si azzardasse a uscire, anche per un attimo, dal coro”. Infatti.
Ogni tanto, con cautela, gli capita di fare una scorreggina. Forse si comprerà un motorino.