Cheppalle i suoni di uindovs, ecco finalmente un primo set di suoni personalizzati per l’uso più gioioso della macchina compiuta.
Le istruzioni sono: scaricate i suoni che preferite, piazzateli da qualche parte stabile, andate su start>pannello di controllo>suoni e periferiche audio (o audio)>suoni e lì sostituite i brutti suoni con i bei suoni.
Ecco i bei suoni, finalmente, da associare agli eventi:
Fateci sapere. Non riproduceteli al contrario, cioè dritti. Seriamente. Potrebbe manifestarsi Satana. O Saragat.
(Naturalmente, ma non lo sto dicendo, è più divertente se li piazzate sui compiuta altrui).
Holland House, a Kensington, è una residenza seicentesca che nell’Ottocento divenne un vivace salotto letterario e politico, tra Dickens, Scott e Byron nessuno poteva mancare. E che dire dei balli? Sontuosi. Va da sé che la biblioteca era una delle più fornite del Regno.
I bombaroli nazisti colpirono anche quella, nel furore del 1940, ma non bastò: la fotografia lo dimostra. Mirabile flemma inglese.
Oggi la residenza è un ostello (nemmen caro), segnare l’indirizzo.
Oggi casco in zona “ora dell’aneddoto” o, peggio, “forse non tutti sanno che”, ma tant’è, talvolta quel che viene viene.
Essendo tra poco tempo di coriandoli, s’addica l’etimo e la storiella inedita: essendo notoriamente il coriandolo (più correttamente: coriandro) pianta delle ombrellifere utilizzata in erboristeria e in cucina più che altro per i semi – la questione è discussa, poiché alcuni fanno risalire l’etimologia al greco kòris, “cimice”, per l’odore fetido dei semi – meno nota è la fortuna della pianta in ambiti diversi.
Infatti, un tempo usava ricoprire il seme di coriandolo di zucchero, originando così il primo confetto di cui si abbia notizia, ben prima delle mandorle. Che poi, “confetto” sta letteralmente a dire preparato, composto, lavorato, al participio passato.
Lo stesso seme del coriandolo, che per sua natura è sferico e ben si adatta a esser pallina, veniva ricoperto di gesso ed era usanza tirarlo nei giorni di carnevale. Da qui l’equazione carnevale-coriandoli. Non stupisce, a questo punto, che in virtù di quanto detto l’inglese confetti (proprio così, e sempre al plurale) indichi i coriandoli quelli del carnevale, mentre il confetto è la sugared almond. Chiaro.
Ma come avvenne il passaggio dai coriandoli di coriandolo ai coriandoli di carta nel carnevale? Pare vi sia un nome, una data e un luogo: un certo Mangilli da Crescenzago, che nel 1875 sembra abbia avuto l’intuizione del dischetto di carta colorato. Bravo, Mangilli. Pare infatti che il Mangilli avesse avuto l’idea di commercializzare i dischetti di carta che gli rimanevan lì dalla coltura dei bachi da seta.
Come sempre esistono gli avversari e le storie non son mai chiare: i sostenitori di Ettore Fenderl, ingegnere, sostengono sia lui l’inventore del coriandolo cartaceo; essendo poverello e non potendosi permettere il coriandolo in versione pallina di gesso, egli si mise a ritagliare e poi tirare piccoli triangolini di carta, nella festa del 1876. Mangilli o Fenderl? Io dico Mangilli, che uno dice Crescenzago ed è subito poesia.
Questa è una segnalazione: Michael Palin, dopo innumerevoli battaglie nel fango con i Monty Python e altre incursioni successive, si è dato ai viaggi in giro per il globo terracqueo. Ma con furbizia e intelligenza: per esempio, ripercorrere i viaggi di Hemingway, oppure andare da un punto A a un punto B, lontanissimi tra loro, seguendo una e una sola linea retta, oppure prendersi ottanta giorni e fare, guarda un po’, il giro del mondo passando per l’Albania (dove Phileas Fogg non sarebbe mai, dico mai, andato).
Il bello è che queste cose le racconta, qui e credo su qualche televisione da qualche parte, non so, comunque sia fatto sta che la cosa a me diverte, perché lui sa cosa sta facendo. Bravo, come sempre, ha il diritto di vovesciavmi per tevva.
A Sant’Agata (Chieti), trentacinque civili tra cui donne e bambini vengono rinchiusi dai tedeschi in una casa che viene poi colpita e incendiata con granate.
Gipi da un po’ di tempo, oltre a disegnare, fa anche l’opinionista, piuttosto apprezzato, me compreso. Riporto la puntata numero sette, l’ultima, di stretta attualità che sintetizzo in: cogliere le qualità predominanti.
In quegli anni la Gran Bretagna, va da sé, era sulla cresta dell’onda: guerra vinta, nuova regina, bomba atomica nuova di zecca, un impero che sì scricchiolava e perdeva pezzi ma era pur sempre un impero, l’inglese conquistava l’economia, la cultura e la comunicazione, la crisi di Suez era ancora di là da venire e, per dirne una bizzarra, Churchill oltre a fare il primo ministro aveva appena vinto il Nobel per la letteratura.
Da Londra si facevano e disfacevano governi, pure legittimi (Malesia, Kenya, soprattutto l’Iran), e si tiravano le fila con piglio da condottieri del mondo, ben consci del proprio ruolo, vero in parte e in parte assunto, di guida politica, economica e culturale, secondi economicamente ai soli Stati Uniti ma senza dubbio primi storicamente e culturalmente. Insomma, il punto di riferimento per quasi tutti.
E’ proprio in Inghilterra e nel 1954 che la storia di Alan Turing finisce, ed è una storia che vale la pena raccontare.
Tanto tempo fa, trivigante intervistò il presidente della SIAE, Assumma (22 marzo 2007), ricavandone già allora una bella impressione.
Il tema di allora era il cosiddetto equo compenso, ovvero il sovrapprezzo che viene applicato su cd, dvd e cassette vergini per compensare il (presunto) mancato guadagno di autori ed editori sulle copie private. Private. Soldi che allora ammontavano circa a 73 milioni di euro l’anno e che finivano dritti dritti nelle tasche della SIAE per finire poi chissà dove.
Oggi la questione torna d’attualità, perché il 30 dicembre Bondi – con decreto e, pare, in assenza delle parti sociali e delle categorie interessate – si è speso tanto e ha fatto uno sforzone per rimpinguare il già corposo regalo all’amico Assumma: ha esteso la tassa alla memoria (detta così fa impressione, me ne rendo conto), ossia a tutto ciò che è costruito per contenere e, appunto, memorizzare dati di qualsiasi natura. Dove poi questa memoria si trovi fisicamente (telefonini, hard disk, videocamere, segreterie telefoniche…) e cosa ci si memorizzi su non importa (foto del mare, video pornografici casalinghi, canzonette cantate in gita…), la mannaia cala senza distinguo. E i soldi complessivi si prevede siano circa 300 milioni di euro.
Al povero Bondi gli è toccato passare il capodanno a usare word e a fare tabelline con excel, pensando e ripensando ai megabait e ai centesimi di euro, chissà lo sforzo. Ma non preoccupatevi, avrà anche lui il suo equo compenso, nella faccenda. Fatto sta che ha partorito un decreto che a leggerlo verrebbe da ridere se non fosse serissimo e serissimi fossero i dindi che esso implica.
Assumma ringrazia, e molto, per noi aumentano i costi di parecchio materiale informatico e parainformatico, il che potrebbe anche andare bene se poi gli stessi smettessero di fare le paternali sulla pirateria e i mancati guadagni (loro). Ma così non è, tocca la tassa e la predica.
In caso voleste essere un minimo più avvisati per il vostro prossimo acquisto di un cd vergine per salvare le vostre foto di ieri, ecco il decreto.
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