la musica di t.
cosette varie, in argomento, che ho messo insieme nel tempo

  Il rock satanico
Prima parte: Satana viene da lontano

Ora mi metto in ghingheri e vi racconto una storia, una lunga storia. Ma sarà una storia, una qualunque... potrebbe quindi essere parte di un'altra storia più ampia, o una versione di storie diverse. Questa volta, la storia riguarderà i lati più oscuri della musica rock, metal, satano-metal, schizoid-horror-splatter.
Io vi immagino, voi, sub ventenni che, sbracati di fronte alla cretinetta Mtv, commentate beoti le performances di Marilyn Manson con toni che potrebbero appartenere alle vostre nonne. E il vostro scandalo si avvicina allo scandalizzato stupore che potrebbe avere un frate trappista conservatore che passasse un week-end con i Kiss... Tutto questo, invece, è roba per poppanti allattati, la storia del rock satanico lo dimostra. Sono qui per questo.

Satana viene da lontano.
E' il 1958. Il piccolo Billy Bob (lo chiameremo così, o - se preferite - Menny Ritchie Evans Lil' Mug, come volete) assiste contento all'invasione del rock 'n' roll.

Sono passati ormai quattro anni dall'avvento di "Re" Elvis (che era un pippolone per pensionate della Florida, diciamocelo, e sarebbe stato dimenticato se Jerry Lee Lewis non si fosse inguaiato con la sua cuginetta minorenne e Buddy Holly non avesse scambiato un aereo per un sommergibile), due anni dalla comparsa nelle classifiche radiofoniche di Rock Around the Clock di Bill Haley and the Comets e tre dall'uscita di Rebel Without a Cause (Gioventù bruciata) di Nicholas Ray.
Billy Bob vuole fare il ribelle.

E' il rock stesso che lo chiama alla ribellione. Chi non conosce questa sensazione? Ad ogni modo, immagino, ascolta quello che ogni americano quindicenne ascolta, e cioè "The Pelvis".

Ci sono delle volte, però, in cui Billy Bob ha bisogno di qualcosa di più forte e allora mette sul piatto Who Do You Love? di Bo Diddley (1956). Qualcuno la conosce?
Accenno un passaggio: "Ho quarantasette miglia di filo spinato / Per cravatta porto un cobra / Ho una mano sepolcrale e una mente funebre / Ho soltanto ventun anni e non m'importa di morire".
Chi l'avrebbe mai detto, eh?
Niente male davvero, per una fine di anni Cinquanta (perdonate la mia traduzione: è soltanto per capirci). E l'ultimo verso vi ricorda qualcuno? Forse "se di vecchiezza la soglia non impetro...". Vabbè.

Siamo sempre nel 1956, vi ricordo, e in Italia noi avevamo ancora il latte alla bocca, in fatto di musica (e non solo: andatevi a sentire 1956 di Francesco De Gregori). Bene, Bo Diddley aveva pensato bene di mettere in musica un vero e proprio rituale voodoo e aveva, naturalmente, scelto il genere musicale più adatto per un tema diabolico: il blues.

Nel frattempo, in pochi anni, escono numerosissimi fumetti di terrore (famosi quelli della EC Comics), film come Dracula della Hammer, I Was a Teenage Werewolf, I Was a Teenage Frankenstein e Blood of Dracula, romanzetti adolescenziali come Teenage Jungle, Hollywood Rebels, Dangerous Youth, Cry Baby Killer, Eighteen and Anxious (queste informazioni le trovate nelle note a American Psycho. Ma è un altro discorso...).
L'orrore dei fumetti e del cinema si sposa con la formazione delle gangs giovanili, con le corse in macchine suicide (a proposito: sapevate che il soprannome più comune per le macchine utilizzate nelle corse fino al precipizio era "Christine"? A me ricorda qualcosa...). Senza fare ora della sociologia da minimarket, spero immaginiate la situazione: il mito del "bello e dannato" e l'orrore e il macabro sono due facce della stessa medaglia, o la stessa faccia di due medaglie diverse ("Sei tu, Rosencrantz?").

Molto bene. Fin qui niente di nuovo, no?, se non la scoperta di Bo Diddley...
Veniamo ai fatti più interessanti. Satana si affaccia in questa storia. Ammesso che sia stato via.

Nel 1958 un certo John Zacherle, noto presentatore di un horror show televisivo, decide di incidere Dinner with Dracula, un innocuo motivetto su una base rock 'n' roll (e pensate che qualcuno, pensando di essere originale, ha intitolato un film A letto con il vampiro quarant'anni dopo), che ebbe un discreto successo.

Pochi anni dopo, un epigono di Zacherle, un certo Bobby Pickett pubblicò The Monster Mash, imitando le inflessioni vocali di Boris Karloff (ne esiste una versione del 1973 che talvolta fanno sentire a Blob).

A questo punto degli anni Sessanta negli Stati Uniti l'orrore tocca uno dei suoi vertici massimi: la guerra in Vietnam. E' probabilmente per questo motivo che il vento di ribellione trova terreno fertile in Europa e tocca uno dei punti più alti della storia nel 1966 in Inghilterra.
Sto parlando, ovviamente, del minaccioso (?) giro di chitarra distorta di Satisfaction, seguito poco dopo dalla immortale Paint it Black, una canzone di morte e disperazione (che dire del sitar di Brian Jones? Dice niente questo nome? Satana è in agguato).

Esatto: per chi ci fosse arrivato ora, sto parlando dei Rolling Stones.

Ma questo è il primo capitolo del seguito di questa storia. Quindi, cari miei, alla prossima.
(fine prima parte)

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