ad Adro arrivano le mappe per la scuola

Finalmente consegnate le cartine geografiche per la scuola di Adro.

da isolavirtuale via cassonetto bananarchico.

28 settembre 1944: il calendario della memoria civile

A Casola Valsenio (Ravenna) quattro civili vengono catturati dai tedeschi, costretti a una lunga marcia, costretti a scavare una fossa e poi uccisi a raffiche di mitra.

A Marzabotto (Bologna) dal 28 settembre al 4 ottobre il sedicesimo battaglione di Walter Reder uccide milleottocentotrenta civili con i modi più barbari. Solo millecinquecentosessantadue di essi saranno identificati.

Una galleria tra Reggio Calabria e Roma (1970)

E’ il 1970. Da luglio a Reggio Calabria è in scena la sommossa, guidata dai fascisti di Ciccio Franco al grido di “boia chi molla”, scatenata per motivi a dir poco ridicoli e poi degenerata in rivolta terrorista. Da una settimana la città è a ferro e fuoco, quando il 22 luglio scoppia una bomba sul treno Palermo-Torino, all’altezza di Gioia Tauro: il treno deraglia causando sei morti e cinquantaquattro feriti. I fascisti cavalcano l’onda, spadroneggiando sulle barricate e dai palchi dei comizi, mettono bombe dove capita – tra luglio 1970 e ottobre 1972 in Calabria si contano almeno quarantaquattro episodi dinamitardi di una certa gravità, di cui ventiquattro a treni, tralicci, rotaie e stazioni – e lanciano rivendicazioni confuse e populiste, approfittando della confusione. Il governo, imbelle, ci metterà quasi dieci mesi a reprimere la rivolta, prima inviando l’esercito e poi scendendo a patti e compromessi con i fascisti, ma soltanto la risposta degli operai metalmeccanici ed edili, scesi in Calabria nel 1972 per manifestare in massa, porrà fine alla sommossa: “e alla sera Reggio era trasformata / pareva una giornata di mercato / quanti abbracci e quanta commozione / gli operai hanno dato una dimostrazione”.

Gianni Aricò, Annalise Borth, Angelo Casile, Franco Scordo, Luigi Lo Celso, i cinque “Anarchici della Baracca”, erano ragazzi reggini di area anarchica che in quell’estate di quarant’anni fa fecero – come usava allora – controinformazione: si informarono, chiesero in giro, misero insieme i pezzi, fecero addizioni che a Roma avevano già fatto e scrissero una controinchiesta sulla strumentalizzazione fascista della rivolta, puntando soprattutto la propria attenzione sui responsabili della strage di Gioia Tauro. Pare che Angelo Casile avesse anche un elenco dei neofascisti che avevano rapporti con i colonnelli in Grecia. Ai primi di settembre del 1970 si misero in contatto con la redazione romana di Umanità Nova e con l’avvocato Di Giovanni, che seguiva la controinchiesta su Piazza Fontana, e decisero di partire per Roma, portando i documenti che avevano raccolto. “Cose che faranno tremare l’Italia”, dissero a parenti e amici.
Il 26 settembre, quarant’anni fa oggi, si misero in macchina tutti e cinque e partirono. Quasi a Roma, a Ferentino, si schiantarono di notte contro un camion fermo in galleria, a luci spente, sulla corsia d’emergenza. Inesperienza e velocità sostenuta, disse l’inchiesta, e bon, tamponamento fatale. La visibilità, però, era buona, niente traffico, la strada larga, e – soprattutto – nessun danno al retro del camion, piuttosto evidenti i segni sulla fiancata del camion e sul lato destro della Mini. I cinque morirono tutti, tre subito e due dopo parecchi giorni di agonia. L’aveva detto qualcuno, ignoto, che aveva telefonato la sera prima a casa di Lo Celso dicendo: “È meglio che non faccia partire suo figlio”, ma son cose che si sanno sempre dopo.
Mezz’ora dopo lo schianto sul luogo non arrivò la stradale ma la polizia politica di Roma, le perizie furono a dir poco sommarie, tutti i documenti a bordo della Mini sparirono per sempre, solo molto tempo dopo qualcuno rilevò che i due camionisti coinvolti nell’incidente erano dipendenti di Junio Valerio Borghese e che l’inchiesta sulla morte dei ragazzi fu condotta da Crescenzio Mezzina, poi partecipante a dicembre al Golpe Borghese.

Già, il golpe. Perché De Mauro era scomparso solo dieci giorni prima, i preparativi del colpo di Stato – secondo quanto testimoniarono moltissimi pentiti tra cui Buscetta – procedevano da almeno due anni e non fu certo, come ad alcuni piace far pensare, un golpe da operetta. E la ‘ndrangheta, i neofascisti del nord e quelli calabresi, le inchieste de “L’Ora” sull’intreccio tra mafia e politica, gli americani, Andreotti e le correnti DC, i missini, gli stragisti, le forze che si muovevano erano molte e potenti, cinque ragazzi su una Mini non avrebbero certo potuto cambiare lo stato delle cose. Però ci provarono, fecero la propria parte, ben sapendo i rischi che correvano perché ingenui forse ma stupidi no di certo, e inseguirono un desiderio di libertà e di giustizia cui bisogna rendere onore. La storia, alla fine, è tutta qui, persino troppo semplice per essere vera: cinque ragazzi volevano stabilire un principio di legalità, lottare per rendere noti fatti criminosi e per questo furono uccisi. Da chi, ancora, non si sa.

e alla sera Reggio era trasformata
pareva una giornata di mercato
quanti abbracci e quanta commozione
gli operai hanno dato una dimostrazione

26 settembre 1943: il calendario della memoria civile

A San Daniele del Friuli (Udine) il parroco viene fucilato perché “elemento slavo”.

25 settembre 1944: il calendario della memoria civile

A Garessio (Cuneo) un civile viene fucilato perché trovato in possesso di alcuni volantini lanciati dagli aerei angloamericani.

A Santo Stefano di Fognano (Ravenna) cinque contadini vengono fucilati da SS e brigatisti neri perché un rastrellamento contro i partigiani non ha dato i risultati sperati.

24 settembre 1944: il calendario della memoria civile

A Casalfiumanese (Bologna) venticinque civili che non vogliono abbandonare le proprie case sono radunati dai tedeschi in piazza e fucilati.

A Sarsina (Forlì) undici civili sono fucilati dai tedeschi per aver accolto i partigiani, poi ripiegati, con troppo entusiasmo.

23 settembre 1943: il calendario della memoria civile

A Coazze (Torino) durante un rastrellamento i tedeschi uccidono un uomo e una donna perché, impauriti, si mettono a correre verso le proprie case.

22 settembre 1944: il calendario della memoria civile

A Querceta (Lucca) una famiglia di cinque persone che aveva trovato un rifugio di fortuna viene sterminata dalle SS accompagnate da un italiano.

21 settembre 1943: il calendario della memoria civile

A Matera ventuno ostaggi catturati dalla Milizia durante una rivolta popolare vengono rinchiusi in una caserma che viene fatta saltare dai tedeschi prima di ritirarsi dalla città.

A Meina, Baveno, Intra e Arona (Lago Maggiore) reparti della Leibstandarte-SS Adolf Hitler uccidono nell’arco di tre giorni cinquantaquattro ebrei.

19 settembre 1943: il calendario della memoria civile

A Boves (Cuneo) le SS del maggiore Peiper uccidono ventuno civili per rappresaglia.