ténnica: problema installazione WP 3.1

Se come me usate WordPress installato sul vostro dominio e avete fatto con successo l’aggiornamento al 3.1, è possibile che vi appaia un errore di questo tipo, nella parte pubblica del vostro sito/blog:

Fate un bel respiro, come l’ho fatto io cinque minuti fa e soprattutto: calma.
Il problema è che la pagina va in un qualche strano loop infinito, da cui l’errore. Siccome però il backend del vostro sito/blog funziona, andateci e installate questo plugin: Permalink Fix & Disable Canonical Redirects Pack. Attivatelo e il problema è risolto.
Bentornati.

tabelline: armi e famiglia

A guardare le immagini da Tripoli, salta agli occhi una cosa: le armi. Tante, distribuite a pioggia, in mano a chiunque, belle e nuove.
Ma da dove vengono? Senza azzardare, posso affermare che se ne vedete due, di armi, una è di fabbricazione russa e l’altra, stronzi, italiana. Perché il colonnello minchione, quando pianta la sua tendona a villa Borghese, fa sì proselitismo e raccoglie zoccolette ma, più importante, vende carburante e compra partecipazioni azionarie e armi. Un allegro giro di spese: soldi, armi, puttanelle, azioni, ossia molte delle cose belle della vita.

Le armi le facciamo noi, un po’ zittini e un po’ no, con quel grosso scatolone che si chiama Finmeccanica. Ossia una società per azioni partecipata per un terzo dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e, oh guarda caso!, per il 2,1% dalla Libyan Investment Authority, un colossone da settantamila dipendenti e tredici miliardi di euri di ricavi, che va dalla Oto Melara, all’Ansaldo, all’Alenia e così via. Sia detto per inciso, è anche una società italiana in tutto e per tutto, il che equivale a dire che è normale che l’amministratore delegato – nonché presidente – di Finmeccanica sia il marito dell’amministratore delegato di una sua partecipata, la Selex.
Tutto normale.

Il 53% della produzione di Finmeccanica, dati 2009, può senza dubbio essere classificato come armi, sebbene poi utilizzino parole belle come “difesa”, “sicurezza”, “alta tecnologia” e balle varie. E le cose, savasansdir, vanno talmente bene che la società è cresciuta a tal punto da diventare l’ottavo gruppo al mondo per la produzione e la vendita di armi. L’eccellenza italiana.


I dati sono dell’Istituto Internazionale di Ricerca svedese sulla Pace.
Bene, produciamo armi, e tante. E le vendiamo ovunque sia possibile perché, bellezza, è il mercato.

A questo punto la domanda è: come si coniuga questa bella attività imprenditoriale con le attività di un governo che fa dei valori cattolici, son pur sempre i figlioli di De Gasperi, dei valori dell’unità familiare in senso ortodosso, dei valori della carità (ho detto carità, non sussidiarietà), dei valori del perbenismo i punti focali della propria azione? Risposta: si coniuga benissimo.
Infatti, tanto quelle – le armi – sono una cosa serissima, tanto questi – i valori delle politiche sociali – sono considerati fardelli di cui liberarsi: il governo taglia, e tanto, mantenendo però il controllo sul welfare monetario, quello che riguarda i vari assegni familiari, per l’assistenza e l’invalidità. Ecco un interessante resoconto, cifre non opinioni, della politica sociale del nostro governo:

L’articolo completo è qui. Il duemilaeundici si segnala come anno tombale per le politiche sociali: meno settantasei per cento di spesa. E colpisce la distinzione voce per voce, con alcuni fondi del tutto azzerati, il “Fondo servizi infanzia” su tutti. Per non parlare del “Fondo non autosufficienza” (traduzione: i vecchietti), che passa da 400 milioni a, attenzione!, zero al quoto. E i comuni, i sindacati, le associazioni di Terzo Settore, l’opposizione, se non tacciono hanno comunque reazioni al limite del flebile. Che il Belotti, anni novantasei, vada a ballare il liscio a casa sua, eccheccazzo.

In definitiva, sarebbe bello se le famiglie – leggasi: padre-maschio, madre-femmina, figli legittimi possibilmente bianchi – comprassero armi, sarebbe la quadratura del cerchio, visto che il mercato interno un pochetto mi langue. E il signor Belotti, sul divano di casa sua, si rallegri: l’eccellenza italiana trionfa. Ancora una volta.

io ci ero affezionato

Un po’ come alla fidanzata del mio amico.

un’idea folgorante

Qualche giorno fa ho sentito parlare Riccardo Petrella. Ossia, uno che da decenni partorisce idee grandiose e poi, seduto ai tavoli più grandi, le propone e le sostiene. Con una leggerezza toscanaccia che dovremmo imparare in molti.
Comunque, durante la conferenza a un certo punto, con giusta pausa di suspàns, butta lì una cosa folgorante, cui penso da giorni: “perché” – dice – “non rendere illegale la povertà?”.

Bam, ci resto secco. All’inizio si resta un po’ così, poi l’idea arriva abbastanza in fretta. Ora: se siete leghisti rincoglioniti, probabilmente avrete capito “rendere illegali i poveri”, e allora è meglio che lasciate perdere, il pensiero è cosa da persone robuste. Però, in sostanza, la differenza sta proprio qui. Ossia: tanto per cominciare, non si tratta di considerare la povertà una cosa giusta o sbagliata, categorie abbastanza ridicole quando si deve fare sul serio, quanto più una cosa al di fuori della legge, cioè passibile di sanzioni. Ma verso chi? E qui viene la bomba: se la povertà è illegale, la responsabilità dell’esistenza di fasce sociali al di sotto di una certa soglia è collettiva, ossia dello Stato, ossia nuovamente collettiva. E’ lo Stato che non può permettersi di avere dei poveri, perché la cosa è illegale. E pian piano, l’idea arriva.

Ed è molto più sofisticata di, che so?, dichiarare patrimonio collettivo un bene, tipo l’acqua o il partenone, e implica responsabilità dirette e indirette, perché è la legge che parla. Ora non voglio farla tanto lunga, visto che si può ascoltare la cosa direttamente da Petrella, meglio e ancor meglio. Però pensateci, perché – a pensare alle implicazioni e alla meraviglia di una decisione collettiva di questo genere – è a dir poco entusiasmante. Almeno a parer mio.

cerco/offro: internazionale

Sfruttando il mezzo per scopi privati, vendo a prezzo di quasi niente le seguenti annate di Internazionale:

  • 2007: 43 numeri
  • 2008: 42 numeri
  • 2009: 48 numeri
  • 2010: 41 numeri

Li dò via per poco, affarone, imballo anonimo, ottime condizioni, molta simpatia, preferibilmente ad associazioni o a chiunque poi li metta a disposizione di altri. Diritto alla prelazione per le prossime annate con supersconto per chi, impavido, si dichiari lettore di trivigante.it.
Chi fosse interessato usi il modulo di contatto in alto.
Non è necessario intitolare l’eventuale sala di lettura a mio nome. Grazie, il busto marmoreo è sufficiente.

posti interessanti dove espatriare/1

Fedele alla mia funzione di servizio, vorrei proporre qui alcune soluzioni concrete al desiderio di espatrio che ci piglia, quasi tutti, alla lettura di frasi come questa:

«La sua volontà percepita di porre gli interessi personali prima di quelli dello Stato, la sua preferenza per soluzioni a breve termine invece che per investimenti di lunga durata, il suo frequente uso di istituzioni e risorse pubbliche per conquistare vantaggi elettorali sui suoi avversari politici hanno danneggiato l’immagine dell’Italia in Europa e hanno creato un tono disgraziatamente comico alla reputazione italiana in molti settori del governo statunitense»

Sono parole di Ronald Spogli, ambasciatore americano a Roma e il soggetto è evidente.

L’espatrio, dicevo, è una soluzione. E non necessariamente drammatica o disperata. L’espatrio può essere bello, divertente infinamai, ricco di soddisfazioni e di certezze se la meta scelta è quella giusta. Basta saperlo.
Eccomi, dunque, per proporvi la soluzione di oggi, nonché una delle migliori: la Mordovia.
La ridente repubblica mordoviana si colloca a un paio di fusi orari da qui, con evidente vantaggio del transfuga, e (attenzione, momento epico: che meraviglia quando si faceva geografia alle elementari) la capitale è Saransk, e il paese confina a nord con la Russia e Nižnyj Novgorod, a est con la Ciuvascia e l’oblast’ di Uljanovsk, a sud con l’oblast’ di Penza e a ovest con l’oblast’ di Rjazan. Essa produce principalmente legname, torba e acque minerali, oltre a una poderosa industria meccanica di solida tradizione sovietica. La popolazione complessiva (i mordvini) è poco meno di un milione e, ri-attenzione!, l’età media è circa 38 anni e c’è un uomo ogni donna virgola centosettantacinque, per chi fosse interessato. Mica male.

E ora dieci notizie importanti sul paese:

  1. la Mordovia non va confusa con Mordor, la comunità scientifica ha escluso con certezza ogni tipo di legame;
  2. la Mordovia ha centoquattordici fiumi e quasi cinquecento laghi, ma da essi non estraggono l’acqua minerale;
  3. in Mordovia fa freddo quando fa -11 gradi e fa caldo quando ce ne sono 19 sopra lo zero;
  4. la Mordovia ha uno dei più grandi giacimenti al mondo di diatomite;
  5. con la diatomite si fa o la dinamite o ci si lavano i piatti;
  6. il presidente della Repubblica della Mordovia è Nikolai Merkushkin il quale è presidente dal 1995, il che è comunque un anno di meno della ragione per cui state espatriando;
  7. se avete desiderio di imparare, potete frequentare l’Università Statale Mordovina e l’Istituto Pedagogico Statale Mordovino, senza dimenticare il bel museo di “Studi Regionali della Repubblica Mordovina Unita”;
  8. la Mordovia non morde;
  9. l’alfabeto mordoviano è in cirillico ma sui francobolli le scritte sono in alfabeto latino, con conseguente mia e vostra soddisfazione;
  10. le due lingue di ceppo mordvino sono l’ersiano e il mocscia: la seconda non richiede rotacismo nella pronunzia.

Per raggiungere la nostra nuova patria, il modo migliore è la Mordovia Airlines, che ha anche degli aerei piuttosto tondi.
Dato molto interessante, infine, per noi italiani crudelmente ammassati è che la densità è di trentaquattro persone per chilometro quadrato. Non è record ma avrete i trentamila metri quadri che vi spettano, senza nessuno intorno. Davvero eccitante.

Io parto domani, per chi volesse ogni giovedì sera sono al bar in piazza a Krasnoslobodsk e avrò un garofano rosso al bavero e un cappello a forma di pesce. Vi aspetto.

intervallo

Questa immagine è postata al solo scopo di non far più vedere in apertura l’immagine del post qui sotto.

Anche se la tentazione di postare quest’altra foto parecchio esplicativa era davvero forte.

due anni decisamente troppo lunghi

Ora vediamo che fa. Azzardo: conflitto di attribuzione? Leggina al volo sulla prescrizione? Cameretta da mettere a posto?

lo sviluppo è un passo avanti e il medioevo uno indietro

Non avendo la tv non conosco il Mercalli televisivo ma so che la conferenza che ho visto è stata notevole. Niente di nuovo per chi un minimo osserva il mondo, per carità, ma se la narrazione è brillante e la preparazione specifica, il valore aggiunto aumenta in modo esponenziale. Se avete poco più di un’ora, ecco Luca Mercalli e la climatologia quasi dal vivo, per provare a immaginare scenari futuri splendidi o, chissà, dedicati al rogo della mobilia per riscaldarsi. Per cominciare.

è ora, vattene affanculo