diciamo la verità

Bruno Lauzi, grandissimo e mai abbastanza onorato, cantava alla fine della mia canzone preferita di lui:

Ricordo una sera a Varazze,
che venivo giù da Savona,

No, non era Varazze
Non era nemmeno Savona.

E non era nemmeno quella volta lì.

Genio. La canzone è ‘I crauti’ e la vena era irresistibile, come cantare ‘Ritornerai’ al funerale di qualcuno, che spasso.
Irresistibile come irresistibile è questa procacissima Monica Vitti che canta  ‘I crauti’, appunto.
Non c’è che dire, la sora Ceciarelli resta la mia prediletta di sempre, un gradinello sopra Lauzi. Ma di poco.

Schegge di Liberazione: bonus tracks

C’è in giro un sacco di gente che io apprezzo molto.
E questa gente che io apprezzo molto (e non solo io, per fortuna) fa cose che io apprezzo molto.
E non solo io, per fortuna.

Una di queste persone è Many di Schegge di Liberazione. Una delle cose è Schegge di Liberazione: bonus tracks (ma non solo). Lui e il collettivo Barabba, che matti, raccolgono materiale, ne scrivono, e ne pubblicano aggratise.
Questo giro, il quarto del genere, è un bonus tracks, una raccoltona (qui il pdf), nella quale, meritatamente o meno, ci sono finito anche io. O, anzi meglio, non io: ma il corpo che porta pesante carico. Pagina 68.

Ci sono un sacco di racconti belli, di racconti tristi e divertenti, un sacco di idee notevoli e memorie importanti.
E di svagatezze, come la mia.
Se ne avete voglia, tutti i collegamenti necessari sono qui sopra.

francis il muro parlante: dal libro dei Savi IV, 42

Scrivere sui muri è arte sopraffina e dovrebbero farlo solamente coloro che sanno ciò che scrivono.

Dice il libro dei Savi (IV, 42) che colui che anela, anela, anela ma non opera, opera, opera, egli ebbene porta in sé il germe della distruzione, come ben disse anche il profeta Fanello sulla montagna di Buron quando ricevè i rutilanti.
Si desideri e si agisca, ordunque, poiché l’inazione è di per sé devastazione.
Grazie, o sacro libro scritto sul muro.

il neocaro leader guarda cose

Se il babbo, di fatto, era il mio riferimento etico e politico, il figliuolo – come speravo – si sta rivelando degnissimo erede.
Sono sollevato. Anche lui guarda le cose come suo padre e suo nonno prima, e io posso proseguire a guardare lui che guarda le cose.

E chi se ne occupava prima di tenerne memoria, per fortuna continua a farlo, qui.
Probabilmente un altro miglior blog che si sia mai visto. Da questo punto di vista, quest’anno pare cominciare bene, a guardarlo bene.

pleiliste: i cinque dischi del duemilaeundici

Come ogni anno, e come altri centomila in rete, anche io mi accingo alla pleilista dei dischi dell’anno.
E quest’anno, come i signori sofisticati, invece della lista degli album ascoltati nel 2011, complico la cosa citando dischi usciti nel 2011. Il che non vuol dire che chi decide di partecipare non possa fare un po’ come gli pare. Comprati, ascoltati, riscoperti, rotti.

Cake – Showroom of Compassion
Danger Mouse & Daniele Luppi – Rome
The Kills – Blood Pressures
Booker T. Jones – The Road From Memphis
Gomez – Whatever’s On Your Mind

Infine, un disco fuori pleilista perché fa musica davvero difficile per me ma che vorrei citare lo stesso, qui: Emanuele Maniscalco – From Time to Time: The music of Paul Motian

Buon anno, amici.

non al denaro non all’amore né al cielo

Ovvero: paraculacci di fine anno.

Non per soldi ma per senso di servizio. Ora? Un caso. Il vitalizio? Non ci avevo mica pensato.
Val la pena raccontare qui la grande fuga dal parlamento di questi giorni, senza malpensare e senza mettere in relazione i fatti con la riforma previdenziale dei parlamentari (in vigore dal primo gennaio prossimo), costretti – porelli –  a sorbirsi il sistema contributivo come un cittadino qualsiasi privo di onorabilità. Più o meno.

Avanti con la lista, dunque:

1. Nicola Cristaldi (PDL)
Sindaco di Mazara del Vallo e parlamentare fino a cinque giorni fa, si è dimesso dalla Camera per spirito di servizio verso i suoi cittadini.
Rinunciando alla carica, incassa prontamente il vitalizio per le due legislature compiute e non passa sotto la scure della riforma. Aggiunge graziosamente il vitalizio di ex deputato regionale (quattro legislature) e la ritrovata indennità da sindaco, per un incasso mensile superiore agli undicimila euro. Lo sfacciato facciaculista dichiara testuale: “Non mi sono mai fatto condizionare da fattori economici nelle mie scelte e non è accaduto nemmeno stavolta (…) E le spese aumentano, sa? Pensi solo al fatto che dovrò pagare di tasca mia i biglietti aerei per Roma“.
Augurasi schioppone.

2. Raffaele Stancanelli (PDL)
Sindaco di Catania, si è appena dimesso dal Senato, così da cumulare il vitalizio parlamentare, il vitalizio di ex deputato regionale (siciliano anche lui) e l’indennità da sindaco, ripristinata dalle dimissioni. Niente riforma nemmeno per lui, che verrà invece sostituito al Senato dal finiano rimbecillito che mangiò la mortadella in aula.
Augurasi schioppone.

3. Luciano Dussin (Lega)
Sindaco di Castelfranco Veneto ed ex parlamentare da cinque giorni, a settembre sbraitava in tv contro le baby-pensioni e a dicembre cumula un bel vitalizio parlamentare a soli 52 anni, oltre alla solita indennità da sindaco. Avesse aspettato dopo il primo gennaio, il vitalizio l’avrebbe goduto tra sette anni.
Augurasi schioppone.

4. Marco Zacchera (PDL)
Sindaco di Verbania ed ex parlamentare da cinque giorni, passa all’incasso del vitalizio relativo a cinque legislature più indennità, evitando anche lui la scure contributiva della riforma. “Per la mia città” dichiara l’impudente, ricordandosene solo dopo due anni e mezzo che è sindaco.
Augurasi schioppone.

5. Ettore Pirovano (Lega)
Presidente della provincia di Bergamo ed ex parlamentare da cinque giorni, si smarca dalla riforma e si assicura il vitalizio in tempo utile. Più lo stipendio, chiaro. Il signore un anno e mezzo fa ha proposto la deportazione dei mendicanti: «Vedo troppi straccioni per le strade che chiedono la carità; gente che sicuramente in tasca non ha il permesso di soggiorno, da caricarli sui pullman e, poi, sui charter».
Augurasi schioppone.

Infine, un caso particolare:
6. Michele Traversa (PDL)
Sindaco di Catanzaro e parlamentare, ha preferito mollare la carica di sindaco. Forse perché il Comune è letteralmente fallito sotto uno schianto di debiti? A ogni modo, giova ricordare che non ha ancora maturato alcun vitalizio da onorevole, per cui ha ritenuto di rimanere ancora un po’.
Augurasi schioppone.

E ora la domanda: per quanto male si possa pensare del PD, qualcuno ha notato a che partiti appartengono cotesti signori?
E non mi si dica che le decisioni di cui sopra sono dovute alla prevista incompatibilità tra le cariche, almeno per i sindaci, poiché – come si legge dai giornali – la questione non è ancora addivenuta a soluzione e, comunque, nessuno di costoro si era posto il benché minimo scrupolo fino a oggi, data decisamente troppo troppo vicina al primo gennaio.
Buon anno nuovo, cari signori, e che vi porti un bello schioppone cadauno. Con affetto.

l’albero augurale

Anche in casa trivigante si è fatto l’albero, laico e cristalloso.
Piuttosto, offro qui i miei migliori auguri, chi ne ha bisogno ne prenda pure in gran quantità e per ogni occasione, io li sparnego volentieri.

sempre sul pezzo

Anche quando non disegna:

ciao, caro leader

Mi mancherà. Mi mancherà quel suo sguardo, quella sua capacità di osservare le piccole cose (i cetrioli) e le cose grandi (missili), le cose utili (un’etichettatrice di dvd) o le cose futili (una miniera), mi mancherà la sua ispirazione e quella nobiltà di modi che anch’io, ispirandomi a lui, cerco di avere. Ed era tolo, tanto tolo, piccolo e tolo, povero lui. E ora che lui non c’è tono tolo anche io.

Qualche bella immagine per ricordare il più bel paio di occhiali della storia politica del mondo:

Aggiornamento:
Anche l’erede, Kim Jong Um,  mi darà soddisfazioni, ne sono certo.

ir Pinelli

‘Vella sera a Milano era ‘ardo
Boia dé, un cardo ‘si stiantava,
Dé Lograno apri ‘n po’ la finestra,
carcioncùlo e Pinelli ‘ascò.

“Commissario, ‘sa ‘ni devo dì,
l’ho già detto ‘é ‘unn’ho fatto nułła,
Anarchia un vordì le bombe,
ma èsse’ uguali nełła libbertà”.