l’unità d’Italia in venti minuti

Io, che pensavo di aver fatto il mio con Garabalda per celebrare il centocinquantesimo, ancora non conoscevo “La lunga calza verde”: venti minuti di pura estasi per la celebrazione del centenario dell’Italia unita che dà moltissimi punti a me e alle baraccate dell’anno scorso.
Che bello se ogni tanto ci ricordassimo come eravamo leggeri e spiritosi cinquant’anni fa:

con lieve moto (ancora)

Qui si continua a ballare, e di molto.
Va bene Leopardi, va bene la filosofia, va bene la consapevolezza ma comincio a essere nervosetto, specie quando arrivano le spinte forti. Che poi restano nelle gambe, tutto è fermo e a me pare che ondeggi comunque.

Secondo l’INGV la situazione attuale – che cambia di minuto in minuto – è questa, da undici giorni a questa parte:

Quello che oltre a tutto inquieta è la sequenza, questa è stamattina soltanto, finora [data-ora (UTC, quindi due ore indietro rispetto a noi)-magnitudo della scossa]:

Barcolliamo, pensando alle persone in Emilia.

trentotto

Oggi è ancora Piazza della Loggia, per la trentottesima volta.
Con la differenza che stavolta i processi sono chiusi, non solo nessun colpevole materiale o mandante, ma anche una verità storica sempre più ambigua e confusa, come la gran parte degli accadimenti in questo paese, dalla breccia di Porta Pia alle vacanze del governatore della Lombardia: certo, i piani di rinascita democratica, i neofascisti veneti, i depositi di armi di Gladio, i servizi segreti militari e civili, gli infiltrati, Delfino, i golpe mancati e mezzo riusciti, l’anticomunismo, tutto quello che si vuole e che si potrebbe aggiungere. Il fatto è che attualmente uno dei neofascisti, anzi almeno un paio in realtà, che razzolava nel torbido al tempo della bomba a Brescia oggi è assessore (la beffa, oltre a tutto: alla cultura!), risiede proprio su questa piazza e se ne va in giro a fare il pirletta come gli pare e piace, con i suoi sodali di sempre.
Questi, oggi, sono i fatti e più che l’esercizio della memoria oggi io sento il voltastomaco.

con lieve moto

Ancora scosso – come milioni – dal terremoto, non posso non pensare, banalmente, all’annichilamento del tutto per via di un buffetto, con le somme parole:

(…) E la possanza
Qui con giusta misura
Anco estimar potrà dell’uman seme,
Cui la dura nutrice, ov’ei men teme,
Con lieve moto in un momento annulla
In parte, e può con moti
Poco men lievi ancor subitamente
Annichilare in tutto.

Che poi uno, mentre cerca di ricordarsi che cosa si dovrebbe fare durante un terremoto (substipitarsi? subtavolarsi? excasarsi? aderire istantaneamente a una religione antisismica?) e perde il momento magico, si ricorda che magari ha trattato male la mamma e non sarebbe certo un buon modo di concludere il tutto. Passa la scossa, o le scosse come in questo caso, e per un paio di giorni si è gentili con tutti.
Poi, purtroppo o per fortuna, passa anche quello. Trattate bene le mamme.

il giubileo di diamante della regina

Tanti begli auguri.

crisi economica e suicidi: è allarme? (o del cinismo di molti)

Come tutti, scorro i giornali e non c’è giorno o quasi nel quale non si lanci l’allarme: in aumento i suicidi legati alla crisi economica. Più si fa feroce, più le persone soffrono e, alcune, giungono alla decisione di farla finita. Percorso logico plausibile e per questo propugnato con larghezza. Ma è vero? mi sono chiesto, da ultimo degli ignoranti. Sebbene l’argomento paia cinico, io penso non lo sia nella misura in cui si cerca di comprendere la realtà con onestà o – meglio – di stabilire quale sia la realtà, senza entrare per nulla nel merito delle decisioni individuali e finché si cerca di essere rispettosi della sofferenza altrui, individuale. Io vorrei capire, qui, se è in atto un fenomeno collettivo, con i miei pochi mezzi e con l’aiuto di chi queste cose le studia.
Il cinismo, come ho avuto modo di verificare, sta altrove.

Repubblica apre ieri con il titolo: “Altri tre suicidi per motivi economici” ed esordisce con “Altre tre vittime della crisi. Oggi si sono tolti la vita un imprenditore e due disoccupati. La macabra contabilità registra un suicidio in Lombardia e due in Campania” parlando di “strage silenziosa“. Il presidente della CGIA di Mestre invoca, addirittura, il presidente Napolitano perché intervenga per far fronte alla moria. Gli interventi si sprecano. Di Pietro, con la consueta grazia, sostiene che: “Quelle persone che si suicidano il presidente Monti le ha sulla coscienza” e qui ci vorrebbe un discorso a parte, un’altra volta magari. Vista la levata di voci si direbbe di essere nel pieno di un’ecatombe. E’ così?

(qui prosegue…)

francis il muro parlante: fatevi una vita

Scrivere sui muri è arte sopraffina e dovrebbero farlo solamente coloro che sanno ciò che scrivono.
Indemoniati del venerdì sera, fatevi una vita. Una vita vera. Che è anche più divertente, anche se non lo immaginate. E il parlatore da muro fiorentino autore ben lo sa e, cosa di cui io gli sono grato, lo dice. Movidadores, sveglia!

59 secondi di… 25 aprile

Ippolito Nievo di Antonio (668), scampato al naufragio dell’Ercole, mi invia i suoi cinquantanove secondi, ripresi con mezzi di fortuna alla manifestazione di Milano per il venticinque aprile di quest’anno. Pare evidente come tutti gli anni in cui Berlusconi non è al governo la manifestazione sia decisamente più pacata e rivolta al senso di festa, più che all’invettiva verso il governoladro. Era così con Prodi, è così con Monti.

Per l’ennesima puntata di “59 secondi di…”, la rubrica più libberatoria della zona occupata, un altro episodio fatto di soli cinquantanove secondi di qualsiasi cosa venga in mente a me o a voi, che abbia o meno un qualche significato intrinseco e che abbiate voglia di immortalare.
Possibilmente con i mezzi più ridotti possibile.

intelligenza daneside

Una delle migliori birre danesi:

Beato chi ci va a vivere, nel bel paese.

25 aprile 2012: a Milano c’era anche garabaldafafarata

Mescolati tra la folla festante a Milano, i due garabaldani BANDI Giuseppe di Agostino (53) e NIEVO Ippolito di Antonio (688) portano testimonianza di libertà e partecipazione: