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quando c’era la cuccagna

cuccagnaOgni idea di abbondanza presuppone la mancanza cronica, altrimenti si è nel campo del superfluo e del vezzo tanto per: il salame o la coppa appesi in cima a un palo insaponato o ricoperto di grasso hanno significato solo e solamente se di norma il desco riserva polenta e castagne, quando va bene.
E’ tanto evidente quanto banale osservare che l’idea stessa di cuccagna, ovvero l’abbondanza alimentare a profusione nella quale bearsi e strafare, non ha alcun significato se la norma prevede visite quotidiane all’Esselunga a comprare i salamini nostrani o foresti a poco prezzo e a poco guadagno. Tutto ciò è definitivamente e irrimediabilmente perso. E con la sostanza, anche il concetto e le metafore che si accompagnavano alla cuccagna si sono diluiti e smarriti nella nostra abitudine alla sovrabbondanza.

Tanto meglio, sia chiaro, ché almeno si mangia diffusamente e collettivamente, ma la poesia delle cose – come sempre – qualcosina ci rimette. Se nel Cinquecento il momento più alto delle celebrazioni pasquali romane era il getto del maiale dal monte Testaccio – ovvero un emissario vaticano faceva precipitare alcuni maiali dalla collinetta romana, così che la popolazione potesse approfittarne – perché festa in generale significava festa per davvero, oggi il massimo della goduria festaiola è mangiare il salmone invece di un qualunque altro pesce simil-fresco, magari anche più pregiato.
Capirai che festa.

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munuocchin’ uorldbag men: Collebeato

Se la concezione è immoccolata, non lo è il munuocchin’ uorldbag men, l’uomo che tenta di fare moonwalking nel mondo sempre con la stessa borsa. In fondo in fondo, il suono arriva molto prima della luce, e non esiste giorno di festa per il m.u.m., che danza per la giustizia e la bellezza:

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il pranzo sociale di trivigante.it

Non scordate che oggi è il gran giorno del pranzo sociale di trivigante.it.
Ci vediamo al luogo convenuto alle dodici, non dimenticate i buffi cappelli. Ecco le indicazioni:
lafogna
Nel pomeriggio, visita a sfregio della casa natale di Vasco Rossi, con tiro di uova e forgiatura di insulti nuovi di zecca. O Zocca.

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munuocchin’ uorldbag men: Bologna (bronx uocchin’)

E ancora: l’uomo che tenta di fare moonwalking nel mondo sempre con la stessa borsa (munuocchin’ uorldbag men).
Ma stavolta non è solo, ha messo su una banda di munuocchers, che nelle tenebre di un tunnel periglioso danzano come solo i teppisti dal cuore gommoso sanno fare. D’altronde, le altre bande rivali le sconfiggono così: con la danza.

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intervallo: se sei volpe

1920_pneus-pirelliNel 1920 la gran novità era la gomma.
Gomma nel senso di materiale e, di conseguenza, gomma per tutto il testo.
Nel delirio orgasmico della gomma, la Pirelli voleva mettere le ruote anche alle volpi, furbe ma non sempre così veloci da sfuggire ai cani. E poi c’era la Dunlop, che insidiava tutto il resto.
Se sei volpe, dunque, usi Pirelli. Se sei uva, Dunlop.

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il disbrigo della corrispondenza

Ci fu un tempo nel quale una parte corposa della giornata di uno scrittore, di un intellettuale o, più semplicemente, di una persona civile attenta ai rapporti, era dedicata al disbrigo della corrispondenza. Corrispondenza, appunto, ovvero i poli della trasmissione devono essere per forza almeno due e la cosa deve essere reciproca.
letteraResa obsoleta dal mezzo, anzi dai media (pronuncia alla latina e non all’inglese, pliis), e dal tempo relativo di una giornata, l’attività del ‘disbrigamento’, ovvero liberare dall’impaccio e dall’impedimento per giungere a conclusione, è sempre stata caratterizzata da una certa fatica e impegno, e coloro che erano oggetto di invio massivo erano destinati a soccombere sotto la mole delle lettere inevase.
Anche perché ben pochi sono coloro che riescono a limitarsi a una frase, un rigo appena.
L’unica soluzione, da sempre? Non rispondere, ovvio, e questione risolta. Al cestino, dunque. Valgano per tutti gli esempi di William Wordsworth (“Sarà per un mio difetto congenito o per un mio abito mentale, fatto sta che io non scrivo mai nessuna lettera, se non d’affari, nemmeno ai miei più cari amici”) e di Henry David Thoreau (“Nella mia vita non ho ricevuto più di una o due lettere che valessero la loro affrancatura”) che la faccenda la risolsero a favore del disimpegno di fronte al disbrigo.
Thomas Bernhard, stessa posizione, fu ancora più netto: “Io butto sempre via le lettere che mi arrivano perché, anche da un punto di vista tecnico, è assolutamente impossibile mettersi a rispondere, altrimenti bisognerebbe fare come quegli scrittori di merda che tengono un paio di segretarie e rispondono a tutto, a ognuno gli infilano nel culo una bella letterina”. Deciso e chiaro.
Tra coloro che, invece, affrontarono il dilemma delle lettere senza risposta (perché il dilemma esiste ed è di certo morale), Giuseppe Prezzolini lo risolse a suo modo, con un cartoncino prestampato: “Egregio signore, ricevetti la sua missiva, di cui apprezzai il contenuto e la ringrazio. Purtroppo la mia età e le mie condizioni di salute mi hanno impedito di rispondere come avrei avuto desiderio- Dubito di poter presto trovarmi in stato di farlo. Il poco tempo che mi rimane è destinato a scrivere qualche articolo e lei vorrà scusarmi. Suo devotissimo”. Ma anche in questo caso era necessario, ripeto: dilemma morale, addurre delle scuse alla colpevole assenza di risposta, per quanto validi motivi siano l’età e la morte che si fa sotto.
Molto più brillante, invece, come al solito Groucho Marx, il quale offre la frase di risposta definitiva a ogni tipo di dilemma, da usarsi solo se si è in grado, poi, di gestirla:

“La prego di scusarmi se non ho risposto prima alla sua lettera.
Ultimamente però sono stato così occupato nel non rispondere alle lettere che proprio
non ce l’ho fatta a non rispondere alla sua in tempo”.

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munuocchin’ uorldbag men: Bologna (home uocchin’)

Torna l’uomo che tenta di fare moonwalking nel mondo sempre con la stessa borsa (munuocchin’ uorldbag men) e torna a Bologna, e si produce in un munuocchin’ casalingo in una casa, ovviamente, non sua. Colpisce e via, e nell’aria resta solo un alone che sa di gesto tecnico irripetibile.

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il mio papello di trattativa

Qui sotto il papello con le mie condizioni. Se volete aprire la trattativa, sapete dove trovarmi.
(per i poco smanettoni, negli angolini delle pagine un modo interessante di girarle, se cliccate e trascinate vien più bello).

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la riservatezza dell’uretra

Sala di attesa in un ambulatorio privato di Milano, il palazzo umbertino è a dir poco sontuoso, in nobile via, le pareti color arancio-pastello rifatte di fresco, musica pop in filodiffusione, sei persone in attesa. Sul tavolino delle letture alcuni numeri di “Jack” che, per capirsi, è una rivista che si occupa di tecnologia: infatti in copertina la topolona ignuda è quasi sempre coperta o da un telefonino o da una penna usb.
La sala di attesa prelude allo studio di un eminente urologo, dottor professor primario eccellenza santità, che ha un tabellino di marcia da diciotto euri al minuto. A prescindere dagli appassionati delle visite rettali, categoria a sé che di solito trova modi più economici per soddisfare i propri desideri, le persone che attendono una visita dall’urologo – solitamente – presentano una qualche patologia di tipo uro-genitale, quale che sia. Come coloro che attendono dal meccanico, generalmente, lo fanno perché hanno la macchina rotta.

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gli schersi contro il nemico: il font sbirolo

Quello lì, sì, quello lì seduto a fianco a voi in ufficio, proprio lui: lui (o lei) che odiate perché è giusto odiarlo/a, visto che trasuda fastidismo e insopportabilità e fa pure schifo a vedersi.
Bene, è ora di fargli gli schersi. E per questo trivigante.it vi fornisce il primo di una lunga serie di schersi intramontabili. Ecco dunque:

Il font sbirolo che farà impazzire i rompicosi.
Ecco come funziona: io vi fornisco un font superpazzo per il compiuter, ovvero un font che è uno di quei files in formato .ttf che servono a cambiare la bella scrittura in un documento. Ce ne sono tanti di fonts, e il più usato è (inspiegabilmente) il Times New Roman.
Bene, eccovi il Times New Roman-s, dove “-s” sta per scherso-intramontabile.
Cosa fa il font Times New Roman-s?  Grazie per la domanda. La risposta è: ha un po’ di lettere invertite. Esempio:

font-scherso

Ecco le belle istruzioni: cliccate su questo link e vi salvate il file sul desktop o dove volete voi. Poi copiate il file nella cartella dei fonts dello sciagurato (start>pannello di controllo>caratteri sia in XP che in Vista) e il gioco è praticamente fatto. Ora dovete decidere solo cosa incasinargli: il programma di posta elettronica, o word, o excel, o quel che volete. Andate nel programma che avete scelto (o tutti), ovvero nelle opzioni, e mettete il font Times New Roman-s di default. Anche nel browser funziona, ma se il tizio scrive è più divertente. Fatto? Bene.
A questo punto, aspettate e godetevi il momento: ci saranno cinque minuti in cui guarderà la tastiera come se fosse sbagliata, poi penserà di essere deficiente (e voi confermate, mi raccomando), a quel punto dite la parola magica: “virus”. Magari preceduta da: “ho sentito che…” e seguito da: “formattare”.
E buon divertimento. Garantisco almeno venti minuti di goduria assoluta.
Dai, già che ci sono vi regalo anche l’Arial con i cuoricini al posto dei puntini dell “i” e al posto delle “o”.

P.S.: per risolvere il problema è sufficiente scegliere un altro font. O, per eliminare la cosa, tornare nella cartella dei caratteri e cancellare il file. Grazie a mr. S. e a mr. F.