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il nulla

pas d’école

Danielle Mitterrand, porella, è mancata, e l’Eliseo rilascia un comunicato da condanna alle elementari forzate:

Chiaro che sto sfottendo solo perché – adesso – un governo apparentemente decente l’abbiamo anche noi. Che, immagino, sappia scrivere.
Vedremo.

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il nulla

password: password

Le peggiori 25 password utilizzate nel 2011, vualà, raccolte da SplashData. Se vi riconoscete, il consiglio è di cambiarla, senza tergiversare.
La cosa interessante (ehm…) è che sono le stesse, più o meno, del 2010. Amanti del rischio.

1. password
2. 123456
3. 12345678
4. qwerty
5. abc123
6. monkey
7. 1234567
8. letmein
9. trustno1
10. dragon
11. baseball
12. 111111
13. iloveyou
14. master
15. sunshine
16. ashley
17. bailey
18. passw0rd
19. shadow
20. 123123
21. 654321
22. superman
23. qazwsx
24. michael
25. football

Ora devo proprio andare, che devo fare una cosa urgente.

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il nulla

si sta decisamente lavorando troppo

Tra poco si arriverà al ripieno di cioccolato bianco:

Bravobravissimo, continua a pigliare la mobilia da poco all’ikea, ché ne vengon fuori sempre delle belle cose.

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il nulla trivigantismi

i due fatti del giorno

Il primo fatto: Transförmer – poeta svedese che poeta “Ci sono giorni d’inverno senza neve quando il mare s’imparenta / con i tratti montuosi, accucciandosi in grigie vesti di piume” – ha vinto il Nobel per la letteratura. Bravo, son contento, non sapevo si dilettasse di poesia (e nemmeno fosse svedese). Qui sotto una sua foto recente:

Secondo fatto, Steve Jobs se n’è andato. Mi spiace, in fin dei conti, qualsiasi cosa se ne pensi, era uno che aveva fantasia. Qui sotto due immagini, molto belle, per ricordare la sua scomparsa:

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il nulla

castronerie volanti

Oramai esiste un vero e proprio filone narrativo che potrei riassumere in: ‘castronerie che la gente dice a operatori di vario genere‘.
Si son visti i librai, i commessi di informatica, i commessi di vestiti, i negozianti di dischi e così via. Certo che resta la domanda se sul serio si aggirino persone così disastrate da strafalcionare in allegria, oppure – domanda lecita – se siano pochi noti che portano le proprie perle per i vari settori merceologici, ovvero portando gioia pel mondo. Oppure che, alla fine, siano un po’ inventate.

Resta la certezza che alcune perle non possono essere inventate, troppo paradossali (o cretinissime) per poter venire concepite volontariamente.
Ora è la volta di una hostess, Gloria Bolognini, che raccoglie le perle in “Passeggeri a spasseggio“. Ne riporto alcune, sebbene non siano tutte memorabili, perché almeno una o due valgono ampiamente il tempo di lettura:

Mi scusi, dove posso fare il cecchino?

Scusi, ma la pista di decollaggio è uguale a quella di atterraggio?

Scusi, dove trovo la fila 27? Un po’ più avanti sulla destra. Ma è sempre la stessa carrozza?

Ci saranno masturbazioni (perturbazioni) durante il volo?

Scusi signorina, questo aereo è mai caduto prima?

Giornali signori? Repubblica, grazie. Ma è in italiano?

Un signore con in mano un beauty case: signorina, posso portare a bordo questo barbecue?

Signora, ha liquidi nel bagaglio a mano? Sì, 200 euro, più o meno.

Buongiorno signore, il suo posto? E che minchia ne saccio!

Mi scusi signorina, sa dirmi l’ora esatta in questo punto preciso dell’oceano che stiamo sorvolando?

Scusi signorina, mi sa dire quando devo scendere?

Signorina mi sveglia quando passiamo la linea dell’Equatore? Vorrei vederla.

Scusi, posso avere le cuffie in italiano, queste sono in inglese.

Su quest’ aereo c’ è il collegamento a eternit?

Scusi, dov’ è il cinema?

Che c’ hai er caricatore del telefono mio?

Signorina, mi dia un orange juice alla pera.

L’ultima, la mia prediletta.

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il nulla

ma che minchiate tocca leggere

Giuro

 

che

 

ci sto

 

provando…

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il nulla trivigantismi

questo caffè non mi fa dormire la notte

Non giudicare un libro dalla copertina. Fallo tu se sei capace.

Scorrendo il solito Salis, sempre bravo, scopro che Zanichelli, editore serissimo e dal palmarés invidiabile, ha pubblicato il dizionario di stile e scrittura che – a quanto pare – è di contenuto valido e consigliabile. Nonostante, a prescindere, accecandomi pur di non vedere la copertina che, annichilito da tanta mostruosità, riporto qui:

Il nesso sfugge del tutto e quella tazzina di caffè ammiccante mi fa svegliare la notte madido di sudore. Perché il caffè non fa dormire, è vero.
Dalla quarta apprendo che in copertina: Coffee © Benice/Shutterstock, il che mi significa che la pensatona si è ridotta all’acquisto, in economia, di una bella immagine che deve aver solleticato le menti possenti di uno studio grafico. Va bene, continuiamo così. E’ un vero peccato, a questo punto, che non si siano spinti più in là: qui, per esempio, spingendo ancor più in là il significato e l’aspetto esteriore, sull’orlo del precipizio. Servirebbe, piuttosto, la rupe tarpea per i grafici che non distinguono un dizionario da yahoo messenger. Piuttosto.

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il nulla

genio farmaceutico/2

Se vuoi esser supermuscolosone, prendi gli steroidi con dentro il testosterone.
Se vuoi esser superbarzottone, prendi gli steroidi con dentro il testosterone.

E che fanno gli scienziati farmaceutici quando mi devono chiamare il siero che impistola duramente qualsiasi maschio indeciso? Creano questo:

Che se non è ancora chiaro, bisogna invertire le sillabe.

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il nulla politicona

tre manifesti del PD che la dicono lunghissima

Infuriano le polemiche per il manifesto del PD a destra, per la Festa dell’Unità. Recidivi.
Ossia: perché affidarsi alle agenzie di comunicazione, che di solito nulla sanno e hanno sì e no una sola idea scolpita nel marmo delle loro povere menti?
Ovvero: non bastava una bella foto di persone in questa splendida primavera di vittorie?

Il punto è un altro a parer mio: non ne farei una questione di genere, potevano mettere anche me desnudato da una folata piuttosto che un cane che copula portato via dal vento, non importa; il punto, secondo me, è se il messaggio sia efficace e l’immagine coerente con il messaggio. E, magari, in terza o quarta battuta, che il tutto sia esteticamente accattivante.

Ora: i messaggi, nel caso di questi tre manifesti, sono rispettivamente: “dai, vieni alla festa ed entra nel letto con questa bella topolona”, “eleggiamo miss Salamina più figa come facevano a Colpo Grosso” e “abbiamo vinto, le donne si smutandano (solo quelle belle)”.
Le immagini sono chiaramente coerenti con la debolezza dei messaggi e, quindi, il problema è la pochezza del pensiero che ci sta dietro, non tette e cosce.
La cosa che mi fa rabbrividire è che il pensiero, debolissimo, dei creativi pubblicitari ha permeato le menti, altrettanto deboli, di una classe politica che dovrebbe avere idee migliori, più entusiasmanti, più lungimiranti, innovative e condivise. No, l’idea è che in questa primavera il vento sia cambiato (e non è vero, nel senso che il percorso è ancora tutto da fare e il PD è stato piuttosto marginale in questo), che la memoria della resistenza vada svecchiata (e non è vero nemmeno questo, basterebbe la memoria punto) e che prendersi cura di sé e del proprio aspetto fisico può essere di sinistra (benvenuti nella realtà).
Sei parole per tre manifesti, poca roba. Il messaggio vale poco o non esiste del tutto e il resto di conseguenza, questo fa paura e rabbia. Poi, che siano cosce, piselloni o pagliacci, importa poco.

Certo è che se ragioni di cosce il pensiero non procede molto oltre, al massimo sale di qualche centimetro verso il centro. E lasciate perdere i creativi, su: in politica basta dire cosa e perché (o dove e quando se c’è una festa).

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è bastato un mese

La statua della discordia ha avuto bisogno di un solo mese e di qualche piccola pioggerella romana per completare la metamorfosi, cambiando colore e trasformandosi definitivamente nel luogo dell’accoglienza. Per l’urgenza mingitoria simil-autogrill.

Nel riquadrino, come era il 18 maggio. Ora: sono solo io il depositario del grande segreto che il bronzo diventa verde se esposto alle intemperie? Secondo: ma se la statua rappresenta quel senso di accoglienza che ti prende quando arrivi a Roma, non dovrebbe essere rivolta verso la stazione invece che, chiedo, dargli di culo? Per le considerazioni estetiche, argomento che non vorrei toccare nemmeno con un bastone lungo un metro, qui un contributo controcorrente che non condivido ma apprezzo.