Attenzione, dicono: “Non affidateVi ciecamente alla prima impresa funebre, specialmente se Vi contatta “casualmente” dopo il decesso“.
Occhei, terrò gli occhi aperti.
Categoria: il nulla
Leggo oggi che Willer Bordon s’è pigliato una sbandata per il movimento di Grillo, che definisce “l’unica scelta alternativa“, quindi molla tutto e scappa con i movimentisti. Il che sarebbe anche legittimo, il problema è che ci tiene a farcelo sapere. Potrebbe essere amore? Difficile dirlo, i movimenti del cuore son cosa complessa e insondabile e Susanna Tamaro non mi risponde al telefono per cui non ho la risposta.
E’ comunque infatuazione certa, e Bordon – che io ricordo per una splendida doppietta da Ministro e per la parte in “Mario, Maria e Mario” di Scola, imperdibile – darà grandi soddisfazioni al movimento, già onusto di menti brillanti.
Il fatto è che è stufo, stufo de “la più incredibile gerontocrazia nel mondo“, sostiene il ricambio con parole posate (“Una volta citavamo la Cina quando parlavamo di politici eterni, ultrasettantenni, ormai in Cina i dirigenti hanno 50/60 anni, c’è già il ricambio per il prossimo gruppo dirigente“) e mentre lo dice sottende che lui di anni ne ha sessantatre. Lo si faccia dirigere, presto.
Perché Willer l’esperienza ce l’ha: giovane sindaco del PCI s’inventò la bella pensata della doppia tessera, una del PCI e una dei radicali, per far capire che era del partito, sì, ma non organico, bensì una testa pensante e libera. Per tamponare la cosa della doppia tessera s’inventarono che avesse sì chiesto la tessera radicale ma non gli fosse mai arrivata, liquidando la cosa come intemperanza di una giovane testa calda.
E invece no, erano solo i prodromi di una brillante carriera all’insegna dell’oscillazione: eletto alla Camera nel 1987 per il PCI confluì poi diligentemente nel PDS, sempre attendendo la benedetta tessera radicale persa nei meandri delle poste, per poi scappare con Adornato (un altro buono) nell’Alleanza Democratica di Mario Segni, anno 1993. L’Alleanza non fu un gran successo e Willer ci mise poco a capirlo: fuitina immediata con l’Unione Democratica di Antonio Maccanico, altro movimento carneade di quegli anni bui. Questo però bastò per farne un sottosegretario ai Beni Culturali durante il Prodi I, Ministro dei Lavori Pubblici durante il D’Alema II e Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio durante l’Amato II.
Ma la novità era in arrivo e lui fu lesto: 1998, la fondazione di Italia dei Valori. E fu passione anche lì. Passione intensa ma breve: l’anno dopo era già con i Democratici di Prodi, quelli dell’asinello se qualcuno li ricorda, e poi con loro nella Margherita. E’ che in quegli anni in molti faticavano a trovare un cantuccio, in effetti, e toccava girare ogni monastero disponibile per trovar pace. La scelta non fu peregrina e fu eletto al Senato nel 2001, con rielezione cinque anni dopo.
Quando però la Margherita confluì nel PD confluì anche lui ma ci ripensò in breve, deconfluendo poco dopo nella sua nuova creatura, l’Unione Democratica, poi diventata Unione Democratica per i Consumatori: una splendida creatura capace di conquistare lo 0,25% dell’elettorato attivo. In Italia non c’è gusto a essere intelligenti. Infatti, gli piacevano i liberaldemocratici di Lamberto Dini, al tempo.
Nel 2008, il giorno del suo compleanno, si dimise dal Senato, ovvero il gesto “di chi sente il dovere di difendere le istituzioni dalla deriva di sfiducia che investe la politica“. E allora la deriva di sfiducia era niente rispetto a oggi. Più che altro, gli era che nell’estate del 2007 fu agganciato dai berlusconiani per far cadere Prodi e lui si fece beccare al telefono con Saccà mentre impetrava la prosecuzione di “Incantesimo” e nuovi lavori per la moglie, imperitura interprete della miniserie RAI “Cuccioli“. Ma tanto Mastella era già pronto. E Willer spiegava che “la coerenza deve essere nei contenuti“, mica importa dove uno si trova mentre è coerente nei contenuti.
Niente di strano, dunque, se oggi Willer aggancia i grillini, perché vuole essere coerente anche lì. Fossi nei grillini – dei quali penso tutto il male possibile, per inciso – comincerei a preoccuparmi: quando si manifesta l’effetto-calamita delle particelle della politica, probabilmente è già troppo tardi. Auguri.
il giubileo di diamante della regina
Come tutti, scorro i giornali e non c’è giorno o quasi nel quale non si lanci l’allarme: in aumento i suicidi legati alla crisi economica. Più si fa feroce, più le persone soffrono e, alcune, giungono alla decisione di farla finita. Percorso logico plausibile e per questo propugnato con larghezza. Ma è vero? mi sono chiesto, da ultimo degli ignoranti. Sebbene l’argomento paia cinico, io penso non lo sia nella misura in cui si cerca di comprendere la realtà con onestà o – meglio – di stabilire quale sia la realtà, senza entrare per nulla nel merito delle decisioni individuali e finché si cerca di essere rispettosi della sofferenza altrui, individuale. Io vorrei capire, qui, se è in atto un fenomeno collettivo, con i miei pochi mezzi e con l’aiuto di chi queste cose le studia.
Il cinismo, come ho avuto modo di verificare, sta altrove.
Repubblica apre ieri con il titolo: “Altri tre suicidi per motivi economici” ed esordisce con “Altre tre vittime della crisi. Oggi si sono tolti la vita un imprenditore e due disoccupati. La macabra contabilità registra un suicidio in Lombardia e due in Campania” parlando di “strage silenziosa“. Il presidente della CGIA di Mestre invoca, addirittura, il presidente Napolitano perché intervenga per far fronte alla moria. Gli interventi si sprecano. Di Pietro, con la consueta grazia, sostiene che: “Quelle persone che si suicidano il presidente Monti le ha sulla coscienza” e qui ci vorrebbe un discorso a parte, un’altra volta magari. Vista la levata di voci si direbbe di essere nel pieno di un’ecatombe. E’ così?
intelligenza daneside
povero salapuzio
Oltre a godermi tutta questa bella storia di minchionaggine e ladreria impunita, e oltre a notare con stupefazione la bruttezza intrinseca di tutti i personaggi coinvolti nella vicenda Lega (per carità, niente Lombroso, solo una mera valutazione estetica) da Rosy Mauro in giù fino ai faccendieri coinvolti, vorrei salutare Renzo Bossi celebrandolo con i bei risultati che Google suggerisce su di lui, cercando ‘Renzo Bossi f‘:
Tanti auguri per la sua nuova attività, tutto da solo. Adios, masticabrodo.
l’informazione del Corriere
ciao, caro leader

Mi mancherà. Mi mancherà quel suo sguardo, quella sua capacità di osservare le piccole cose (i cetrioli) e le cose grandi (missili), le cose utili (un’etichettatrice di dvd) o le cose futili (una miniera), mi mancherà la sua ispirazione e quella nobiltà di modi che anch’io, ispirandomi a lui, cerco di avere. Ed era tolo, tanto tolo, piccolo e tolo, povero lui. E ora che lui non c’è tono tolo anche io.
Qualche bella immagine per ricordare il più bel paio di occhiali della storia politica del mondo:











Aggiornamento:
Anche l’erede, Kim Jong Um, mi darà soddisfazioni, ne sono certo.

Capita a fagiolo, dopo il post di qualche giorno fa.
Una ditta inglese offre un lavoro a chi riuscirà a hackerare un sito, appositamente predisposto, ossia a entrare con la password corretta.
Sono a cavallo – mi son detto – il posto è mio. Io la so.
Maccazzo, ho inserito password, 123456, 12345678, qwerty, abc123, monkey, 1234567, letmein, trustno1 e dragon. Nemmeno michael ha funzionato. Ero sicuro. Le loro difese sono potentissime, nemmeno la mia conoscenza profonda del sistema è riuscita a scalfirle. Rassegnomi. Continuerò a suonare il violino in una casa di tolleranza.