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7 aprile 1944: il calendario della memoria civile

A San Silvestro (Bologna) i tedeschi fucilano due mutilati di guerra.

A Bibbiena (Arezzo) le SS durante la notte rastrellano sette giovani nella frazione Moscaio di Partina e li massacrano.

A Casteldolci (Pesaro) la divisione Hermann Göring fucila ventotto civili perché sospettati di collaborazionismo. Sette di loro hanno meno di sette anni e cinque sono fratelli.

A Terracina (Latina) viene fucilato Biagio Trani, frate cappuccino, accusato di aver collaborato con gli Alleati. In località San Silvestro, per rappresaglia vengono incendiate case e capanni, uccidendo così due civili. Altri cinque civili vengono fucilati per non aver obbedito all’ordine di sfollamento.

A Leonessa (Rieti) quattordici civili vengono fucilati dalle SS su un terrapieno vicino al paese. In località Vallelunga vengono fucilati tre civili dallo stesso manipolo.

A Monte Arcucciola (Rieti), in uno scontro con i partigiani, i tedeschi uccidono diciotto pastori che abitavano nella zona, tra cui cinque bambini con meno di otto anni.

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Ferrara 16 marzo 1853

A Ferrara mica le mandano a dire, e trivigante condivide modo e contenuto.
Fariseo, senso figurato: “Persona che nell’osservanza della propria religione sta attaccato alla lettera trascurando lo spirito”, anche “Zelatore falso, ipocrita”. Detto di papa, poi, ha senso ultrarafforzato.

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5 aprile 1944: il calendario della memoria civile

A Leonessa (Rieti) l’italiana Rosina Cesaretti guida un reparto di tedeschi che uccide dodici civili e spara a molti altri civili. Tra i mutilati, anche il fratello della donna.

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3 aprile 1944: il calendario della memoria civile

A Cumiana (Torino), a seguito di un’azione partigiana che aveva portato all’arresto di 32 militi di Salò e di due sottoufficiali tedeschi, alcuni reparti di SS italiane comandate da ufficiali tedeschi incendiano le case del paese, rastrellano la popolazione maschile e uccidono cinquantuno civili per rappresaglia.

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31 marzo 1944: il calendario della memoria civile

Ad Arzignano (Vicenza) quattro operai delle Officine Pellizzari vengono fucilati dalle SS per aver protestato contro il trasferimento forzato in Germania.

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25 marzo 1944: il calendario della memoria civile

A Gubbio (Perugia) i tedeschi, in un rastrellamento, uccidono due contadini e la figlia di uno di essi, accorsa in aiuto del padre.

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24 marzo 1945: il calendario della memoria civile

A Chucal, in Valle d’Aosta, un giovane renitente alla leva viene massacrato con i calci dei fucili da un gruppo di collaborazionisti ucraini inquadrati in un reparto tedesco.

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24 marzo 1944: il calendario della memoria civile

A Braccano (Macerata) trentatre civili vengono fucilati dalle SS per rappresaglia.

A Roma, alle Fosse Ardeatine, trecentotrentacinque civili vengono prelevati dalle carceri romane e vengono fucilati per rappresaglia all’attacco di via Rasella. Dopo l’eccidio, i genieri tedeschi fanno saltare l’ingresso alle cave.

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la memoria condivisa e i miei dubbi

Oggi è il 23 marzo, ed è l’anniversario dell’attacco di via Rasella. Ancora una volta, il ricordo è necessario, come ogni anno. Necessario per me, perché io voglio ricordare.
Riguardo a via Rasella ho scritto parecchio (qui, qui e qui, per chi fosse interessato) ma è sempre bene ricordare. Anche se si pensa, e questo potrebbe essere un caso lampante, che la memoria sia condivisa e certi fatti indiscutibili. O assodati.
Perché così non è e ogni volta rimango di sasso quando lo scopro. Come due giorni fa, l’ultima volta. Ecco cos’è successo.

Domenica sera sono andato a rivedere “L’uomo che verrà”, un film di Giorgio Diritti sugli eccidi nazisti di Montesole e Marzabotto. Era un’occasione, perché era presente il regista e, inoltre, a me il film è piaciuto moltissimo, come ho già scritto da qualche parte. Un film onestissimo, nel senso di rispettoso e rigoroso, e diretto, girato senza cadere in alcun espediente emotivo (musica, dialoghi, scene costruite ad arte eccetera) che faciliti o condizioni la visione. Molto bello, per chi ha voglia di capire.
Comunque, al termine della proiezione entra il regista e il pubblico avanza qualche timida domanda. La prima, una signora tra i sessanta e i settanta (lo dico perché certe cose dovrebbe averle sentite fino alla noia, se non vissute quasi direttamente) dice più o meno testualmente così: “Sono molto impressionata perché… tutto è molto violento… io non posso credere che i ragazzi tedeschi fossero così… così… violenti… cioè non posso credere che esistano persone così crudeli, che esistano persone così spietate… mi sembra tutto esagerato, molto esagerato”.
A Marzabotto e a Montesole sono state uccise più di ottocento persone, tra cui quasi duecento bambini, in sei giorni.
Io resto di sasso. Parte della platea pure, il regista resta un momento perplesso e poi cerca di rispondere cordialmente. Ma non è questo il punto. Il punto è la memoria, ossia una specie di conoscenza comune che, in qualche misura, si considera patrimonio diffuso: non si stava parlando del numero esatto delle vittime o delle località degli eccidi o della data, si stava discutendo – con sorpresa da parte della signora – dell’efferatezza dei soldati nazisti, accompagnati dai fascisti, e di crimini di guerra contro i civili, di stragi e di abominio, ovverosia fatti che, avrei messo la mano sul fuoco, sono noti a chiunque. E non è solo memoria, è storia e verità giudiziaria, sebbene con moltissime omissioni.
E invece no. Da domenica sera continuo a pensarci e continuo a non capire. Com’è possibile? Com’è possibile non sapere? Com’è possibile non avere idea?
Più ci penso e più mi prende lo sconforto, bisogna ricominciare dall’inizio, ogni volta, per ogni persona singola, rispiegare, mostrare di nuovo, insistere e non mollare mai. E non dare mai nulla per scontato. Tutto ciò è sconcertante, da domenica sono davvero confuso e non riesco, davvero, a spiegarmi come sia possibile.

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23 marzo 1945: il calendario della memoria civile

A Noceto (Parma) un civile viene fucilato dai tedeschi. Le ragioni sono ignote.