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Rosalba facci sognare

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minimal songs (le nostre)

Queste, dopo aver saccheggiato ampiamente qua e là, invece le abbiamo fatte noi.
Ossia, in una tempestona di cervelli, ms C., mr F., mr S. e io, in nome del less-is-more.
E, attenzione, senza il film è più difficile. Anche da capire, talvolta.

Ed è anche un’ottima pleilistona di gran classici, a parte una.

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pictorial cinema

Se il minimal non è affatto male, anche la pittografia in ambito cinematografico ha parecchi pregi.
Avrebbero potuto, anche queste.

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minimal cinema

Una breve selezione di locandine less-is-more che avrebbero benissimo potuto essere.

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meglio di così non poteva andare

Milano, ieri sera, Camera del Lavoro di corso Vittoria.
Già da alcune ore si susseguono voci molto controllate, pare che Pisapia sia avanti, ma lo si dice piano perché altre volte ci siamo rimasti malissimo, magari non hanno ancora scrutinato le sezioni dei superattici o delle bat-case e va a finire che la Moratti vince in rimonta. Ma la cosa è palpabile, ai banchi dei bar o in libreria, dove il gestore è amico, qualcuno al banco dice: “hai sentito?” e tutti fanno sì con la testa ma mi raccomando, calma. Intanto arrivano i dati, ancora meglio di ogni previsione. Qualcuno, pazzo, è anche deluso per l’exploit mancato, roba che fino a dieci ore prima era più che fantascienza.

Cosa di meglio, allora, per tastare il clima e condividere il momento, che andare alla Camera del Lavoro a sentire Billy Bragg?
Platea piccolina ma ricolma, quelli del PD li riconosci perché hanno i mocassini e quell’aria da barca-in-rimessa che tanto mi irrita, perché poi ti fanno sempre sapere che, ah da giovani!, quante lotte e quante cose. Certo, chi dubita, ma il senso di abdicazione e di rimpianto se lo portano incollato come un’etichetta venuta male.
Bragg è proprio inglese, e ci spiega come fanno benissimo gli inglesi le cose complicate in quel modo piano e mai banale, spiegando che ciò che si deve combattere è il cinismo, ma non quello di Berlusconi, che alla fine fa il suo lavoro, ma il proprio, il cinismo che è sempre lì e che prende il sopravvento appena ci si gira a guardare altrove. Impossibile non pensare a Gaber quando diceva di non aver paura di Berlusconi, ma di aver paura del Berlusconi che è in noi. Inappuntabili, entrambi.
Poi racconta di Guthrie e di Isabella Rossellini, dell’uomo del latte, di impegno e di tassisti, di fascisti – ovvio – e di laburisti distratti dal potere, il tutto da solo con la chitarra elettrica e una ventina di canzoni davvero potenti, commoventi ed esaltanti, a seconda. E racconta di come talvolta sale sul palco amareggiato e incazzato, racconta cose tremende e il pubblico, stavolta tocca a noi, applaude beota e di come, in quei momenti, lui si senta solo. Qualcuno applaude, ovvio. No, spiega, non sono io che devo cambiare le cose, siete voi a doverlo fare, io – dice – faccio solo da pretesto, catalizzo e metto insieme le spinte, questo è il mio lavoro. Novità dalle elezioni?

Ben fatto, questo giro. Bragg non sa, come potrebbe?, dei casini che il PD ha fatto a Napoli, candidando uno che a Napoli nemmeno c’è stato negli ultimi trent’anni, ma sa di Bologna e di Milano, ed è contento come noi che qualcosa si muova proprio qui, nel feudo. E conclude come meglio non potrebbe: I don’t want to change the world / I’m not looking for a new england / I’m just looking for another girl, e ci sprona: “Remember to finish the job”, tra due settimane.
E’ sempre bello vedersi di persona.

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estasi trivigantismi

pleiliste: i cinque dischi del cervo a primavera

Partiamo facile: è primavera.
A primavera si sveglian le bambine alle cascine e Aprile fa il rubacuor, ma ci vuole la colonna sonora giusta.
Avanti, allora, con cinque dischi per la primavera 2011, senza barare: faremo sfoggio di cultura musicale più avanti, qui valgono solo i dischi che state sentendo ora, con i pollini e il caldino che risveglia le millevoglie. Non siate vergognini, chiaro che qui si giudicano pesantemente i dischi degli altri ma, alla fine dei conti, chi se ne caglia se la maledetta primavera comunque preme?

Inizio io, solo la verità vera:

Leningrad Cowboys & The Alexandrov Red Army Ensemble – Happy Together (1994)
Maxïmo Park – Our Earthly Pleasures (2007)
Deep Purple – Concerto For Group And Orchestra (1970)
Cake – Showroom of Compassion (2011)
Wolfmother – Cosmic Egg (2009)

Dai, datemi i vostri, peppiacere, che qui serve altra musica, altro che la giustizia sparnegata per il mondo dai giustizieri del piciu.

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infographs da copiare

In rete l’infografica, ossia la rappresentazione di dati e informazioni in forma grafica, mette alla prova i migliori cervelli del settore. E io, estatico, me ne beo ogni volta. Stavolta, però, Jose Duarte ha abbattuto una frontiera, portando il tutto a un livello superiore: la realtà.
Meglio vedere che spiegare.
Ogni giorno vengono spedite 294 milioni di mail, di cui 270 sono di spam, all’incirca, e la cosa si può rappresentare in questo modo:

E non solo, eccone altri quattro non inferiori, per il mio visibilio:

M’inchino al colpo di genio e vado in cameretta a scopiazzare spudoratamente.

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la festa più bella di tutte

Buona festa a tutti i belli che andranno in manifestazione, pioggia o sole sarà come sempre una giornata memorabile.

Ai brutti che staranno a casa, oggi niente.

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se ora fa caldo

E’ perché noi, a metà quaresima, abbiamo bruciato la vecchia.

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ancora Gagarin: ecco cosa vide

Per celebrare la ricorrenza, l’astronauta Paolo Nespoli e il regista Christopher Riley, a bordo della Stazione Internazionale, hanno ripreso l’orbita il più possibile vicino a quella di Gagarin nel 1961: le immagini montate, cui è stato aggiunto l’audio originale della missione sovietica e una colonna sonora appositamente scritta, sono adesso un film.
Ecco, quindi, cosa vide Gagarin dalla sua capsuletta:

Il sito è qui e, se desiderate avere il film, si può scaricare liberamente qui.