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ricominciare con leggerezza

Bisogna far piano, ché l’anno è appena iniziato e i buoni propositi non sono ancora svaniti nel nulla, i rompimaroni sono ancora a casa a fasciarsi i lividi e l’atmosfera è ancora tenue. Piano, dunque, per ricominciare con calma: Siu mi segnala un concorso di una galleria d’arte di Washington, la cui unica regola è utilizzare un foglio bianco.
Una buona dritta per iniziare, grazie.

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19 maggio 2010: Udine

Biglietti acquisiti, a maggio si replica ancora. Trivigante è tutto in subbuglio, come un mona.
Ora: pianificazione date europee. Sedici anni e sentirli tutti.

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en vosotros deposito mi confianza.

091205.saramago“Se Cicerone vivesse ancora tra voi, italiani, non direbbe: “Fino a quando, Catilina, abuserai della nostra pazienza?”, ma piuttosto:“Fino a quando, Berlusconi, attenterai contro la nostra democrazia?”. Si tratta di questo”.
Saramago non solo ha un blog e ci scrive, in modo parsimonioso e ragionato, ma ci segue con attenzione. E avere Saramago al fianco è più che un onore.
“Mi piace pensare che la gigantesca manifestazione di oggi contro la “cosa” Berlusconi, durante la quale verranno lette queste parole, si trasformerà nel primo passo verso la libertà e la rigenerazione dell’Italia. Per fare questo non sono necessarie armi, bastano i voti. Ripongo in voi tutta la mia speranza”.
Per chi volesse leggere Saramago in versione blogger, il posto è questo. Per chi non masticasse, una persona degna di riconoscenza riproduce il blog in modo esatto ma tradotto, qui.
Non sarà inutile ricordare qui che Einaudi, storica casa editrice dello scrittore, si è rifiutata, alcuni mesi fa, di pubblicare l’ultimo suo libro, che conteneva alcuni attacchi, diretti e decisi, a S.B. Liberi di farlo, ognuno si comporta come crede con il padrone, come libero sono io di pensarli vigliacchi, perché lavorare in Einaudi qualcosina dovrebbe insegnare.

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è pronto a tavola (le ultime parole famose)

In uno strepitoso sketch dei Monty Python (Minah’s bird, qui), Beethoven è in casa e al piano sta cercando di comporre la nona sinfonia.
Naturalmente non ci riesce, gli manca sempre una nota, perché la moglie continua a interromperlo, chiedendogli se abbia visto la zuccheriera, il cucchiaio, se voglia burro di arachidi nel panino e ricordandogli che i Mendelssohn verranno a prendere il the alle cinque.
Quando lei comincia a passare l’aspirapolvere sotto il piano e l’idraulico a smontare le tubature, lui dà fuori di matto e fa per uscire, visto che la sinfonia proprio non riesce a concluderla: “Shakespeare non ha mai avuto di questi problemi”, urla uscendo.
mp-shakespeareLa scena successiva mostra Shakespeare che sta lavando i piatti e dice: “Vuoi scommettere?”. E a seguire: Michelangelo attorniato da quattro culle con la moglie che gli comunica che ha avuto un altro figlio e Mozart che pulisce un pavimento.

Il problema del genio al lavoro e della spesa, della gente a cena, delle tasse, del rumore e delle interruzioni, delle decisioni da prendere, dei seccatori in generale. Ovvero, banalità della vita quotidiana e familiare contro l’avventura dell’ispirazione al galoppo. Vincono le prime, non c’è partita.
Il 24 giugno 1518, Leonardo scrisse le sue ultime parole, l’ultima nota del genio incommensurabile e imprevedibile, vergandole a margine di un discorso interrotto. Stava infatti scrivendo di una lunga dimostrazione geometrica, quando lo scritto si spegne d’improvviso, qualcuno deve averlo chiamato e disturbato, e rimane tronco sulla parola “eccetera”, scritta di fretta.
Sappiamo chi lo interruppe, Maturine, la sua fantesca francese. Me lo immagino: “Ancora cinque minuti” una due tre volte. E sappiamo anche perché fu interrotto. Infatti Leonardo lo scrisse: a margine del discorso piantato lì, annotò in breve: “Perché la minestra si fredda”.
Le ultime parole del genio.

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il ragionier pistolazzi, laltroieri

Sotto il posto dove lavoro, c’è questo parcheggio automatico, di quelli che inghiottono l’auto e la portano al centro della terra (dimostrazione del funzionamento):

L’altro ieri mattina, un peccato non averlo ripreso, il ragionier Pistolazzi – tutto vero, tranne l’immaginario nome del mio nuovo eroe reale – ha come tutte le mattine posto la macchina sulla piattaforma, è sceso, è andato alla macchinetta, ha inserito la tessera magnetica e come tutte le mattine si è girato a guardare la sua macchina che scendeva nel parcheggio sotterraneo.
Con dentro sua madre.

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i baffi e la patacosa di Avril Lavigne

bunny-caveDotato di due sontuosi baffoni che lo fanno sembrare il cugino saggio di Jesse James, Nick Cave legge/recita alcuni capitoli de “La morte di Bunny Munro” in modo accattivante e buffo. Bunny Munro, personaggio alquanto bizzarro, ha una vera passione – lo dice lui – per la vagina di Avril Lavigne e per un sacco di altre cose, anche di parecchio più affascinanti.
I videi sono belli, sottotitolati per i non udenti l’inglese, e si trovano qui.

Un altro signore interessante, invece, apre in questi giorni la sua propria esposizione al Moma, aggiungendo dettagli alla sua personalissima visione della realtà. L’esibizione di Tim Burton, senza baffi nuovi nuovi, lui, è fatta anche di un sito, piccolo ma bello. Eccolo.

Le due cose non hanno particolari connessioni tra loro, se non il fatto che mi solleva molto sapere che, da qualche parte, ci sono persone come questi due che fanno cose e vedono gente. Sebbene la distanza sia tanta, ci si sente meno soli e sperduti in questo paese di estrema periferia. No?

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power to the posters

Richiamando Lennon, un gruppo di grafici che fanno capo ad Adbusters, la rivista canadese, hanno lanciato una campagna a base di posters: creatività gratuita per comunicazioni di massa sui grandi temi. Scaricate i posters, stampateli, appiccicateli dove volete.
E, meglio, createli e inviateli. Anzi no, il progetto si è chiuso. Ma se volete collaborare, il mezzo è questo: posters@powertotheposter.org
Tutto il progetto è qui.

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la neve e la pioggia non fermano i corrieri sulla via reale

Dario I di Persia fece costruire nel quinto secolo avanti cristo la via reale di Persia: 2699 chilometri da Persepoli a Sardi, capitale del regno di Lidia, in Asia minore, oggi Turchia. Riprendendo tracciati più antichi, unificò le strade esistenti e ne creò di nuove, così che dalla capitale Persepoli si raggiungeva agilmente Babilonia, poi Ninive e poi le coste del mediterraneo, intersecando l’importante via della seta.
royal_roadA una media di trenta chilometri al giorno, ovvero la media del pellegrino e del commerciante, occorrevano novanta giorni per compiere il percorso. Racconta però Erodoto, che la via reale la percorse tutta, che i corrieri persiani, a cavallo e con il metodo della staffetta, data l’ottima qualità della strada, riuscivano a compiere tutto il tragitto in nove giorni, riportando al re persiano importanti dispacci o ambascerie. Oppure, accadeva anche questo, il messaggio – nelle zone montuose attraversate dalla strada – veniva gridato di staffetta in staffetta, accelerando i tempi.

Il che mi riporta a un altro racconto che mi è stato fatto: il re degli Inca, che risiedeva a Cuzco, aveva sulla propria tavola ogni giorno delle ostriche fresche di giornata. Come? Era in funzione uno strepitoso sistema postale che copriva buona parte del paese, ed era costituito da uomini che di corsa, anche qui con il sistema della staffetta, coprivano molto velocemente ciascuno brevi distanze (sei/nove chilometri). Giova sottolineare, a questo proposito, che gli Inca non conoscevano il cavallo, non utilizzavano la ruota per i trasporti e, non bastasse, che Cuzco dista 440 chilometri dal mare e che è a 3399 metri sul livello del mare.
Altro che cibo a chilometro zero…

Tornando a Erodoto, racconta nelle sue Storie che “non c’è nulla al mondo che viaggi più veloce di questi corrieri persiani, (…) Né la neve né la pioggia, il caldo o il buio della notte impediscono loro di portare a termine il loro compito con la massima velocità”.
E cosa c’è scritto all’entrata dell’Ufficio postale principale di New York? Questo: “Neither snow nor rain nor heat nor gloom of night stays these couriers from the swift completion of their appointed rounds”. A me a volte non arriva la posta da Milano…

diyarbakir_bridge2La via reale divenne leggendaria e proverbiale, i romani stessi la utilizzarono secoli dopo, quando si trovava ancora in ottime condizioni, a tutt’oggi a Diyarbakir, in Turchia, esiste un ponte che testimonia la grandezza di quella strada infinita.

A dar ragione della grandezza della Persia e dei suoi re, basti l’ultimo aneddoto: quando Alessandro Magno nel 330 a.C. saccheggiò Persepoli, secondo quanto racconta Plutarco, usò ventimila muli e cinquemila cammelli per trasportare il tesoro della città reale. Usando, ovviamente, ancora una volta la via reale.

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lasino in chiaro

091030.lasino

E vualà, anche dalle Asturie lasino, o el burro, o donkijote colpisce ancora: in prima pagina su Repubblica.it e poi qui.

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il colorado bridge o dei ponti in generale

Sebbene abbia un’idea teorica – piuttosto vaga invero – su come si gettino i ponti, quando effettivamente qualcuno lo fa io resto con faccia da bamba a contemplare il mistero gaudioso che si compie. E non sono il solo, evidentemente. Il collega del giorno con faccia da bamba davanti a un ponte in costruzione è Jamey Stillings, che in contemplazione di fronte al Colorado bridge c’è stato parecchio.