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il nulla

prosit (fotosciop selvaggio)

barney-e-berluscChi di fotosciop colpisce, poi perisce.
Più o meno (magari!).
A memoria futura di ciò con cui ci tocca vivere (senza mai dimenticare la luce del Vangelo), posto la migliore, ripresa da s|a e, a sua volta, da brinda con papi:

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nemici trivigantismi

il mercato sottostante

billboardLe hit pareid musicali sono una boiata. Non ho mai conosciuto nessuno che, in base alle classifiche musicali, si orientasse all’acquisto e, tantomeno, nessuno che si sia mai riconosciuto in una di esse. Più che altro perché le classificone musicali sfornate da entità, come dire?, piuttosto interessate di solito producono risultati con un unico scopo: vendere di più. Inoltre, i metodi di rilevazione sono piuttosto stupidi e si riducono in sostanza a uno: le copie vendute. Il fatto è ancora più anacronistico oggi, che il negozio di dischi è stato ampiamente superato a destra dai servizi di vendita onlain. Per non parlare di chi la musica non la compra affatto, ma la reperisce. Stendere dunque un rapporto attendibile sul consumo musicale della gente, appunto, ha un che di impossibile. Una volta esistevano le bibbie dei dati di vendita, tipo Billboard, che facevano il bello e il cattivo tempo in fatto di successo o fallimento della musica commerciale o para-tale, oggi la cosa è più complessa, per fortuna. Una congrega di discografici riuniti in un metaforico Rotary si sono dati da fare e hanno fondato SoundScan, allo scopo di monitorare la circolazione e la vendita di musica in rete, così da integrare le hit pareid tradizionali. Contenti loro.
Come che sia, le classifiche di ogni tipo non hanno nessun valore per il singolo individuo, è evidente, non danno alcuna informazione utile sulla qualità della musica ma danno alcune indicazioni interessanti sul contesto. Che è bruttino, va detto.

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memoria

no space to be a child

Pankh mi segnala il racconto di Mohamed Altawil, un uomo palestinese che narra la sua storia, da bambino nei territori occupati fino a oggi.
“Perché” – si chiedeva trent’anni fa – “non abbiamo un giardino? Dove posso avere dell’acqua pulita? Perché non andiamo mai in viaggio da nessuna parte? Perché lasciate che i soldati ci umilino ai check-point?”. E soprattutto: “Tutti gli esseri umani vivono come noi?”.
Io, come Pankh, credo che valga la pena leggere il suo racconto perché dice molte cose interessanti. Chi volesse, lo trova qui.
Da: ‘No Space to Be a Child’ in Children in War. The International Journal of Evacuee and War Child Studies (Feb. 2009, Vol. 1, No.6): pp. 57-63.

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estasi

lo spirito nel granaio (omaggio a Dino Buzzati)

Nel 1965 Dino Buzzati decise di ritornare in Val Belluna per una notte, nella casa della sua infanzia. Nonostante non fosse tipica terra da belluno-villa-buzzatistregonerie e da fantasmi, la gente non avesse molti umori fantastici e i declivi e la campagna sembrassero bonari, la casa – fin dall’infanzia di Buzzati – pare fosse infestata da uno spirito di un antico fattore, forse un certo Fontana che defraudava le misure del granturco. Spirito che a mezzanotte attraversava il pavimento del granaio camminando da parete a parete, calpestando sonoramente i tavolacci di legno e rimestando tra i mucchi di grano e mais, il suo tormento.
Si dice che gli spiriti perdano di anno in anno in vitalità e consistenza, che dimagriscano e si attenuino, che le loro impronte si facciano fievoli e sottili fino a dissiparsi del tutto, dissolte e smussate con l’andare del tempo: per ciò, ormai quasi sessantenne, Buzzati decise di tornare nella vecchia casa, per assaporare ancora una volta quella soggezione solenne e antica che vien su la notte dai rintocchi, dai passi sul legno, quella folla di volti, di voci e di momenti perduti che avevano costituito la sua infanzia.
Anche uno spirito è questo.

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l'ora dell'aneddoto

via, figliole, non piangete

Piuttosto nota è la storia del prete di Travale. Tanto nota che la raccontava anche Bianciardi, il mio prediletto, ed essendo Travale vicino a Grosseto va da sé che Bianciardi la conoscesse. Orbene, il prete di Travale era un vecchietto in gamba, ottimo predicatore, apprezzato e stimato proprio per la sua capacità di stendere i sermoni e raccontare le storie del Cristo. Per questo, il venerdì santo e le altre feste comandate la chiesa era sempre piena: sarà un caso, ma quasi sempre piena di donne.
Un venerdì santo in particolare, il prete di Travale raccontava ispirato la passione e la morte di Gesù; tanta era la bravura e la partecipazione nel racconto che le donne, tutte, a sentire dei chiodi, del sangue e della corona di spine, si misero a piangere, trasportate dal racconto. Al prete, che era un brav’uomo, questo dispiacque, perché non desiderava certo far piangere qualcuno, a maggior ragione le donne che lo seguivano con tanto affetto. “Via, figliole”, disse per consolare interrompendosi a un tratto, “non piangete così, è una cosa successa tanto tempo fa”. E poi aggiunse: “E, forse, non è nemmeno vera”.

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trivigantismi

lettera di cambio (proverbi e locuzioni)

avvocato_fiscaleDopo i libri e i film, la sfida è ora simulare il refuso nei proverbi, mi son detto. Cambiare una lettera e via, il significato è altrove.
Ci ho pensato e ripensato e me ne sono venuti solo due:

– una donna dai facili costumi prima o poi sarà ripagata con la sua stessa moneta: chi la dà l’aspetti
– colui che porta un frutto a nome d’altri non può essere punito per il suo gesto: ambasciator non porta pera.

E varianti. I miei amici saranno più intelligenti di me, mi son detto, e ne troveranno a bizzeffone. Sicuro. Il che è, ma il cambio di lettera nei proverbi è davvero difficile, direi. Forse è d’uopo allargare alle locuzioni in generale? E sia, anche le locuzioni d’ogni genere.
E qui la cosa si fa interessante, molto. Per esempio:

– detto filippino che ammonisce sulla venuta, prima o poi, della vendetta: rivedersi a Pilippi
– perdere in un sol colpo tutto il frutto della pesca: restare sull’ostrico
– essere irreperibili nel nord della Spagna: essere uccel di basco
– seccarsi miseramente: morire solo come un pane
– immaginare organizzazioni di spaccio di droga del tutto irrealizzabili: far cartelli in Spagna
– isolarsi in compagnia dell’ex assessore leghista di Milano: chiudersi in una torre Daverio
– avere una paura davvero irresistibile: tremare come una faglia
– acquistare ripetutamente lo stesso colore al colorificio: avere il verde solitario
– essere un bambino molto ricco cui hanno regalato un circo in miniatura: avere i Togni nel cassetto.

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memoria nemici

milano, 25 aprile 2009: Formigoni schifoso

Il 25 in corteo e sul palco di Milano c’era anche Roberto Formigoni, governatore della Regione. Il signor Formigoni, colpevole di innumerevoli illeciti amministrativi e giudiziari, opportunista senza vergogna sceso in corteo per ragioni di campagna elettorale, spudorato senza titolo per dire anche una sola parola sulla Resistenza, ha osato dal palco comparare le ragioni e i torti dei repubblichini e dei partigiani, dei fascisti e dei comunisti. Il corteo lo ha sommerso di fischi, come merita.

Il punto, però e ancora una volta, è la memoria. E io, qui, voglio mettere, ancora, qualche punto fermo: il signor Formigoni è figlio di Emilio Formigoni, segretario del Fascio e Commissario Prefettizio di Missaglia, nonché comandante della Brigata Nera, sempre a Missaglia.
Qualche episodio per cui fu processato, contumace, nel 1947: rappresaglia a Valaperta, sevizie inferte a Nazzaro Vitale, rastrellamento di Barzanò (con incendio di un cascinale e di un fienile), rastrellamento di Monte San Genesio, razzia di tessuti con tentata estorsione messa a segno dalle sue Brigate «in danno di Gaverbi Giuseppe a Casatenovo», arresti e torture nonché fucilazione di diversi partigiani e di molti civili senza processo o motivazione. Sono solo alcune delle prodezze di Formigoni padre e dei suoi scherani.
Può dunque un individuo figlio di cotanto padre impartire lezioni da un palco, qualsiasi o – a maggior ragione – del 25 aprile? Io dico di no. E ci aggiungo pure un rabbioso vaffanculo. Ricadono le colpe dei padri sui figli? In questo caso, caro Formigoni, sì. Vergogna, schifoso.
Per un puntiglio di memoria, vorrei qui recuperare una cosa che scrissi un anno e mezzo fa a proposito della rappresaglia fascista a Valaperta, comandata da Emilio Formigoni nel 1944.

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estasi memoria

Onorina Brambilla Pesce

Nori, come la chiamano tutti, o “Sandra”, il suo nome da staffetta partigiana, racconta un pezzetto della sua storia il 25 aprile 2009 a “Partigiani in ogni quartiere”, al quartiere Gallaratese di Milano:

Arrestata e torturata, internata nel campo di concentramento di Bolzano, non parlò: “Sia chiaro che io non ho taciuto per amore. Non avrei tradito nessun compagno, mai”. E a me tremavano un poco la mano e il cuore. Qualche anno fa, rivolta a coloro che adesso parlano di “regime”, rispose secca: “Non sanno di cosa parlano”.

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estasi memoria

milano, 25 aprile 2009

Non credete a chi dice che eravamo venticinquemila, eravamo molti ma molti di più, tutti insieme a celebrare la Resistenza. Alla faccia di Formigoni e delle vecchiarde assenti.

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il nulla

farla fuori dal vaso

wc_creativeSe la creatività si sprigiona in individui pieni di buongusto, il gioco è fatto: ——————–>

‘Ignore, ti prego, fammi incontrare un creativo sull’onda in una strada buia di notte, te ne prego, uno solo uno. Grazie. (La foto è di SB).