Scrivere sui muri è arte sopraffina e dovrebbero farlo solamente coloro che sanno ciò che scrivono.
E’ il caso dell’anonimo qui sotto, fine facitore di calembour, attento al contesto e perfettamente conscio delle funzioni disinfettanti del cloro:
Autore: trivigante
la cagna di Berlino
La storia della radiofonia in tempo di guerra è costellata di conduttori la cui funzione, con musica, tono e parole appropriate, era di sollevare l’umore delle truppe. Meno frequente ma altrettanto interessante, invece, è la storia dei conduttori radiofonici incaricati di deprimere il morale delle truppe avverse, con notizie false, sberleffi, insulti e quanto suggeriva la perfidia, il tutto ovviamente in lingua nemica.
Tra i conduttori di questo secondo tipo, ebbero un ruolo determinante le donne, per motivi che possono risultare comprensibili: tra le più note, vi furono Hanoi Hannah, in Vietnam ovviamente, e Tokyo Rose, in Giappone. Essendo le truppe sostanzialmente maschili, pare chiaro che una voce femminile poteva sortire effetti maggiori rispetto a una voce mascolina.
La più famosa in assoluto fu però Mildred Gillars, americana dell’Ohio, esule in Germania, che condusse un programma su Radio Berlino dal 1940 fino alla caduta. Trasmettendo in inglese sulle onde lunghe, ben sapeva di essere ascoltata in Inghilterra, in tutta Europa e talvolta anche negli Stati Uniti. Quando, poi, gli alleati sbarcarono in Sicilia, il suo programma di propaganda nazista divenne esplicitamente un programma anti-americano, allo scopo di compromettere il morale delle truppe nemiche in trincea.
la letteratura nascosta
Prima di tutto, è bene sapere che i diritti d’autore, in Italia, sono considerati validi fino a settant’anni dalla morte dell’autore.
Fatta la premessa, è piuttosto scontato affermare che numerosissimi sono i casi, in letteratura, di opere strepitose rimaste nei cassetti per vicende varie, vuoi perché rifiutate, vuoi perché bruciate alla morte dell’autore, vuoi perché non considerate all’altezza, e così via. Prima o poi saltano fuori e, per la gioia del pubblico, diventano libri, oppure si perdono per sempre e buonanotte.
E’ valido anche il principio inverso, chiaramente: ossia, opere giustamente rimaste in un cassetto poi pubblicate con risultati pessimi, ma non è questo il caso di cui voglio parlare oggi.
Questa è una storia d’amore, prima di tutto, e di rispetto: per questo secondo motivo, non possiamo – oggi – leggere ciò che rimane nascosto.
Il 22 marzo 1944, su Il Messaggero, allora gestito dai fascisti, uscì una strana nota, sensazionale, nella quale si preannunciava il prossimo ritiro dei tedeschi da Roma: l’articolo era basato, pare, su un’indiscrezione dell’addetto stampa tedesco, che aveva evidentemente parlato troppo.
La notizia fece rapidamente il giro della città e iniziarono le trattative, in realtà in atto da tempo, tra la Santa Sede e i comandi nazisti e tra la Santa Sede e i contatti diplomatici alleati, da un lato per garantire l’incolumità del Vaticano e della città stessa, dall’altro per assicurare che il vuoto di potere prima dell’arrivo degli alleati non fornisse “ai comunisti” l’occasione per impadronirsi di Roma. Che era una tra le preoccupazioni principali del papa.
Lo stesso giorno, Pio XII si raccomandò ai comandi alleati affinché la transizione fosse il più veloce possibile e affinché le truppe di stanza a Roma fossero molto esigue. Ma non solo, il Papa espresse anche un altro desiderio, premente. Ecco le parole dell’ambasciatore inglese Osborne, che raccolse le richieste papali:
“Oggi il cardinale segretario di stato mi ha fatto chiamare per dirmi che il papa sperava che, tra le esigue truppe alleate di stanza a Roma dopo l’occupazione, non ci fossero soldati di colore. Si è affrettato ad aggiungere che la Santa Sede non ne faceva una questione dirimente, ma che auspicava fosse possibile soddisfare la sua richiesta”.
Un’altra meraviglia da Pio XII. Ma esiste una spiegazione razionale alla richiesta papalina, eccola: secondo padre Peter Gumpel, gesuita incaricato delle indagini per la santificazione di Pio XII, il papa espresse questa richiesta perché riteneva che le truppe di colore, sempre di bene in meglio, fossero più suscettibili, rispetto a quelle composte da soli bianchi, di commettere stupri.
tvovi visibile se dico…
Bevagna sta appollaiata su un bel colle non troppo distante da Perugia e, secondo la filosofia che sovrintende le mie guide, ha le seguenti caratteristiche: è il paese dei monumenti incompiuti, è un buon set cinematografico per pubblicità inerenti la vita sana di una volta o per telefilm con non più di cinque personaggi, è una bella cittadina da visitare e, soprattutto, è il paese con il font della toponomastica più brutto di sempre.
Indicazioni utili, in ogni guida di trivigante.it.
Partendo dall’ultima prerogativa, le targhe con i nomi delle vie o piazze o monumenti sono scritte utilizzando uno tra i fonts più tremendi che si conoscano (che è? un simpsons, forse?), come da fotografia qui a fianco. La cornice suggerirebbe ben altra sobrietà ma tant’è: l’intento è quello di sdrammatizzare, il risultato bizzarro. C’è un grafico, da qualche parte, responsabile penalmente.
Otto danze per ghermirli, otto danze per cogliere il significato: ancora una volta, il munuocchin’ uorldbag men, l’uomo che tenta di fare moonwalking nel mondo sempre con la stessa borsa colpisce da qualche parte, a surprais.
Se l’ultima volta era in un autogrill, un non luogo, stavolta colpisce in un faro in riva a un mare misterioso, un luogo talmente luogo che c’è pure una luce a indicarlo e le barchette vi si dirigono. La luce indica, questa volta, il munuocchin’ uorldbag men e non un approdo, oppure tutto ciò è una metafa.
failed states 2009
E’ uscito il rapporto 2009 di Foreign Policy e The fund for peace sulla condizione dei paesi del mondo, ovvero l’Indice di fallimento di uno stato (Failed States Index Scores 2009). Sulla base di dodici macro-indicatori, sociali, politici ed economici (per esempio, la presenza di rifugiati, lo sviluppo dell’economia, la forza delle istituzioni, la diffusione dei servizi pubblici, il rispetto dei diritti umani, l’incidenza e il ruolo di altre nazioni negli affari interni, i dati demografici etc.) viene stilata una mappa aggregata della condizione di ogni singolo stato, raggruppato in quattro categorie a seconda della condizione di rischio.
looking into the past
Come tutte le belle idee, il buffo è replicarle o variarle.
Prima idea: Michael Hughes intuisce le potenzialità dei souvenirs sovrapposti alle fotografie nel giusto contesto, e apre i giochi.
Molti rilanciano, tra cui Jason Powell, che ha l’idea migliore, secondo me: viaggio nel tempo con fotografia più vecchia sovrapposta a quella più recente. Niente male.
Io, di mio, segnalo e interpreto qui a fianco secondo il mio contesto.