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estasi

il salviatino o la sfacciata

Esiste una villa a Firenze, “il Salviatino” appunto, che fu dei Salviati, dei Vespucci, di Ugo Ojetti e di tanti altri, e quella stessa villa ospitò Rolf Reinecke, sospettato di avere avuto qualche ruolo nel duplice omicidio di Rusch Uwe Jens e Horst Meyer, nell’inchiesta sul mostro di Firenze.
Alcune risultanze processuali, peraltro, dimostrarono che nella villa si svolsero festini macabri e orge d’alto bordo proprio nel periodo degli omicidi.
villa la sfacciataComunque, non è quello che interessa a me, in questo caso: ciò che mi sconfinfera è che la villa è soprannominata “la Sfacciata” perché – e qui sta il vero genio – è visibile su tutti i quattro lati.

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il nulla

living with infidels

Living_With_The_In_1456448cI protagonisti della serie sono cinque terroristi islamici che vivono a Londra. Da un lato, la guerra agli infedeli, dall’altro l’Arsenal, la tv via cavo e la vicina supersciantosa. Naturalmente i cinque non sono avanguardisti dell’intelligenza e della sagacia, il che rende il tutto – nelle intenzioni dell’autore – piuttosto divertente. Il sito.
Ora: la serie è trasmessa solo in rete ed è cominciata venerdì, ogni puntata è di cinque minuti e finisce lì. Chiaro che la cosa ha suscitato moltissime proteste (qui, esempio) e molti si chiedono se sia legittimo fare dell’umorismo sul terrorismo, islamico e non. La risposta di Aasaf Ainapore, l’autore, è ovvia e incita alla dissuasione dei giovani aspiranti, i comici difendono invece il proprio diritto a dissacrare ogni argomento dello scibile e dell’essere umano. Dibattito inutile, a parer mio, come al solito. Il punto, penso, sia solamente se la serie coglie nel segno e comunica un qualche tipo di significato, oppure sia una boiata e punto a capo.
La prima puntata sta qui, su vimeo, e qui su yutub.

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estasi

l’astronauta e il gelato del drago

Va bene che il gotico è strano e contempla ogni tipo di creatura e stranezza tra le guglie e i capitelli, ma nella Catedral Nueva di Salamanca si è davvero esagerato:

Astronauta-Helado Salamanca

E sì che la cattedrale è del quindicesimo secolo… che dire? Anacronismi misteriosi?
No: l’astronauta e il drago-che-fa-merenda sono il risultato del restauro, bizzarro, del 1992 della santa cattedrale, in cui qualche burlone ha aggiunto del suo. Fantastico e per l’idea in perfetto spirito goticheggiante e per il fatto che nessuno, tra vescovi e soprintendenti, si è messo a fare un casino da mille lire del tutto inutile e poco buontempone. Come invece, temo succederebbe se qualcuno aggiungesse un piccolo missile sulla facciata del duomo di Milano.

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l'ora dell'aneddoto

megatsunami: è record

Oggetto: per megatsunami intendesi ondona supersproporzionata generata da movimenti tellurici o da qualunque altra turbativa dell’acqua.
Luogo: Lituya Bay in Alaska.
Data: 9 luglio 1958.
lituyaFatti: la notte tra il 9 e il 10 luglio 1958 sulle rive della Lituya Bay in Alaska un pezzo enorme di montagna si staccò e crollò in mare, generando un’onda anomala talmente enorme da essere classificata come megatsunami. L’onda era alta pressapoco 516 metri, 1724 piedi (forse 524 metri, secondo qualcuno), si infranse su un costone montagnoso e proseguì la sua corsa nella baia, fino a disperdersi nel mare, come da rappresentazione qui sopra.
Per capirsi, l’Empire State Building è alto 381 metri, 1250 piedi.
Lituya_Bay_overviewL’effetto dell’onda è ben visibile nelle foto scattate alcuni giorni dopo, nelle quali si vedono chiaramente le zone in cui l’acqua ha sradicato i pini lungo le coste (le zone più chiare), schiantandosi.
Quella notte due barche attraversavano la baia: una non fu più ritrovata, l’altra fu sparata sulla costa e il signor Bill Swanson, gran culo, sopravvisse per raccontare cosa vide quella volta.
Una parte del racconto.
Conclusioni: secondo la comunità scientifica un crollo del genere, seppur gigantesco, non sarebbe sufficiente a generare un’onda di tali proporzioni. Anzi, negli ultimi centocinquanta anni sono documentate almeno cinque onde mostruose nella baia, l’ultima delle quali – prima del 1958 – risale al 1936 ed era alta centocinquanta metri, 492 piedi. Il tutto resta sostanzialmente ancora inspiegato.
Ciò nonostante, pare che il signor Swanson sia contento anche così.

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trivigantismi

e noi le si voleva bene

fernanda-lou

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trivigantismi

intervallo: l’onore dell’Industria Nazionale

profumi_bertelliBertelli, Bertelli, l’Ambergris che profuma la tua giornata, la Venus che ti colora la passiòn, insomma Bertelli invece delle marche straniere maledette.

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memoria

una storia che non finisce: via rasella

Di via Rasella ho già parlato altre volte (qui e qui, per esempio) e la vicenda è ormai acclarata. O dovrebbe esserlo, in un paese decente.
Così non è (perché non viviamo in un paese decente con gente decente), come accadde per l’apertura del processo a Priebke, ancora oggi – di nuovo – qualche miserabile indegno schifoso opportunista coglie l’occasione per confondere le acque e annebbiare la verità dei fatti.
Ecco cosa è successo: nel 2004 il quotidiano “Il Tempo” definì i partigiani dell’attacco di via Rasella dei “massacratori di civili”; la cosa non è nuova, anche “Il Giornale” nella persona di Vittorio Feltri (fanculo) lo fece nel 1996, raccontando inoltre un sacco di balle, e per questo fu condannato. Elena Bentivegna, figlia di Carla Capponi e Rosario Bentivegna, due dei gappisti autori dell’attacco, denunciò il quotidiano e, visti i tempi biblici della giustizia italiana, ha solo ora vinto la causa in Cassazione, il 22 luglio scorso. Si tratta per l’ennesima volta della stessa storia: qualche furbo senza scrupoli rimesta nel torbido, per qualche motivo bastardo, e tocca ai giusti ristabilire, ancora, la verità.

Ma non basta, la vicenda non si chiude nemmeno ora: il giorno dopo la sentenza, appare una scritta sul muro di via Tasso, a Roma (oggi museo della Resistenza, sede dell’ANPI nazionale, un tempo carcere nazista in cui furono torturati e uccisi numerosissimi sospettati di appartenere ai GAP, oltre a innocenti ed ebrei) che riporta la questione al punto-zero.
Ecco la scritta vergognosa:

090723.via-tasso

Bastardi fascisti. Il 30 giugno, Rosario Bentivegna, il comandante Paolo dell’azione, che meriterebbe onori e riposo invece di queste stronzate, è costretto a scrivere una lettera a “Repubblica”, alla rubrica di Augias, nella quale ribadisce, ancora una volta, la verità: i soldati tedeschi erano SS, Kesselring non affisse alcun manifesto prima dell’eccedio delle Fosse Ardeatine, l’attacco era un atto di guerra eccetera eccetera, ovvero le cose che chiunque in buona fede sa.
Domanda: per quale motivo un signore di ottantasette anni, e sua figlia, come tanti altri, devono di continuo spendere energie, tempo, soldi, fatica, sofferenza per contraddire una nutrita masnada di stronzi ignoranti che qua e là razzolano confondendo i piani tra via Rasella e la rappresaglia nazista alle Ardeatine, mescolando occupanti con occupati, diffamando l’azione di eroi? Perché devono loro, in prima persona, difendere la verità storica a suon di lettere, cause, discussioni e interventi dalla propaganda filo-fascista? Possibile che in questo cazzo di paese non ci sia mai una verità – storica e giudiziaria – stabilita una volta per tutte?

Per quanto posso, cerco di ristabilirne un pezzettino anche io, di verità, prima che scompaia: subito dopo lo scoppio della bomba, in via Rasella, posta in un carretto dell’immondizia davanti a palazzo Tittoni, i soldati tedeschi cominciarono – pensando che lo scoppio fosse dovuto a bombe a mano lanciate dalle finestre – a sparare all’impazzata alle facciate dei palazzi della via, su comando dei gerarchi. Non importava dove o contro chi sparassero, furono momenti terrificanti per gli abitanti del quartiere. Subito dopo, iniziò la rappresaglia: furono fermate centinaia di persone davanti a palazzo Barberini e molte di esse furono arrestate, senza alcun tipo di responsabilità. Entro 24 ore dall’attacco, 335 civili e militari italiani furono ammazzati alle Fosse Ardeatine, nella più barbara rappresaglia della storia romana.
Ancora oggi, tra via Rasella e via Boccaccio, è possibile vedere i segni delle raffiche dei mitra sulle case: sebbene ormai quasi tutte le facciate della via siano state ristrutturate, queste case rimangono a testimonianza della furia nazista contro gli inermi e coloro che avevano la colpa di abitare nella via. E fu quasi per un caso che i nazisti desistettero dall’idea di far saltare l’intero quartiere con la dinamite.
Prima che scompaiano, ho fotografato le case colpite, così che l’idea della furia cieca sia molto chiara. Eccole:

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trivigantismi

munuocchin’ uorldbag men: Branzi

Girondolone come i passi della sua danza, il munuocchin’ uorldbag men, l’uomo che tenta di fare moonwalking nel mondo sempre con la stessa borsa stavolta è al nord. E la danza diventa una vera performans che inneggia al belvedere, alla nascita e alla vita, alla riproduzione nell’età della riproducibilità tecnica sconfitta dal gesto (danzerino e riproduttivo). E come non notare la splendida maglietta del m.u.m.? Nulla accade per caso.
Balla, nostro eroe, balla:

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nemici

undici interessanti note sullo IOR

Dello IOR, Istituto per le Opere di Religione, si è detto molto, soprattutto in relazione agli scandali finanziari e politici che l’hanno visto coinvolto in tempi recenti (Banco Ambrosiano, Enimont, P2, Calciopoli, Mafia, caso Fiorani eccetera); sebbene gli aspetti oscuri siano più di quelli alla luce del sole, vaho notato alcune informazioni interessanti, non organizzate e non sistematiche, che vorrei condividere qui.
Ma prima una precisazione: lo IOR non è la banca centrale della Santa Sede (che, invece, è l’APSA, Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica), è bensì una banca privata a scopo di lucro con un presidente che risponde a un consiglio di amministrazione di cinque cardinali e al papa stesso. E basta. Il che già non è male.
Ma c’è dell’altro. Ecco undici informazioni, sconclusionate, che ho raccolto al riguardo:

  1. nel 2008, lo IOR aveva un patrimonio stimato in cinque miliardi di euro e 44.000 conti correnti (pare);
  2. il bilancio dello IOR è noto solo al Papa, al collegio dei cinque cardinali, al Prelato dell’istituto, al Consiglio di sovrintendenza, alla Direzione generale, ai revisori dei conti;
  3. gli interessi medi oscillano tra il 4% e il 12% ed essendo il Vaticano privo di tasse si intendono netti (quanto pigliate dalla vostra banca?);
  4. il Vaticano NON aderisce ai patti internazionali antiriciclaggio;
  5. i clienti della banca sono identificati solamente con un codice numerico, non esistono nomi;
  6. a seguito di qualsiasi operazione NON vengono mai rilasciate ricevute;
  7. non esistono libretti di assegni intestati allo IOR;
  8. le transizioni di denaro avvengono solamente tramite bonifico;
  9. poiché la banca risiede nello stato del Vaticano, è necessario richiedere una rogatoria internazionale per fare accertamenti sui conti e sugli spostamenti di denaro;
  10. il Vaticano non ha mai concesso alcuna rogatoria;
  11. tra gli incredibili investimenti dell’istituto, giova ricordare che nel 1935 lo IOR investì nelle Officine Meccaniche Reggiane, nella Breda e nella Compagnia Nazionale Aeronautica, ovvero le fabbriche che fornirono armamenti e munizioni per l’offensiva italiana in Libia.

Si potrebbe andare avanti parecchio ma già così, direi, non è niente male. Date queste poche premesse, quali possono essere gli scopi di una tale banca (e la domanda è retoricona)? Se avete pecunie olentes, sapete a chi rivolgervi.

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estasi

un tavolo luminoso e della sabbia

Kseniya Simonova è ucraina e ha vinto non so quale programma televisivo ucraino per segnalare nuovi talenti.
Ma non è questo è il fatto: il fatto è che basta l’intelligenza per fare cose egregie. Esempio: