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trivigantismi

persone che fanno cose con i libri

Di persone che fanno cose con i libri, per fortuna, ne è pieno il mondo.
La maggior parte li usa per leggere o, magari, per arredare, qualcun altro – la tradizione è lunga – li utilizza in modi diversi, cogliendone la natura complessa di oggetti con un contenuto reale e metaforico. Qualcun altro ci pasticcia e basta, come è bello che sia.
blackwellSe di contemporanei che fanno cose con i libri si volesse parlare, quattro nomi su tutti: Claire Brewster che da vecchi atlanti ricava cartoline e piccoli animali geografici; Kylie Stillman che letteralmente scava nei libri; Lorenzo Missoni che i libri li fa scultura e li incastra qua e là; Su Blackwell che i libri li ritaglia a pezzettini e poi li ricompone, come qui a destra.
Perché, poi, non tutti i libri devono restare perenni nella propria forma: chi ha consuetudine, sa benissimo che i libri passano, si disperdono, si regalano e si perdono, si distruggono.
Come è giusto che sia, in fin dei conti dopo un libro ce n’è sempre un altro.
Memorabile il racconto di non ricordo quale direttore editoriale: recatosi al cassonetto della carte per gettare scatoloni di libri vecchi, viene apostrofato da una signora alla finestra: “Ma butta via i libri?”. “Sì, signora”, risponde lui. “Ma non si buttano i libri” fa lei. “Eh signora…” tentenna lui, “li vuole lei?” butta lì. “Io?”, si chiede lei, “ah no, proprio no”.
C’è di positivo che l’aura di sacralità resta.

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trivigantismi

francis il muro parlante: i lavoratori più disciplinati

Scrivere sui muri è arte sopraffina e dovrebbero farlo solamente coloro che sanno ciò che scrivono. Precisazione: il teorema resta vero eccetto il caso in cui a scrivere siano i fascisti. Che sanno benissimo ciò che scrivono (scrivevano) ma, per l’assioma irrinunciabile del comandante Visone, essi comunque non possono.
Ciò nonostante, lo facevano eccome; un caso è questo:

lavoratori della terra

La frase, in curioso lettering e con un buffo a-capo in zona grondaia, recita testualmente: “TRA TUTTI I LAVORATORI I PIU’ NOBILI E DISCIPLINATI SONO I LAVORATORI DELLA TERRA”, perché si era nel periodo delle sceneggiate falce alla mano in campo di grano.
Comunque, d’ora in poi non possono più. Vietatissimo.

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estasi

yes men

yermen

Questa non è la storia di ignoti yesmen al servizio di perfide multinazionali, bensì la luminosa e meravigliosa storia degli Yes Men: una coppia di paladini della confusione, della disinformazione e dei colpi dati sotto la cintura. Ciò basta a farli diventare miei eroi foreva.
Come dice il nome, il loro obbiettivo è colpire le multinazionali e rendere ancor più evidenti gli scopi dei giganti del mercato (profitto a tutti i costi, obviusli) e per far ciò non lesinano sui mezzi: il colpo più leggendario fu un’intervista alla BBC nella quale uno dei due si finse portavoce della Dow Chemical e, in occasione del ventennale del disastro di Bhopal, dichiarò che l’azienda avrebbe venduto la Union Carbide, responsabile di tutta la faccenda, per finanziare il risarcimento alle vittime e la bonifica del territorio. Naturalmente la Dow Chemical smentì tutto nel giro di un paio d’ore ma era troppo tardi: in borsa avevano perso almeno due milioni di dollari. Qui un pezzetto del video. Che dire? Grandiosi.
Poi hanno fatto un sacco di altre cose, tra cui per esempio una pagina finta del New York Times in cui riportarono le notizie che avrebbero voluto leggere (da cui l’immagine in testa a questo post) e una del New York Post in cui, di recente, aprivano con “Siamo fottuti” in riferimento al vertice mondiale sul clima. Ma le idee sono tante, per fortuna.
Ora è uscito un documentario sulle azioni più significative, si intitola “The Yes men fix the world” e sarà presentato in anteprima sabato a Ferrara.
Per dirne un’altra, hanno fondato una compagnia, la SurvivaBall, che produce un vestito a forma di palla che ci salverà dai disastri climatici legati al surriscaldamento: la presentazione è serissima e una visita merita anche solo per guardare gli sponsors della compagnia.
Insomma, ironia per attacchi duri, cazzotti potenti, come piace a me: se loro-i-cattivoni giocano a colpire sotto la cintura, è probabile capiscano solo quello. E, quindi, giù botte. Bravi.

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nemici

battutisti insuperabili

Leggevo ieri sera un giornale del 31 luglio 2007 (bisognerà tornare, una volta, sulla meraviglia di leggere i giornali di anni prima) e tra un “Prodi: dureremo cinque anni” e gli incendi di Peschici mi sono imbattuto in uno dei più grandi battutisti di sempre, inarrivabile.
Non che non lo ricordassi, ma non ricordavo l’entità della vis comica che lo permeava – un genio nel suo genere – e sono rimasto sì sorpreso al punto da non potermi esimere dalla condivisione, obbligatoria: il battutista in questione è Cosimo Mele, deputato UdC che fu beccato, ahilui ma per mia e nostra fortuna, in una stanza dell’Hotel Flora di via Veneto a Roma con una o forse due prostitute e una camionata di cocaina. Il fatto si ricorda, impossibile dimenticare, ma è il resto che è scappato tra le pieghe della memoria. Ed eccomi qui, a riportare alla luce la meraviglia. Battuta uno:

“Io non ho fatto altro che andare a cena con un amico che mi ha presentato una ragazza che, siccome era tardi, è venuta a letto con me” (La Stampa).

Uomini di tutto il mondo, portatele a cena e poi intrattenetele fino a tardi: tutto poi funziona da sé. Un maestro di vita, oltre che un caposaldo della comicità. Ancora:

“Certo che mi riconosco con i valori cristiani, ma che c’entrano con l’andare con una prostituta? E’ una faccenda personale” (La Stampa).

Che vi avevo detto? E’ o non è un genio? Dio, mi fa morire. E di nuovo:

“L’ho pagata? Non proprio… Le ho fatto un regalo, una somma in denaro” (Corriere).

Non resisto, oddio mi si tenga la pancia. Ma no, ancora una, dai:

“E che, i parlamentari dell’UdC non fanno l’amore?” (La Stampa).

E ha anche ragione. Grazie Mele, grazie. E poi, gente così, non la candidano più. Così a noi restano i rottami e le perle, umane e verbali, finiscono ai porci. Non c’è giustizia.

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estasi

los burros caminan

Dopo aver segnalato la ripresa del cammino del burro e di Peter-lasino, ecco la segnalazione del Sole 24 ore cultura di ieri:

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politicona

rasha senza il cognome

A sostegno del post di tre giorni fa, a sostegno della tesi che la maggior parte degli immigrati in Italia attualmente – se potesse votare – voterebbe Fini (e qui, ancora, qualcuno qualche domanda dovrebbe farsela), tutti i giornali hanno riportato la storia di Rasha (nessuno ne ha riportato però il cognome), figlia di immigrati egiziani, sessantadue lauree (ovvio), una candidatura con Sinistra e Libertà alle ultime elezioni, ora sta con Fini (politicamente, sia chiaro). Perché è l’unico che parla di integrazione.
Ora la domandona: Fini in questo periodo toglie il terreno sotto ai piedi a Berlusconi o, sai mai?, al PD? Che già cammina su una cengia stretta stretta, ci manca che sparisce pure quella…

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il nulla

cronaca: s.b. aspetta b.s.

11b_19_hanks_415x275Il presidente del consiglio sabato scorso ha fatto una corsona in aereo per giungere in tempo a Ciampino, allo scopo di incontrare Sua Partenza il papa. Ha atteso sedici ore e, finalmente, ha incontrato per due minuti due l’oggetto del suo desiderio all’entrata.
Pare gli abbia proposto di dividere il taxi per Roma Termini ma quello gli ha fatto notare che era lì per partire. Fine dell’amore.
A destra, un’istantanea del presidente del consiglio nel corso della lunga attesa del suo amico.

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estasi ténnica

applicazioni molto molto intelligenti

Dando per assodata, ormai, la ténnologia dello streaming, ovvero la trasmissione di immagini e suono in diretta o in differita via web, qualcuno ci ha pensato un po’ su e ha realizzato una cosa intelligente: i Berliner Philarmoniker, che non è esattamente l’orchestrina di Marmirolo con-rispetto-parlando, mettono a disposizione sul loro sito la trasmissione in streaming dei concerti dell’intera stagione.
dchPer dieci euri ci si compra il biglietto e si ha il diritto di assistere in diretta via rete al concerto in programma, oppure a uno qualunque dell’archivio poderoso. Per ottantanove euri, invece, si acquista il diritto di assistere a tutti i concerti della stagione ogni volta che si desidera, in diretta o meno. E ci sono un sacco di altre promozioni e cumulazioni.
In parole povere, con un pc collegato a una banale adsl, si vede e si ascolta il concerto o i concerti che si sono acquistati: secondo Notarbartolo, critico piuttosto saggio, la cosa funziona perfettamente anche con una connessione normale e un pc altrettanto, senza scatti e senza perdite. Una regia televisiva apposita cura le riprese e una regia audio cura la qualità del suono, che esce particolarmente buono dalla trasmissione. Se poi si attacca il pc a uno schermo valido e le casse a uno stereo (o a delle buone cuffie), l’effetto è assicurato.
Oggi, ad esempio, un programmino bello ricco, e l’archivio è da competizione. La Digital Concert Hall sta qui.

A prescindere, secondo me, dal fatto che poi un essere umano normale fruisca o meno della cosa, l’idea e la realizzazione sono strepitose, sia perché a prezzi sostanzialmente popolari (compresi i costi indiretti) sia perché è un piacere assistere all’innovazione con significato e con scopo, specie in ambiti che la tradizione vorrebbe paludati e riservati a una ristretta cerchia di cultori.
Il 4 ottobre io e la mia fidansata ci vestiremo rispettivamente con smoking e abito lungo, ci siederemo sulle nostre sedioline di plastica a margine del tavolo, sfoggeremo i nostri binocolini da teatro, ci cimenteremo in brevi borbottii per invocare il silenzio dalla platea e osserveremo beati il concerto direttamente sul pc incastrato in quello spazio tra la cucina e il letto, che non so bene come si chiami. Fuaier?

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trivigantismi

molto istruttivo

La mia rubrica preferita di Internazionale è “Volti nuovi”, ovvero una rubrica di dieci righe nella quale un inviato della rivista chiede a un immigrato che vive in Italia, solitamente senza diritto di voto e proveniente da un paese qualsiasi, per chi voterebbe se potesse votare.
All’inizio ero rimasto sconcertato, perché quasi tutti gli immigrati intervistati sostenevano – per ragioni diverse – che, potendo, avrebbero votato per S.B. o per Fini. Non capivo. Escluso che intervistassero solo una tipologia di immigrati, i destrorsi (la tendenza della rivista è tutt’altro che destrorsa, anzi), avevo liquidato la faccenda come casualità e loro – quelli intervistati – come semi-deficienti. All’inizio.
Poi ho capito, lentamente: il semi-deficiente sono io. Perché non avevo capito un accidenti.

Per meglio rendere il concetto, ecco la rubrica “Volti nuovi” di questa settimana, in cui Cléophas Adrien Dioma, dal Burkina Faso e in Italia da dieci anni, spiega quello che pare essere un pensiero diffuso:
“Io voto Fini. Gianfranco Fini. Perché non posso votare Silvio Berlusconi. Perché non riesco a pensare di dover votare Franceschini. Perché non conosco bene Bersani. Credo che sia importante farci questa domanda. Per chi votano gli immigrati? Per chi votano i neri, i marocchini, gli albanesi, i romeni o le badanti?
Qualche volta, se penso alla risposta, sono spaventato. Molti dei protagonisti della rubrica di Internazionale “Volti nuovi” voterebbero per Berlusconi. Quasi tutti i miei amici africani parlano bene di Fini. Sembra il messia. Sanno tutti i suoi discorsi. Lo sentono dire che l’Italia è già multiculturale e che bisogna dare la cittadinanza ai figli degli immigrati.
Prodi è il politico meno amato perché non ha fatto niente per migliorare la situazione degli stranieri. Bossi è “matto”, e non dobbiamo tenere conto di quello che dice. Berlusconi, invece, è un self made man. Partito dal nulla, è diventato un uomo ricco e un politico potente. Yes, we can. Quindi, anche per noi sfigati immigrati, si può fare. Allora se devo votare, voto Fini e/o Berlusconi.
A sinistra parlano troppo. Chi ha sentito Franceschini fare proposte concrete? E Bersani? Cosa vogliono fare per l’immigrazione? Da uno a dieci, quanto ci considerano importanti? Per le primarie del Partito democratico siamo sempre stati chiamati a votare. E ne siamo contenti: almeno pensano anche a noi. Ma poi, niente. È finita. Grazie fratelli, non ci servite più. È un’ipocrisia e ce ne siamo resi conto.
Quando passerà la legge sul voto amministrativo degli immigrati, voteranno quasi tutti per il centrodestra. A meno che la sinistra non si svegli prima”.

Il fatto di non essere il solo a non aver capito un cacchio non mi consola affatto.

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trivigantismi

francis il muro parlante: Maria Jessica

Castrovillari_MariaJessicaScrivere sui muri è arte sopraffina e dovrebbero farlo solamente coloro che sanno ciò che scrivono.
Ma l’amore, a volte, fa fare cose pazze. E’ questo il caso di un pover’uomo di Castrovillari colpito, rimasto solo, innamorato e rimasto senza l’oggetto del suo desiderio, con l’unica consolazione di una bomboletta e muri vergini.
Maria Jessica (e questo è un appello) ritornalo e aiutalo di nuovo, non essere sparita, manifestati ancora e porta la felicità nel suo cuoricione spezzato, perché come vedi egli soffre. Ritornalo, dai!
(grazie a Mr. J. – che non è Jessica – per le foto).