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il nulla

bravo bravissimo

alleanza-rutelli

Adesso però portateli via tutti.

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memoria

11 novembre 1944: il calendario della memoria civile

A Salassa e Valperga (Torino) il civile Andrea Variotto, sospettato ingiustamente di aver causato la morte di un ufficiale tedesco, viene fucilato.

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memoria

11 novembre 1943: il calendario della memoria civile

A Villadossola (Novara), dopo una rivolta popolare che porta a una brevissima esperienza di “zona libera”, i tedeschi intervengono e fucilano tre uomini e tre ragazzi in località Pallanzeno.

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trivigantismi

munuocchin’ uorldbag men: Bologna (home uocchin’)

Torna l’uomo che tenta di fare moonwalking nel mondo sempre con la stessa borsa (munuocchin’ uorldbag men) e torna a Bologna, e si produce in un munuocchin’ casalingo in una casa, ovviamente, non sua. Colpisce e via, e nell’aria resta solo un alone che sa di gesto tecnico irripetibile.

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estasi

la neve e la pioggia non fermano i corrieri sulla via reale

Dario I di Persia fece costruire nel quinto secolo avanti cristo la via reale di Persia: 2699 chilometri da Persepoli a Sardi, capitale del regno di Lidia, in Asia minore, oggi Turchia. Riprendendo tracciati più antichi, unificò le strade esistenti e ne creò di nuove, così che dalla capitale Persepoli si raggiungeva agilmente Babilonia, poi Ninive e poi le coste del mediterraneo, intersecando l’importante via della seta.
royal_roadA una media di trenta chilometri al giorno, ovvero la media del pellegrino e del commerciante, occorrevano novanta giorni per compiere il percorso. Racconta però Erodoto, che la via reale la percorse tutta, che i corrieri persiani, a cavallo e con il metodo della staffetta, data l’ottima qualità della strada, riuscivano a compiere tutto il tragitto in nove giorni, riportando al re persiano importanti dispacci o ambascerie. Oppure, accadeva anche questo, il messaggio – nelle zone montuose attraversate dalla strada – veniva gridato di staffetta in staffetta, accelerando i tempi.

Il che mi riporta a un altro racconto che mi è stato fatto: il re degli Inca, che risiedeva a Cuzco, aveva sulla propria tavola ogni giorno delle ostriche fresche di giornata. Come? Era in funzione uno strepitoso sistema postale che copriva buona parte del paese, ed era costituito da uomini che di corsa, anche qui con il sistema della staffetta, coprivano molto velocemente ciascuno brevi distanze (sei/nove chilometri). Giova sottolineare, a questo proposito, che gli Inca non conoscevano il cavallo, non utilizzavano la ruota per i trasporti e, non bastasse, che Cuzco dista 440 chilometri dal mare e che è a 3399 metri sul livello del mare.
Altro che cibo a chilometro zero…

Tornando a Erodoto, racconta nelle sue Storie che “non c’è nulla al mondo che viaggi più veloce di questi corrieri persiani, (…) Né la neve né la pioggia, il caldo o il buio della notte impediscono loro di portare a termine il loro compito con la massima velocità”.
E cosa c’è scritto all’entrata dell’Ufficio postale principale di New York? Questo: “Neither snow nor rain nor heat nor gloom of night stays these couriers from the swift completion of their appointed rounds”. A me a volte non arriva la posta da Milano…

diyarbakir_bridge2La via reale divenne leggendaria e proverbiale, i romani stessi la utilizzarono secoli dopo, quando si trovava ancora in ottime condizioni, a tutt’oggi a Diyarbakir, in Turchia, esiste un ponte che testimonia la grandezza di quella strada infinita.

A dar ragione della grandezza della Persia e dei suoi re, basti l’ultimo aneddoto: quando Alessandro Magno nel 330 a.C. saccheggiò Persepoli, secondo quanto racconta Plutarco, usò ventimila muli e cinquemila cammelli per trasportare il tesoro della città reale. Usando, ovviamente, ancora una volta la via reale.

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memoria

9 novembre 1944: il calendario della memoria civile

A Sant’Anna Pelago (Modena) cinque donne, madri di undici figli complessivamente, vengono uccise da un sergente tedesco perché sospettate ingiustamente di essere spie.

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nemici

a.a.a. vendesi palco papale

Utilizzato una volta sola, perfettamente funzionante, vendesi palco papale costituito da: maxi-croce in legno riverniciato di bianco, tettoia leggermente sbirola in cui piove dentro, spalti in legno (capacità teorica ottantacinque prelati grassocci), il tutto sono circa sette tonnellate al lordo. La garanzia è a divinis. Ritiro e montaggio a carico dell’acquirente.

Al pacchetto è allegata gratuitamente brugoletta per il montaggio e un doppio cd con le musiche di Guerre Stellari. Offerte solo se davvero interessati. L’annuncio è valido a partire da lunedì p.v.

091105.palco_papa

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memoria

6 novembre 1944: il calendario della memoria civile

A Castelnuovo Garfagnana (Lucca) tre uomini e una donna sono sorpresi nel cimitero da un plotone della “Monterosa”: condannati a morte perché sospettati di aver incoraggiato alla diserzione alcuni soldati della stessa divisione, vengono risparmiati dai soldati che si rifiutano di sparare. Se ne incarica invece un ufficiale tedesco che esegue la sentenza.

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il nulla

chi contiene chi?

Questi sono giorni di muri, tra due giorni l’anniversario del Muro per antonomasia, anche se attualmente sono più i muri che sorgono che quelli che cadono. La fotografia qui sotto ritrae un pezzo del muro di confine tra Stati Uniti e Messico:

confine_messico_usaOra: evidente che fa impressione l’idea di tirare su un muro per contenere il vicino rompicoglioni, bisogna essere un pochino storti per inventarsi dei muri, ancora?, per circondare il proprio giardinetto e preservare il proprio stile di vita dall’invasione delle bestioline.
Quello che fa impressione di questa fotografia, però, è il contrasto tra la parte destra – verde, ipercementata, ammonticchiata – e il nulla della parte sinistra, brulla e gialla. Pare un fotomontaggio. Quindi, se i muri servono sì a tener fuori ma, volenti o nolenti, anche a tener dentro, guardando questa fotografia si direbbe che sia il muro a fermare l’avanzata irresistibile della Pepsi Cola da destra a sinistra…

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memoria

distanze siderali tra Mattei e Scaroni: il caso de “Il Gatto Selvatico”

Ovvero, quando non è possibile non essere passatisti.
Quando Enrico Mattei fu designato allo smaltimento del baraccone Agip, nel 1945, molti si attendevano lo svolgimento diligente di un compito da poco, con buona pace di tutti. Così non fu, e la vicenda è nota, Mattei non solo non liquidò ma potenziò e costruì badando poco alle regole della politica, usandola – come diceva spesso – come un taxi: si sale, si paga la corsa e poi si scende all’arrivo.
eni_gatto-selvatico_dueE fu l’ENI, il gas naturale di Ripalta, il petrolio di Cortemaggiore, furono i blitz notturni per posare i condotti, le ottomila ordinanze trasgredite, i rapporti con i paesi nemici, la Persia, la Tunisia, la Libia, il Libano, il Marocco, le leggi su misura, l’OAS e la CIA, i soldi distribuiti a destra e a manca, in un crescendo inarrestabile fino allo schianto nel 1962.
Nel turbinio di quel quindicennio, perché ne faceva tante quante ne pensava, Mattei dotò l’ENI di un giornale e, soprattutto, di una rivista: “Il giornale che faremo noi deve essere lo stesso, democraticamente possibile, cioè leggibile, dal Presidente della Repubblica al più lontano dei nostri perforatori, anche fuori dall’Italia”. La chiamò “Il Gatto Selvatico”, roba impossibile oggi, richiamando il wildcat del gergo petrolifero e l’animale poco incline ai domatori.
Ancor più impossibile oggi, a dirigerla chiamò – pazzo! – un poeta, Attilio Bertolucci, cui diede carta bianca e mezzi sufficienti a fare una rivista diffusa ovunque: niente carte patinate e immagini da rappresentanza ma “interviste volanti” ai distributori di benzina e racconti di Gadda, recensioni cinematografiche e analisi di Salvadori sulle elezioni americane, ricette gastronomiche e consigli per stare al mondo, Ginzburg, Parise, Saviane, Sciascia, Calvino, Manganelli, Caproni, Cassola, Banti, le copertine di Mino Maccari (bellissime, una follia viste da un amministratore delegato di oggi), Fo, racconti di Joyce, Hemingway, Eliot, insomma tutto quanto poteva contribuire allo sviluppo di un paese dal punto di vista energetico e culturale. Tutto insieme. Perché le cose stesse, da sole, vanno tutte insieme.
Misurare la distanza tra un poeta alla tolda di comando, allora, e gli Scaroni di oggi è cosa possibile ma rischiosissima, densa di rimpianti e di una non vaga sensazione di miseria, attuale. Perché era pur sempre la rivista di un gruppo industriale colossale, con interessi economici enormi e finalità chiare, eppure al reportage sulle nuove scoperte di giacimenti nel nord Italia si accompagnavano riflessioni sensate sul costume e sulla storia, sulle arti e sul pensiero non dominante, oltre a un discreto e notevole cazzeggio divertito, nobilissimo.