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estasi

è pronto a tavola (le ultime parole famose)

In uno strepitoso sketch dei Monty Python (Minah’s bird, qui), Beethoven è in casa e al piano sta cercando di comporre la nona sinfonia.
Naturalmente non ci riesce, gli manca sempre una nota, perché la moglie continua a interromperlo, chiedendogli se abbia visto la zuccheriera, il cucchiaio, se voglia burro di arachidi nel panino e ricordandogli che i Mendelssohn verranno a prendere il the alle cinque.
Quando lei comincia a passare l’aspirapolvere sotto il piano e l’idraulico a smontare le tubature, lui dà fuori di matto e fa per uscire, visto che la sinfonia proprio non riesce a concluderla: “Shakespeare non ha mai avuto di questi problemi”, urla uscendo.
mp-shakespeareLa scena successiva mostra Shakespeare che sta lavando i piatti e dice: “Vuoi scommettere?”. E a seguire: Michelangelo attorniato da quattro culle con la moglie che gli comunica che ha avuto un altro figlio e Mozart che pulisce un pavimento.

Il problema del genio al lavoro e della spesa, della gente a cena, delle tasse, del rumore e delle interruzioni, delle decisioni da prendere, dei seccatori in generale. Ovvero, banalità della vita quotidiana e familiare contro l’avventura dell’ispirazione al galoppo. Vincono le prime, non c’è partita.
Il 24 giugno 1518, Leonardo scrisse le sue ultime parole, l’ultima nota del genio incommensurabile e imprevedibile, vergandole a margine di un discorso interrotto. Stava infatti scrivendo di una lunga dimostrazione geometrica, quando lo scritto si spegne d’improvviso, qualcuno deve averlo chiamato e disturbato, e rimane tronco sulla parola “eccetera”, scritta di fretta.
Sappiamo chi lo interruppe, Maturine, la sua fantesca francese. Me lo immagino: “Ancora cinque minuti” una due tre volte. E sappiamo anche perché fu interrotto. Infatti Leonardo lo scrisse: a margine del discorso piantato lì, annotò in breve: “Perché la minestra si fredda”.
Le ultime parole del genio.

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il nulla

1991-1994

A Mantova ci fanno una mostra, qui più modestamente noi se ne approfitta e ci si fa una bella scarrellata di alcune copertine.

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nemici

il ministro e il provocatore

Rilancio una lettera apparsa su Repubblica ieri:

“Salve,
sono un ragazzo di 31 anni che da due anni lavora e vive a Barcellona.
Premetto che purtroppo non abbiamo filmati ne’ una documentazione audio circa l’accaduto, perciò posso solo limitarmi a raccontarlo.

Erano circa le 17 di martedì: io e i miei colleghi di lavoro ci godevamo gli ultimi minuti di pausa prima di tornare al lavoro. Improvvisamente qualcuno riconosce una nota fisionomia, la figura di un signore seduto al tavolino di un bar di Plaza Catalunya…

“E’ La Russa!”
E che cosa faceva il nostro ministro li’, a pochi metri a godersi la mite temperatura catalana?

Ma, chiaro, era venuto a vedere la “sua” Inter, impegnata nella partita di Champions contro il Barcellona (solo un’ipotesi, inizialmente, poi praticamente confermata da lui stesso).

Bene, per farla breve, qualcuno di noi non ha resistito, vista la ghiotta occasione, e si è così avvicinato al Sor Ignazio…
Questa la sua frase (ovviamente una provocazione, legittima, anzi, dovuta):
“Salve Ministro (stringendogli la mano), spero che la partita le vada male, così come sta andando male il nostro Paese guidato dal suo Governo…”

Una provocazione, certo, ma, garbata, mi pare…
Ed ecco l’incredibile risposta del signor Ignazio La Russa, ricordo MINISTRO DELLA DIFESA DELLA REPUBBLICA ITALIANA:

“Ed io spero che LE VENGA UN CANCRO…”
UN CANCRO.

Questa la vergognosa risposta di un MINISTRO alla provocazione di un cittadino italiano, un ragazzo di 26 anni.
“SPERO CHE LE VENGA UN CANCRO”.

Bè, lo so che non c’è nessuna prova o documento ma noi qui siamo in molti a poterlo testimoniare (eravamo un poco lontani ma eravamo li’).
Credo che si debba cmq sapere (anzi, forse meglio dire “ribadire”) quale sia la caratura e il livello di chi in questo momento ci sta governando, l’arroganza, la maleducazione, la “violenza” verbale che questi signori si permettono di utilizzare nei confronti dei propri cittadini (di parte avversa, s’intende, ma pur sempre cittadini…)

Fine della storia, spero che venga diffusa il più possibile, almeno sul web.

Marco Pidala’
Davide Sellari
Barcellona”.

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memoria

26 novembre 1944: il calendario della memoria civile

A Pavullo (Modena) quattro civili, tra cui una donna, vengono fucilati da un plotone di tedeschi e fascisti.
A Omegna (Novara) tre civili vengono fucilati di fronte alla popolazione perché non si trova il responsabile del ferimento di un soldato della Wehrmacht.

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nemici

allora siete stronzi

Esce la notizia adesso:

091125.poste-notizia

Eh, però io prima mica l’avevo letta, quando ho guardato il mio conto:

091125.poste

Stronzi, me ne sono fatta un secchio addosso.

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estasi

il ragionier pistolazzi, laltroieri

Sotto il posto dove lavoro, c’è questo parcheggio automatico, di quelli che inghiottono l’auto e la portano al centro della terra (dimostrazione del funzionamento):

L’altro ieri mattina, un peccato non averlo ripreso, il ragionier Pistolazzi – tutto vero, tranne l’immaginario nome del mio nuovo eroe reale – ha come tutte le mattine posto la macchina sulla piattaforma, è sceso, è andato alla macchinetta, ha inserito la tessera magnetica e come tutte le mattine si è girato a guardare la sua macchina che scendeva nel parcheggio sotterraneo.
Con dentro sua madre.

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memoria

25 novembre 1943: il calendario della memoria civile

A Cassino (Frosinone) viene ucciso don Masià, parroco di San Pietro di Montecassino, sospettato di aver collaborato con i partigiani.

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estasi

i baffi e la patacosa di Avril Lavigne

bunny-caveDotato di due sontuosi baffoni che lo fanno sembrare il cugino saggio di Jesse James, Nick Cave legge/recita alcuni capitoli de “La morte di Bunny Munro” in modo accattivante e buffo. Bunny Munro, personaggio alquanto bizzarro, ha una vera passione – lo dice lui – per la vagina di Avril Lavigne e per un sacco di altre cose, anche di parecchio più affascinanti.
I videi sono belli, sottotitolati per i non udenti l’inglese, e si trovano qui.

Un altro signore interessante, invece, apre in questi giorni la sua propria esposizione al Moma, aggiungendo dettagli alla sua personalissima visione della realtà. L’esibizione di Tim Burton, senza baffi nuovi nuovi, lui, è fatta anche di un sito, piccolo ma bello. Eccolo.

Le due cose non hanno particolari connessioni tra loro, se non il fatto che mi solleva molto sapere che, da qualche parte, ci sono persone come questi due che fanno cose e vedono gente. Sebbene la distanza sia tanta, ci si sente meno soli e sperduti in questo paese di estrema periferia. No?

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memoria

la rivoluzione messa in scena

Romania, 1989: fu rivoluzione? Fu colpo di stato? Fu una grandiosa messa in scena?
Fu di certo uno degli avvenimenti più misteriosi di quell’anno sconvolgente.
Ed Vulliamy
è un giornalista del Guardian e ha scritto un ottimo articolo su quei giorni di fine 1989, tra Timisoara e Bucarest. Nonostante sia un poco lungo, lo riporto qui (nella traduzione di Internazionale) perché davvero interessante.
Per chi vuole.
—–

Dorin-Marian Cirlan, il “boia”, entra nel polveroso ufficio fin-de-siècle dell’Associazione 21 dicembre. L’organizzazione, che prende il nome dalla data dello scoppio della rivolta di Bucarest nel 1989, ha fatto causa al governo rumeno per chiedere la verità sulle circostanze ancora misteriose della rivoluzione che vent’anni fa rovesciava il comunismo in Romania. Come accade spesso quando è la gente comune a fare la storia, la figura di Cirlan emerge a poco a poco.

Cirlan è uno dei tre uomini che uccisero il dittatore Nicolae Ceausescu e la moglie Elena il giorno di Natale del 1989. Cirlan ha svuotato il caricatore del suo Kalashnikov Ak 47 sui corpi della coppia, sparando a bruciapelo, dopo che i coniugi erano stati catturati dai rivoluzionari. Gli attimi immediatamente successivi all’esecuzione furono trasmessi dalla tv in Romania e in tutto il mondo, e sono rimasti impressi nella coscienza collettiva come l’atto finale di un’epoca. La più turbolenta e violenta delle rivoluzioni che hanno rovesciato il comunismo nei paesi dell’est Europa aveva raggiunto il suo obiettivo.
Ma, forse, la rivoluzione rumena non è stata quello che sembrò allora: una rivolta del popolo e dell’esercito contro il dittatore. L’uomo che guidò la rivolta e prese il posto di Ceausescu, Ion Iliescu, è stato più volte accusato di aver organizzato un colpo di stato, e non una sommossa. La strana storia di Dorin-Marian Cirlan sembra confermare questa ipotesi.

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l'ora dell'aneddoto

isterismo, isteria

Lungi da me insinuare alcunché, riporto solamente un’etimologia interessante e non scontata:

isterismoIl che mi serve, tra l’altro, come pretesto per rimandare a questa storia, ben raccontata da sanfello.