Un interessante articolo di Loretta Napoleoni sul finanziamento ai partiti (da Internazionale).
In passato la politica era finanziata dai tesseramenti. Oggi dipende da sponsor a cui è difficile dire di no.
Ormai in occidente la politica è un prodotto come tanti altri: viene venduto attraverso gli spot pubblicitari, con l’aiuto di uomini e donne (poche) che recitano un copione scritto da una raffinata macchina della propaganda. Gli acquirenti naturalmente siamo noi, i cittadini consumatori. Lo scopo? I soldi più che il potere.
Sembrano frasi rubate alla versione moderna del capolavoro di George Orwell, 1984, dove il Grande Fratello (non quello televisivo) condiziona i cittadini attraverso il marketing. Invece sono le tristi constatazioni che fanno ogni giorno moltissimi occidentali.
Come siamo arrivati a questo punto? La risposta va cercata nei meccanismi di finanziamento dei partiti. Trent’anni fa si basavano quasi esclusivamente sul contributo degli iscritti. Alla fine degli anni ottanta il peso del tesseramento è sceso al 50 per cento e oggi è meno del 10 per cento. Nel 2004 più di un quarto delle entrate dei laburisti britannici – all’epoca il più grande partito della sinistra europea – proveniva dalle donazioni di 37 grandi sponsor, tra cui il magnate dell’acciaio Lakshimi Mittal. Solo l’8 per cento dei finanziamenti era garantito dal contributo degli iscritti.
I partiti somigliano sempre più a un’azienda e sempre meno a un’organizzazione che ha un programma politico. Questo spiega perché nel 1999 la Enron ha finanziato metà della campagna elettorale di George W. Bush. In cambio, una volta eletto, Bush ha concesso al gruppo energetico la tanto desiderata deregulation del settore. Il principio della democrazia mercato è quindi il classico do ut des, anche quando il baratto costringe il partito a contraddire il suo programma.
Naturalmente chi decide sono i leader. Nel 1997 Bernie Ecclestone, il capo della Formula 1, donò a Tony Blair un milione di sterline. In cambio il leader laburista gli permise di pubblicizzare le sigarette durante le gare automobilistiche in Gran Bretagna, anche se era vietato dalla legge e il New Labour era sempre stato contrario.