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estasi

infographs da copiare

In rete l’infografica, ossia la rappresentazione di dati e informazioni in forma grafica, mette alla prova i migliori cervelli del settore. E io, estatico, me ne beo ogni volta. Stavolta, però, Jose Duarte ha abbattuto una frontiera, portando il tutto a un livello superiore: la realtà.
Meglio vedere che spiegare.
Ogni giorno vengono spedite 294 milioni di mail, di cui 270 sono di spam, all’incirca, e la cosa si può rappresentare in questo modo:

E non solo, eccone altri quattro non inferiori, per il mio visibilio:

M’inchino al colpo di genio e vado in cameretta a scopiazzare spudoratamente.

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trivigantismi

francis il muro parlante: l’indignazione

Scrivere sui muri è arte sopraffina e dovrebbero farlo solamente coloro che sanno ciò che scrivono.
Lui lo sapeva ma l’indignazione era tale che la mano si fece tremola e lo spelling incertissimo, ciò non ostante il messaggio resta vigoroso assai, forse anche più.

Vergnona azienda elettrica, vergnona. E anche tutti voi, là fuori: vergnona!

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estasi

la festa più bella di tutte

Buona festa a tutti i belli che andranno in manifestazione, pioggia o sole sarà come sempre una giornata memorabile.

Ai brutti che staranno a casa, oggi niente.

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il nulla

la pasqua atea

Nessuno si senta offeso, questo è un pensiero per quelli come me che la Pasqua non ce l’hanno:

E’ l’unica donna Rachele che riconosco, e poi non è nemmeno morta, meglio.
Buon qualcosa ai senzadio.

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trivigantismi

le allegre nonché inutili guide turistiche di trivigante.it: le prigioni esclusive del Castello Estense di Ferrara

Si fa sotto Pasqua e secondo il principio del va’-con-chi-vuoi è tempo di riesumare le belle guide turistiche di trivigante.it, che non si sa mai che qualcuno voglia andarsene in giro a vedere luoghi ameni.
Eccone uno di prima grandezza: le prigioni del Castello Estense di Ferrara. Garantiti divertimento e riso argentino sulle bocche anche dei più scettici.

Non si farà qui cenno al Castello che sta sopra, ché quello si trova su tutte le guide e soprattutto è difficile mancarlo anche per i più svagati, se non per dire che è necessario entrarvi per discendere giù giù, più o meno a livello fossato, per arrivare alle prigioni sotto la torre dei Leoni.
Attenzione, però: non prigioni per gente qualsiasi, ma prigioni per gente che vale. Essendo nella residenza ducale, va da sé che anche le prigioni sono di alto rango, destinate a ospitare personaggi pregiati rei di delitti ed effrazioni particolarmente gravi. Infatti, il principio che sottende la prigione di alto rango è che il povero che compie reato, essendo mentecatto di propria natura, lo si punisce e via, senza grazie né prego, perché un po’ non sa bene quello che fa e un po’ è inutile prendersela più di tanto con le bestioline; al contrario, il signore che compie malfatto, avendo egli ben altri mezzi e cultura, è chiaramente da punirsi in modo grandioso e, nella ripicca, platealissimo. Se poi, come vedremo, si tratta di un fratello-attentatore, allora la pena deve superare ampiamente l’esagerazione, è chiaro. Ne va dell’onore, suo mio e vostro.

Come dicevo, per vedere le prigionissime si paga il biglietto al Castello, si ignora tutto il resto e si scende nei meandri. Basta seguire l’umido. Per essere ospiti del duca, nelle prigioni infinamai, è necessario far parte di una ristretta cerchia, perché i posti sono pochi e non è che vengono dati via al primo che passa. Le prigioni, infatti, sono quattro o cinque, una molto grande e le altre piccolissime, a seconda del lignaggio connesso al reato.
La più piccola di tutte, stretta poco più di un metro e lunga cinque o sei e con la pregevole caratteristica del soffitto estremamente ribassato, è la cosiddetta prigione di Ugo e Parisina (foto in scala quasi 1:1 a destra).
Ugo d’Este era figlio di primo letto di Niccolò III marchese di Ferrara. Lo sciagurato, appena fu in età da sporcellate, ebbe la malaugurata idea di accuccarsi con la sua matrigna, la coetanea Parisina Malatesta, convolata a nozze con il marchese in seconde nozze appena decenne ed entrata anche lei da poco in età da cosacce. Chiaro che Niccolò III non ci mise troppo a scoprire la tresca e a farsi montare parecchio nervoso: li fece imprigionare nella cella, appunto, e poco dopo li fece decapitare, nel 1425. L’accuccamento familiare edipéo è reato assai brutto, specie se perpetrato nei confronti di marchese.
A dimostrazione dell’alto gradi di comfort riservato ai due, un’immagine esplicativa dell’unico arredo della cella: il bagno. Sono serio, è un vero privilegio avere il bagno in cella, le altre non sono dotate di cotesto agio, sebbene a differenza della cella di Ugo e Parisina non abbiano il soffitto alto poco più di un metro e mezzo. Scegliere: soffitto alto o bagno.
Ugo e Parisina, poi, furono raccontati e cantati innumerevoli volte (più lei che lui, a dire il vero), emuli di Paolo e Francesca che ebbero, però, ben più alto cantore.

Proseguendo nella visita, vi sono altre due celle meno lussuose e ricoperte di graffiti fatti con spezzone di brace, a testimoniare lunghi anni di detenzione e indicibile sofferenza, come da fotografia all’inizio, e poi c’è lei, la cella imperiale: un rettangolo di quindici metri per sei, con volta a botte alta almeno otto metri e una porticina alta meno di uno, ovviamente nessuna finestra e un’umidità che par di essersi addormentati sul fondo di una laguna limacciosa. Un bocchettone dal soffitto porta l’aria dalla pubblica via e con essa anche l’acqua e qualsiasi cosa uno vi getti da sopra.
Per raccontare la storia di questa cella o, almeno, una delle storie, bisogna andare al 1506: duca era Alfonso I e i suoi tre fratelli non godevano pacificamente il potere. Due di essi, Ferrante e Giulio, dopo una vita di litigi e insulti con il fratello maggiore, decisero di passare all’azione e di congiurare apertamente. Come spesso accade, la congiura arrivò a orecchie attente e fu sventata in anticipo, i due fratelli furono arrestati, in nome del proprio rango, e rinchiusi nella cella grande sotto la torre. Gli altri congiuranti uccisi.

La famiglia era finalmente riunita, uno di sopra e due di sotto (il quarto era cardinale e non contava). E così fu per parecchi anni.
Nonostante Alfonso I fosse morto nel 1534, Ferrante e Giulio d’Este rimasero rinchiusi nella prigione: il primo vi rimase fino al 1540 quando, dopo trentaquattro anni di prigionia, morì. Il secondo, Giulio, se si può dir fortunato, fu graziato nel 1559 dal duca Alfonso II, dopo cinquantatre anni di carcere e alla veneranda età di ottantun anni. Il vecchierello se ne uscì all’aria aperta e – le cronache raccontano – suscitò l’ilarità dei passanti di fronte ai suoi vestiti alla foggia di cinquant’anni prima. Ed ebbe un paio d’anni di libertà prima di stirare le gambe.
La cella è a dir poco istoriata di graffiti quasi, visto il tempo libero degli occupanti, elaborati e complessi, come da immaginetta santa qui a destra, anch’essa cliccabilissima per la miglioria visuale. Fa parecchia paura.

A questo punto, non senza la tipica tristezza che accompagna le cose belle quando finiscono, la visita termina, avendo esaurito i locali e lo scopo turistico di questa guida. Risaliti che si è dal fondo, si possono vedere cose belle e bellissime a Ferrara, fate vobis, la mia esplicazione si esaurisce qui. Una nota: all’interno è proibito fare fotografie, quelle che vedete in questo articoletto le ho fatte io con mano lesta senza flash, senza dare nell’occhio. Naturalmente sono stato scoperto ma, sollievo, non mi hanno condannato alla detenzione nelle gattabuie ferraresi. Ho spiegato loro che avrei dovuto scrivere questa guida e così mi hanno lasciato andare. Grazie, guardiani ferraresi, questa guida è dedicata a voi.

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politicona

la spesa pubblica italiana

Ecco un grafico che spiega la ripartizione per capitoli di spesa dello Stato italiano (i dati per ora sono del 2008):

In dettaglio, per meglio capire, le voci (attenzione: sono in migliaia di euro):

Rispetto al 2007, per dirne una, la Difesa guadagna il 30% in più e la cifra è esattamente il triplo di quanto destinato alla Giustizia e uno sfottilione in più di quanto versato per l’Energia o il Lavoro (le maiuscole sono per attenermi alla grafia del Governo). E che dire dei 285 miliardi (miliardi!) di euro in previdenza? I dati parlano da sé e non sono certo io il migliore spingitore di spiegazioni economiche sulla piazza. Però ne trapela qualche significato, per esempio che siamo un paese che spende in pensioni, cure e amministrazione di sé stesso. Il resto mancia.

Siccome, poi, qui ci piace essere onesti è necessario dire da dove vengono i dati: dal Ministero. E sto dicendo una cosa bella, elogio, nel senso che sebbene siano solo del 2008 il Governo italiano è l’unico europeo che ha messo online i dati della propria spesa, distribuiti anche su base regionale, compiendo uno sforzo per il quale a nord sono rimasti piuttosto basiti. Detto questo, viva, nel 2008 governava qualcun altro e buonanotte: sono i numeri che contano.

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nemici

torme di zoccolette in fibrillazione

Chiaro, no, a cosa serve?

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estasi

se ora fa caldo

E’ perché noi, a metà quaresima, abbiamo bruciato la vecchia.

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estasi

ancora Gagarin: ecco cosa vide

Per celebrare la ricorrenza, l’astronauta Paolo Nespoli e il regista Christopher Riley, a bordo della Stazione Internazionale, hanno ripreso l’orbita il più possibile vicino a quella di Gagarin nel 1961: le immagini montate, cui è stato aggiunto l’audio originale della missione sovietica e una colonna sonora appositamente scritta, sono adesso un film.
Ecco, quindi, cosa vide Gagarin dalla sua capsuletta:

Il sito è qui e, se desiderate avere il film, si può scaricare liberamente qui.

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trivigantismi

День Космона́втики (cosmo-, non astro-)

Prima di tutto, la colonna sonora appropriata:

[audio:http://www.trivigante.it/public/tregenda/wp-content/uploads/2011/04/Yuri-Gagarin-Johnny-Mondo.mp3|titles=Yuri Gagarin – Johnny Mondo]

Se Adamo fu il primo uomo quaggiù, il sommo Iurigagàrin fu il primo lassù, nell’infinito spazio cosmico, ed era il 12 aprile 1961, cinquanta oggi fa.
E se eri un bambino, diciamo trent’anni fa, che credeva in Shepard allora dicevi “astronauta” ma se, come me, si era seguaci del grande Jurij allora era bello correggere tutti con aria saccente: “cosmonauta, si dice cosmonauta”. E il titolo di “cosmonauta” si riceveva solo dopo essere stati nello spazio, mica come quegli sbrindelloni degli americani, per i quali bastava iniziare l’addestramento e avere la tuta.
Johnny Mondo, uno dei rarissimi casi che se lo cerchi in rete non trovi sue notizie, cantò la colonna sonora di questo post e noi, fedeli alla linea prima che a “Ground control to Major Tom”, cantammo per anni del bacio d’amor che Venere donò a Jurij, senz’altro meritevole di quello e altri onori. Poi, per caso, un paio d’anni fa spuntò un piccolo commento in rete (“Salve, (…) sono rimasto colpito da ciò che ho letto. Sono Johnny Mondo al secolo Giovanni Sismondo ormai 68enne”) che fece la mia felicità, anche se non gli scrissi. Lo farò oggi.
Un paio d’anni fa, vedendo “Cosmonauta” di Susanna Nicchiarelli – film commovente – ci trovai un sacco di cose note che oggi, giorno di festa, tornano prepotenti. Un volo di un’ora e quarantotto minuti, pochissimo, ci fece scoprire che la terra dallo spazio è blu: pare banale ma bisognerebbe ricordarselo.