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19 aprile 1944: il calendario della memoria civile

A Cigliano (Vercelli) due civili sono fucilati dai tedeschi per rappresaglia.

A Pomino (Firenze) undici civili uccisi da SS italiane, il motivo è ignoto.

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17 aprile 1944: il calendario della memoria civile

A Foligno (Perugia) comincia un vasto rastrellamento da parte di due divisioni tedesche e di alcuni battaglioni di SS italiane che porterà alla deportazione di tremila civili in Germania, la fucilazione di quindici persone e l’incendio di case, fienili e tutto quanto sia a tiro.

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17 aprile 1945: il calendario della memoria civile

A Sacile (Pordenone) una donna viene fucilata per rappresaglia dalle SS.

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15 aprile 1944: il calendario della memoria civile

A Caluso (Torino) per rappresaglia a un’imboscata che ha causato la morte di sei volontari italiani nelle SS, sedici prigionieri delle carceri di Ivrea e Torino vengono portati al Pian del Lot, viene fatta loro scavare una grande fossa nella quale vengono gettati dopo l’esecuzione.

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15 aprile 1945: il calendario della memoria civile

A Sacile (Pordenone) il primario di medicina dell’ospedale, Mario Meneghini, viene trucidato dai tedeschi con l’accusa di aver curato alcuni partigiani.

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13 aprile 1944: il calendario della memoria civile

A Stia (Arezzo) per rappresaglia dopo l’uccisione di due soldati tedeschi in borghese, le SS con il supporto dei militi repubblichini incendiano la frazione Mulino di Bocchio e uccidono centootto civili, tra cui sedici bambini. Le devastazioni proseguono fino al 15 aprile.

A Calvi (Terni) un delatore italiano, spacciatosi per ufficiale inglese, fa fucilare dai tedeschi quattordici civili.

A Bibbiena (Arezzo) una formazione di SS assalta la frazione Partina, massacra ventinove persone e ne brucia i corpi con la benzina, oltre alle case. Nella concitazione vengono uccisi anche alcuni giovani della Todt.

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Accanimento contra personam. Colpirne uno per sfancularne uno: Fulvio Conti

Riprendo oggi, dopo troppo tempo, una rubrichina che tanta gioja mi dà: il turbofanculo contro i boiardi di Stato che, a chiappa multipla, occupano un po’ troppe poltrone qua e là, rubando a noi preziosi posti nei consigli di amministrazione. Quanti bei posti con gettone di presenza si libererebbero se i Testa, i Fabiani, i Pecorini riuscissero ad alzarsi da qualche sediolona e facessero solo due, tre cose alla volta.
E invece no, e la disoccupazione cresce vertiginosa, perché per ognuno di questi poltronieri professionisti le cadreghe sono molte. Oggi, il principe di questa puntata è: Fulvio Conti, che viene qui insignito di un ennesimo titolo onorifico, ossia di “nemico di trivigante”.
Andiamo a iniziare la turpe rassegna.

Uno: assunto a ventidue anni dal Gruppo Mobil, ne diventa nel 1989 direttore finanziario per l’Europa, dopo una pletora di incarichi all’interno del gruppo.

Due
: nel 1991 esce da Mobil e diventa Direttore amministrazione, finanza e controllo di Montedison. Nel 1993 viene nominato direttore finanziario della Montedison-Compart e io, che sono magnanimo, gliela conto come poltrona unica.

Tre: nel 1996 trasloca di nuovo e va a Ferrovie dello Stato, di cui diventa direttore generale e – tenetevi forte! – chief financial officer. Anvedi, nientepopodimeno.

Quattro: più o meno contemporaneamente, diventa presidente di Metropolis, che è la società creata nel 1991 da FF.SS. «per gestire e valorizzare il patrimonio immobiliare di Ferrovie dello Stato».

Cinque: in parallelo, le FF.SS. creano Grandi Stazioni, la società «per la gestione e la riqualificazione dei complessi immobiliari delle 13 maggiori stazioni», ed è altrettanto ovvio che Conti ne diventa presidente, ancora in contemporanea.

Sei: per non stare con le mani in mano e solo con questi incarichi, nel 1997 diventa vicepresidente di Eurofima (European Company for the Financing of Railroad Rolling Stock), per stare nel giro.

Sette: nel 1998, dopo nemmeno due anni sui treni, molla tutto ed entra in Telecom Italia, ossia al volo dopo la privatizzazione. Ruolo? Direttore generale e – ancora! – chief financial officer.

Otto: sempre nel medesimo periodo, viene nominato presidente di Finsiel – Finanziaria per i Sistemi Informativi Elettronici S.p.A., carrozzone pubblico poi acquisito da Telecom con il nome di Finsiel – Consulenza e Applicazioni Informatiche S.p.A.

Nove-Tredici: per questioni di partecipazioni dirette e incrociate, siede con vari titoli anche nei consigli di amministrazione di TIM, Sirti, Italtel, Meie e STET International, sempre lo stesso medesimo periodo, piuttosto laborioso.

Quattordici: ma quanto è durato questo periodo laborioso e ricco di cariche e soddisfazioni? Tenetevi forte: un solo anno. Infatti nel 1999 molla ancora la baracca Telecom, guarda caso alla vigilia dell’operazione Colaninno, e migra felice in Enel, con il ruolo di chief financial officer. Bel colpo.

Quindici: dopo un bel periodo di fedeltà, caso raro nell’individuo, sempre in Enel nel 2005 diventa amministratore delegato e direttore generale, carica che ricopre tuttora. E visto che non fa mistero del proprio entusiasmo per il nucleare, credo stia vivendo momenti davvero emozionanti.

Sedici: dopo l’agognata promozione in Enel, diventa anche vicepresidente di Endesa, società spagnola controllata dall’Enel al 92%.

Diciassette: per motivi consimili, dopo il 2005 diventa – dippiù! – vicepresidente di Eurelectric, l’associazione delle principali imprese elettriche europee.

Diciotto-Venti: è anche consigliere di amministrazione di Barclays Plc e di AON Corporation, che non so bene che roba siano ma ci si mette poco a scoprirlo. Caso che merita più attenzione, piuttosto, è la sua presenza nel consiglio di amministrazione dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, una delle più antiche e prestigiose istituzioni musicali del mondo. Poiché dal curriculum di Conti non risultano esperienze musicali di un qualche profilo, suppongo si tratti di questioni di grana, di chi ce l’ha e di chi ce la mette.

Pare finire qui il corposo accumulo di seggiolone del signor Conti, nel corso di una quarantennale carriera: sarebbe quasi normale se non fosse che il tutto si concentra negli ultimi vent’anni, alla turbinosa media di una poltronona nuova all’anno. Ma sono peraltro certo che siede anche in altre parti, prestigiose certamente. Come amm-deleg-dirett-generale di Enel percepisce un cospicuo stipendio che spiega così: «Noi siamo trasparenti per definizione. Sono a favore della trasparenza degli stipendi. Quelli dei manager sono pubblici, il mio è sul bilancio pubblico di Enel, intorno ai 2,5 milioni di euro. Non mi sento di guadagnare troppo guadagno per quello che in effetti produco, i risultati di Enel lo dimostrano» (dicembre 2009). Non guadagna troppo guadagno, no.
Nel vistoso portfolio annovera anche una laurea honoris causa all’Università di Genova, la nomina a cavaliere del lavoro e la legion d’onore della Repubblica Francese. E non solo, siccome sono in vena mettiamoci tutto: è attualmente indagato con Naguib Sawiris e Alessandro Benedetti dalla procura di Roma per corruzione nella vendita di Wind da Enel a Orascom, avvenuta nel 2005. Vendita che, come tutti sanno, fu a dir poco scandalosa. Il giochetto, secondo le accuse, sarebbe costato oltre quattro miliardi di mancati introiti al Ministero, ossia allo Stato, oltre a una pletora di tangenti e fondi neri qua e là. Staremo a vedere.
Ognun tragga le conclusioni che desidera o può, io come di consueto in questa rubrica prendo commiato e, in virtù dell’accumulo di cariche e di una certa qual disinvoltura nella gestione del proprio lavoro al servizio pubblico, invio il mio cordiale fanculo all’indirizzo di Fulvio Conti.

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12 aprile 1944: il calendario della memoria civile

A Chiusa Pesio (Torino) il civile Giovanni Mandrile viene ucciso senza motivo dai tedeschi.

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11 aprile 1944: il calendario della memoria civile

A Pietralata (L’Aquila) un maresciallo tedesco ubriaco caccia di casa l’operaio Berardino Cocciolone e violenta la moglie settantenne. Quando il tedesco esce, l’operaio gli sputa in faccia: viene ucciso a colpi di rivoltella.

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un aneddoto e due etimi (forse non tutti sanno che)

Per l’ora dell’aneddoto, oggi si narra qui la storia del marmo candogliano, di chi prende il treno a ufo e di chi si diletta con lo sport. Tutto insieme.
Nel 1386 Gian Galeazzo Visconti concesse l’utilizzo esclusivo di certe cave di marmo in val d’Ossola per edificare al meglio il nuovo duomo di Milano, senza sapere che tutta la faccenda sarebbe poi durata settecento anni. Non che le cave fossero di per sé comode ma il marmo bianco-rosa e grigio non era affatto male e, poi, tutto sommato si riusciva a trasportarlo via acqua dalla cava fino a dietro il duomo, ovverosia là dove oggi c’è via del Laghetto, i toponimi non sono mai a caso.
Per meglio compiere i lavori, fu costituita la “Veneranda fabbrica del Duomo di Milano”, ente tuttora esistente che si occupa della manutenzione della chiesona. Proverbialmente noto per indicare un lavoro senza fine. E tuttora la concessione esclusiva che regola l’utilizzo della cava di marmo è ancora attiva.
Come che sia, G.G. Visconti concesse anche alla Fabbrica il diritto di non pagare i dazi per il trasporto di merci sui navigli milanesi, al fine di facilitare la costruzione del duomo: a questo scopo, sui blocchi di marmo veniva apposta la scritta “ad usum fabricae”, per chiarire l’esenzione daziaria. Niente di strano, la cosa si fece poi anche a Firenze e a Roma, per costuire le rispettive macrobasiliche.
Bene, ecco l’etimo dopo l’aneddoto: la sigla per la locuzione venne presto abbreviata in “A.U.F.” o “Ad U.F.” e da tale acronimo deriverebbe con buona probabilità (qualche irriducibile non è d’accordo) il modo di dire “a ufo”, ossia gratuitamente. Mangiare a ufo, viaggiare a ufo, a sbafo in sostanza. I migliori in questo senso sono i fiorentini, che si sentono spesso dire: “fare un viaggio in treno a ufo”, confondendo così i mezzi di trasporto. Sempre autocentrici, loro l’acronimo lo fanno risalire a “Ad usum Florentinae Operae”, vabbuò, come si preferisce.
L’attuale direttore della “Veneranda fabbrica del Duomo di Milano” è l’ingegnere Benigno Mörlin Visconti Castiglione, sireducaconte, a dimostrazione che certe cariche, nonché pletoriche e bizzarre, sono ereditarie e trasmissibili per via virale.
Infine, siccome avevo promesso due etimi ma mi manca il collegamento sensato, il secondo lo butto così: se vi venisse voglia di fare una corsa, andare a vedere una partita di qualcosa, insomma di fare dell’attività sportiva, con buona probabilità anche oggi dovreste allontanarvi dal centro città per cercare un luogo adatto. Esattamente come un tempo, in cui era necessario uscire ex portis (o de portis, secondo gli stessi irriducibili), fuoriporta, ed ecco svelato il secondo ricercato etimo. Per la gioia dei lettori del forsenontuttisannoche.