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memoria

31 dicembre 1943: il calendario della memoria civile

A Boves (Cuneo), già nota per la strage del 19 settembre 1943, i tedeschi colpiscono ancora: tra il 31 dicembre e il 3 gennaio vengono sommariamente uccisi trentasei civili e bruciate oltre quattrocento case.

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memoria

30 dicembre 1943: il calendario della memoria civile

A Francavilla al mare (Chieti) l’uccisione di un soldato tedesco che aveva tentato di violentare una ragazza del luogo porta a una rappresaglia nella quale vengono fucilati venti civili.

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memoria

28 dicembre 1943: il calendario della memoria civile

A Collelungo di Cardito (Frosinone) un gruppo di Alpenjäger fucila trentacinque civili, accusati di avere portato aiuto a prigionieri anglo-americani.

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estasi

19 maggio 2010: Udine

Biglietti acquisiti, a maggio si replica ancora. Trivigante è tutto in subbuglio, come un mona.
Ora: pianificazione date europee. Sedici anni e sentirli tutti.

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trivigantismi

icsmas duemilaenove: tanta felicitezza a ciascheduni

con l’allegria dei gattini e dell’alberone, per quelli che il natale se lo possono permettere.

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trivigantismi

Loggia Propaganda Cube: nuovo è fico.

Completamente rinnovato, il circolo di amici P2 è diventata ora Propaganda 3 o Propaganda Cube (pronuncia: propaganda chiub): nuove tuniche con colori spaziali, niente più compassi ma goniometri trasparenti, gran cappelli con spigoli, tessere rinnovate formato mini cd-rom, affiliazione con serata in disco e presenza di Fabrizio Corona, numerazione progressiva delle tessere a partire da un-tera-al-cubo, parterre di affiliati completamente rinnovato, presenze femminili gradevoli e con meno di ventisette anni, basta con la vetusta idea dei muratori e nuova denominazione dei membri in “apprendisti esperti in comunicazione”, interferenze con lo Stato anche via internet, casella di posta elettronica gratuita.
Gli affiliati alla vecchia Propaganda 2 sono membri comunicatori di diritto anche della nuova Propaganda Cube. Posti limitati, accorrete.

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memoria politicona

muro contro muro

Per cominciare correttamente un post, di solito ci vuole una notizia o un dato che faccia colpo sul lettore e catturi la sua attenzione. Eccolo:

Anche se il paragone ha valore relativo e il secondo dato non è aggiornato.
Poi, iniziato, bisogna affrontare il discorso descrivendo il contesto: il 45% dei lavoratori agricoli messicani negli USA è illegale e da qualche parte deve pur venire. Ovvero da di là del muro. Stime suppongono che circa cinquecentomila clandestini cerchino di attraversare il Mexican wall ogni anno e stime, altrettanto ufficiose, presuppongono che ne muoiano almeno cinquecento ogni anno nel tentativo. Ai più fortunati tra gli sfortunati capita di essere catturati da una delle diciassettemila guardie del muro e di essere rimandati indietro. Le ragioni di questo travaso umano sono più che evidenti (1:10 è pressapoco il rapporto tra uno stipendio messicano e uno nordamericano) e, per capire meglio, basta studiarsi un po’ i termini del Nafta (1994). Che, non a caso, ha seguito di poco l’inizio della costruzione del muro.

Poi, dopo alcune informazioni, bisogna arrivare a un punto: il muro tra USA e Messico non è continuo, nelle località più presidiate è una barriera di cemento con torrette di guardia, altrove è una tripla fila di filo elettrificato e spinato, altrove ancora non è che una linea immaginaria sorvegliata da telecamere. Ovvio che il passaggio sia tentato in queste ultime zone, le meno presidiate. Le quali, però, e sempre non a caso, sono sì le meno presidiate ma anche le più inospitali, ossia in mezzo al deserto, dove capita piuttosto spesso ai clandestini di crepare di freddo o di caldo, di sete e fame, di annegare nel Rio Grande o di morire per una fucilata della Border Patrol.

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trivigantismi

quando c’era la cuccagna

cuccagnaOgni idea di abbondanza presuppone la mancanza cronica, altrimenti si è nel campo del superfluo e del vezzo tanto per: il salame o la coppa appesi in cima a un palo insaponato o ricoperto di grasso hanno significato solo e solamente se di norma il desco riserva polenta e castagne, quando va bene.
E’ tanto evidente quanto banale osservare che l’idea stessa di cuccagna, ovvero l’abbondanza alimentare a profusione nella quale bearsi e strafare, non ha alcun significato se la norma prevede visite quotidiane all’Esselunga a comprare i salamini nostrani o foresti a poco prezzo e a poco guadagno. Tutto ciò è definitivamente e irrimediabilmente perso. E con la sostanza, anche il concetto e le metafore che si accompagnavano alla cuccagna si sono diluiti e smarriti nella nostra abitudine alla sovrabbondanza.

Tanto meglio, sia chiaro, ché almeno si mangia diffusamente e collettivamente, ma la poesia delle cose – come sempre – qualcosina ci rimette. Se nel Cinquecento il momento più alto delle celebrazioni pasquali romane era il getto del maiale dal monte Testaccio – ovvero un emissario vaticano faceva precipitare alcuni maiali dalla collinetta romana, così che la popolazione potesse approfittarne – perché festa in generale significava festa per davvero, oggi il massimo della goduria festaiola è mangiare il salmone invece di un qualunque altro pesce simil-fresco, magari anche più pregiato.
Capirai che festa.

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un caso da manuale di opportunismo e vigliaccheria

Della Decima MAS molto si sa, per quanto mi riguarda è più che sufficiente riportare un estratto dalla sentenza di rinvio a giudizio nel processo contro Junio Valerio Borghese, comandante della Decima, iniziato l’8 febbraio 1948.
Secondo le accuse, le attività della legione erano, tra le altre:

“continue e feroci azioni di rastrellamento di partigiani e di elementi antifascisti in genere, talvolta in stretta collaborazione con le forze armate germaniche, azioni che di solito si concludevano con la cattura, le sevizie particolarmente efferate, la deportazione e la uccisione degli arrestati, e tutto ciò sempre allo scopo di contribuire a rendere tranquille le retrovie del nemico, in modo che questi più agevolmente potesse contrastare il passo agli eserciti liberatori [… ] ingiustificate azioni di saccheggio ed asportazione violenta ed arbitraria di averi di ogni genere, ciò che il più delle volte si risolveva in un ingiusto profitto personale di chi partecipava a queste operazioni”.

E tanto basti.
Inutile dire che, come sempre accade in questi casi, i legionari fecero i forti quando erano in condizione di forza e si dileguarono quando le cose andarono per il verso sbagliato, rinnegando le proprie azioni, disertando, negando e sparendo nel nulla. Un classico.
Ma le cose, oltre a dirle, bisogna anche vederle, quando è possibile. Perché certe cose dei filofascisti e dei filonazisti bisogna ricordarle.
Ecco, a testimonianza della vigliaccheria e dell’infamia della Decima, un volantino stampato e diffuso alla fine del 1944 dai comandi della Decima MAS che, con toni vergognosi e degni di miserabili che avevano fiutato la sconfitta, si rivolgevano ai partigiani:

Manifesto Decima Mas inneggiante alla pacificazione coi partigiani

Bastardi.

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un caso da manuale di plebiscito

Il 12 marzo del 1938 Hitler annunciò l’annessione dell’Austria al Reich.
Naturalmente, poiché godeva dell’appoggio da parte della Chiesa cattolica (da ricordare il vescovo Innitzer che concluse una sua dichiarazione scritta con “Heil Hitler”) e di larghissima parte politica, compresi i socialdemocratici, si concesse il lusso di indire un referendum un mese dopo, a cose ormai fatte. Fu così che il 10 aprile 1938 fu giorno di votazione per austriaci e tedeschi, a sancire una cosa ormai fatta.

Inutile dire che la propaganda fu massiccia e le contromisure imponenti: l’8% del corpo elettorale fu escluso dal voto (ebrei, oppositori, persone di cosiddetto sangue misto eccetera), la corrispondenza veniva affrancata con bolli inneggianti al “sì”, le radio furono sequestrate, le minacce implicite ed esplicite furono chiare a tutti. Inutile dire quale fu il risultato.
Anzi no: secondo i dati ufficiali il “sì” vinse con il 99,73% dei voti in Austria e con il 99,08% in Germania; l’affluenza fu del 99,71% in Austria e del 99,60% in Germania.
Facile, e l’Austria non esisteva più.

Ma il caso paradigmatico della votazione fu, senza dubbio, la scheda. Infatti, il quesito – formulato in forma confidenziale con il tu – postulava due domande in una: “Sei d’accordo con la riunificazione dell’Austria con il Reich tedesco avvenuta il 13 marzo 1938 e voti per la lista del nostro Führer Adolf Hitler?”. Già di per sé basterebbe, e invece no: il nome di Hitler fu scritto enorme e, questo bisognerebbe farlo studiare a scienze politiche, il tondo del “sì” era molto più grande di quello del “no” e centrato nella pagina, così da suggerire chiaramente il voto corretto.
Gli elettori, sebbene chiamati a convalidare il passato, compresero bene. D’altronde, come contraddire una scheda così?

Stimmzettel-Anschluss