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trivigantismi

tvovi visibile se dico…

Iulio Zotico?

2332 - villa borghese luglio 2009

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guide

le allegre nonché inutili guide turistiche di trivigante.it: Bevagna

guide_trBevagna sta appollaiata su un bel colle non troppo distante da Perugia e, secondo la filosofia che sovrintende le mie guide, ha le seguenti caratteristiche: è il paese dei monumenti incompiuti, è un buon set cinematografico per pubblicità inerenti la vita sana di una volta o per telefilm con non più di cinque personaggi, è una bella cittadina da visitare e, soprattutto, è il paese con il font della toponomastica più brutto di sempre. 025-BevagnaIndicazioni utili, in ogni guida di trivigante.it.
Partendo dall’ultima prerogativa, le targhe con i nomi delle vie o piazze o monumenti sono scritte utilizzando uno tra i fonts più tremendi che si conoscano (che è? un simpsons, forse?), come da fotografia qui a fianco. La cornice suggerirebbe ben altra sobrietà ma tant’è: l’intento è quello di sdrammatizzare, il risultato bizzarro. C’è un grafico, da qualche parte, responsabile penalmente.

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trivigantismi

munuocchin’ uorldbag men: Lingua

Otto danze per ghermirli, otto danze per cogliere il significato: ancora una volta, il munuocchin’ uorldbag men, l’uomo che tenta di fare moonwalking nel mondo sempre con la stessa borsa colpisce da qualche parte, a surprais.
Se l’ultima volta era in un autogrill, un non luogo, stavolta colpisce in un faro in riva a un mare misterioso, un luogo talmente luogo che c’è pure una luce a indicarlo e le barchette vi si dirigono. La luce indica, questa volta, il munuocchin’ uorldbag men e non un approdo, oppure tutto ciò è una metafa.

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memoria

failed states 2009

fsi_09_smallE’ uscito il rapporto 2009 di Foreign Policy e The fund for peace sulla condizione dei paesi del mondo, ovvero l’Indice di fallimento di uno stato (Failed States Index Scores 2009). Sulla base di dodici macro-indicatori, sociali, politici ed economici (per esempio, la presenza di rifugiati, lo sviluppo dell’economia, la forza delle istituzioni, la diffusione dei servizi pubblici, il rispetto dei diritti umani, l’incidenza e il ruolo di altre nazioni negli affari interni, i dati demografici etc.) viene stilata una mappa aggregata della condizione di ogni singolo stato, raggruppato in quattro categorie a seconda della condizione di rischio.

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estasi

looking into the past

looking_pastCome tutte le belle idee, il buffo è replicarle o variarle.
Prima idea: Michael Hughes intuisce le potenzialità dei souvenirs sovrapposti alle fotografie nel giusto contesto, e apre i giochi.
Molti rilanciano, tra cui Jason Powell, che ha l’idea migliore, secondo me: viaggio nel tempo con fotografia più vecchia sovrapposta a quella più recente. Niente male.
Io, di mio, segnalo e interpreto qui a fianco secondo il mio contesto.

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memoria

le gomme Pirelli per cancellare gli errori

Nel 1920, Giovanni Giolitti guidava il suo ultimo governo, la S.A.B.I. (Società anonima banane italiane) importava carghi pieni di, ovvio, banane dalle terre super e sub-sahariane, colonie o meno, la prima guerra mondiale era finita da poco mentre le vicende libiche, cominciate nel 1911, proseguivano di male in peggio, tra iprite e impiccagioni sulle pubbliche piazze. E non si era che all’inizio, ancora, poiché il peggio aveva da venire per i quindici anni successivi.
D’Annunzio firmava la resa di Fiume, in quell’anno, e il fascismo era nell’aria: fu proprio Giolitti a indire le elezioni per l’anno successivo, con l’intento di riassorbire all’interno del sistema democratico i primi rigurgiti fascisti. Così non fu ed entrarono in trentacinque, in parlamento.
Come che sia, il clima complessivo non era dei migliori, e per quanto riguarda la posizione italiana nei confronti delle popolazioni africane in generale, diciamo che non era certo improntata al rispetto e alla comprensione (euf.). Si facevano anzi strada campagne feroci nei confronti dei somali, degli eritrei, dei libici, rappresentati con l’osso al naso e l’esploratore nel pentolone, alti alti e un po’ ciula, rapiti dalle perline e dagli specchietti, vestiti di pelli di leopardo e pronti a farsi fregare le risorse da sotto il culo. Un immaginario che ci siamo portati dietro fino a pochi anni fa, passando per i balli dei Watussi e cazzate di questo genere, senza che alcuni tra noi ne siano tutt’ora usciti.
Nel 1920, la Pirelli (allora Pirelli & C.) produceva materiali di gomma e da pochi anni si cimentava con i pneumatici, vero business lanciato sull’asfalto del progresso. Ma non solo, produceva ancora gomma in ogni forma e colore, tra cui anche le gomme per cancellare i terribili errori sui quaderni dei giovani italiani e sui registri dei ragionieri dell’epoca.
Anche la Pirelli, interessata al profitto per sua stessa natura, respirava un clima condiviso e largamente accettato, ovvero eurocentrico con un occhio attento agli Stati Uniti e poco conscio del contesto complessivo. Illuminanti, in questo senso, per restituire un’idea – agghiacciante, devo dire – dell’atteggiamento del tempo verso le colonie, vere o presunte, sono le campagne pubblicitarie. Tra lo scherzoso, l’ammiccante e il furbino, fanno leva su sentimenti camerateschi di bassissima lega. Ed ecco, per l’appunto e per spiegare l’atteggiamento, la pubblicità Pirelli & C. delle gomme per cancellare, una tra le tante del genere.

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memoria

ancora Bologna

Ogni anno lo stesso manifesto, identico, cambia solo la scritta in calce. E’ quello che fa, con la stessa determinazione e convinzione, l’Associazione delle vittime della strage della stazione di Bologna, da ventinove anni a questa parte. E vederli tutti insieme, uno a fianco all’altro, dà consistenza agli anni passati, rende tangibile ciò che si confonde nel ricordo, dà la misura del tempo trascorso. Il che, come ogni anno, non solo il due agosto, fa male, per il semplice fatto che, sembra banale ma non lo è, non è giusto.