Scrivere sui muri è arte sopraffina e dovrebbero farlo solamente coloro che sanno ciò che scrivono.
A Bologna c’è una persona che ha spirito fine:
Mese: Luglio 2009
Ancora sull’estetica monumentale applicata alla retorica patria: il caso di Montichiari.
Un alpino coraggioso nonché vivo tende la mano al compagno morente, risucchiato nel pavimento da un fenomeno – presumibilmente – paranormale, un poltergeist o l’assalto di una creatura delle profondità.
La mini-aquila in secondo piano suggerirebbe che la creatura mostruosa che vive sotto il pavimento sia austriaca, ma trattasi di evidente supposizione.
Bisogna aggiungere, poi e in tutta onestà, che l’alpino sano non pare troppo convinto del salvataggio, la mano è tesa sì ma distante e incerta, forse in lui è balenato il pensiero di essere risucchiato insieme allo sfortunato commilitone: meglio a lui che a me, par dire.
Ma no, certo che no, non può essere: l’alpino è coraggioso e difensore dei sacri valori dell’amicizia, quindi si scarti questa ipotesi insinuante. L’addebito vada alla mano incerta dello scultore, allora, come sempre avviene in questi casi. E viva gli alpini!
supercafone eccolo qua
Dall’Italia della bellezza, un regalino per gli amici gi-ottini in visita: “Antonio Canova. L’invenzione della bellezza”. Quanta bellezza: copertina di marmo di Carrara, perché Canova pasticciava con il marmo, fili d’oro per la rilegatura, fogli di carta fatta a mano, broccati sparnegati qua e là per il libro, per un totale di 24 chilogrammi di tomo tascabile.
Incalcolabile l’esborso al check-in per il peso in più nelle valigie dei capi supremi.
Più che altro, salta agli occhi la prima pagina, qui a destra un esempio, che dimostra il senso del regalo: non da Stato a Stato, ma da amico ad amico, da tizio a caio, regalo personale. Il che va benissimo se si osserva da vicino la cafonata in sé, va meno bene in termini istituzionali, visto che poi si addebita a Pulcinella e che il buongustaio non è a l’Aquila a titolo personale. Io pago volentieri una cosa ben fatta, un libretto agevole e sensato, meno volentieri un quadrello di marmo ripieno di materiali pregiati alla rinfusa (mancano: diamanti, mostarda, capelli di Michael Jackson, un pezzo della croce di Cristo, un capitone) con svolazzi agghiaccianti. Ovvio, vista la sostanza della copertina, felicitarsi che non abbiano optato per un libro su Piero Manzoni.
1986: la politica atomica di Israele
Oppure, la politica israeliana nei confronti dei dissidenti: il caso Mordechai Vanunu.
Vanunu era un tecnico nucleare israeliano e nel 1986 rilasciò un’intervista al Sunday Times mentre si trovava a Roma, nella quale spiegò che Israele, in quel momento, possedeva almeno duecento testate nucleari e che stava lavorando allo sviluppo di bombe all’idrogeno.
Sia chiaro che, allora, a meno di essere un dirigente del governo israeliano o un alto papavero americano, nessuno aveva idea che Israele stesse perseguendo un piano di armamento atomico così imponente. E, anzi, nessuno aveva idea che Israele avesse una qualunque politica atomica. Ovviamente l’intervista destò scalpore e gettò scompiglio.
DMB: un consiglio musicale, di cuore.
Nonostante Luca Sofri – con quell’aria da so-sempre-tutto-io – sostenga che in Italia non li conosce nessuno tranne (ovvio) lui, eravamo almeno in settemila al concerto della Dave Matthews Band a Lucca domenica sera.
Ed è stato, senza troppa enfasi, uno dei più bei concerti della storia umana.
Dopo due ore solide di musica, e chi conosce sa di che parlo, poiché noi settemila rispondevamo più che a tono, Dave Matthews ha annunciato che “You’re a very good friends, so we roll ‘em on”, piazzando lì un’altra ora e venti di concerto. Record mondiale, quasi, dopo John Cage.
Un rapporto quasi paritario tra palco e pubblico, l’idea che ciascuno deve fare la propria parte per la riuscita collettiva, il desiderio di condivisione e la felicità di fare musica insieme, il rispetto assoluto, ciò che si dà poi torna.
Inutile trattenere l’entusiasmo, ancora ho un’espressione ebetoide che contrassegna soddisfazione suprema, ed è per questo che non posso esimermi da dare un consiglio, con tutto il cuore, a chi non pratica ancora: pigliatevi “Crash” o “Under the table and dreaming” o “Before these crowded streets”, o tutti e tre per cominciare, e lanciate sul piatto. Fatto? Bene, non ringraziate me ma loro.
Ora avete una nuova, intramontabile, insormontabile, meravigliosa passione.
(Dave Matthews Band, Why I am – 090705 Lucca live, il filmato sbilenco l’ho fatto io).
Ennesima impresa, la quinta, dell’uomo che tenta di fare moonwalking nel mondo sempre con la stessa borsa (munuocchin’ uorldbag men) e su superfici diverse: questa volta, egli offre un omaggio al poeta immortale nel suo luogo sepolcrale, unendo finalmente danza e poesia in una performans memorabile. Con il consueto esito.
cose abbandonate
Il principio è: cose umane abbandonate. Non sedie o panini, ma navi, aerei, chiese, costruzioni, città, ospedali, centrali nucleari eccetera.
Foto notevoli per un blog davvero ben curato: artificial owl.
Con ordine: il mistero svelato è – anticipazione – il motivo per cui ricevete mille e mille mail di spam su Viagra e Cialis. Lo scopo di questo post, invece, indicare come spendere proficuamente i propri soldi. Ovviamente in modo illegale, altrimenti non c’è mai molto da guadagnare, si sa.
Il fatto orrendo, è che le due cose, mistero e scopo, andranno di pari passo e il tutto sarà sulla pelle di milioni di persone. Povere e miserabili, come sempre. Ma anche no.
Dunque, per iniziare il Cialis (tadalafil) è il fratello del Viagra (sildenafil) e serve, dunque, a imbarzottare anche i più renitenti: il primo pare avere un effetto più duraturo del secondo, pare assurdamente attorno alle trentasei ore, per la gioia degli erotomani da compressa. Coloro che sono un minimo avvisati delle cose del mondo non avranno difficoltà a credere che nessuna pillolina sul pianeta riscuote un successo simile a quelle che promettono il record mondiale di assenza di sangue dal cervello. E così è, infatti.
Se vi trovate a Buenos Aires e siete desiderosi di aria di casa, non dovete fare altro che andare a mangiare al ristorante El Filo, in San Martín 975. Pizza, bollito misto, risotti, pasta e così via, in una calda atmosfera italiana che di certo vi ricorderà il Bel Paese. E non solo: esposizioni d’arte, concerti e libri allieteranno il bel clima, come da foto accanto.
E che belle chiacchiere potrete fare con il gestore, italiano, che sarà lieto di parlare con voi: è uno che ha visto molto e ha sempre un aneddoto interessante da raccontarvi, vedrete. Non dimenticate, dunque, di andarci a mangiare e di parlare con lui.
Ecco, magari, già che ci siete, perché non chiedergli qualche racconto del passato, della sua lunga vita? Che so, suggerisco: le bombe a Milano il 25 aprile 1969 e quelle sui treni ad agosto, piazza Fontana, il Bari-Venezia e il Trieste-Parigi, piazza della Loggia, insomma cose così, perché lui sa un sacco di cose. Ecco, un’indicazione utile: quando arrivate, chiedete di lui.
Si chiama Giovanni Ventura.
Pio XII nel 1939
Alla notizia della vittoria di Franco nella guerra civile spagnola, Pio XII – appena eletto, lo stesso papa che nulla disse o fece a sostegno della resistenza romana tra il 1943 e il 1944 (euf., era alquanto ostile) – fece un discorso alla radio, felicitandosi per la vittoria con “immensa gioia”. Congratulandosi con i cattolici spagnoli, egli disse testualmente: “una vittoria con la quale Dio si è degnato di coronare l’eroismo cristiano della vostra fede e carità dimostrato durante così grandi e generose sofferenze”. E a culo tutto il resto. Infatti, poi, i suoi uomini dell’Opus Dei finirono a fare i ministri durante e dopo il franchismo.
Il signore Iddio, però, non gli volle così bene: prima il medico papalino fotografò il capo agonizzante e ne vendette le foto ai giornali; poi, alla morte, nel 1958, in un luglio caldissimo, il corpo papale esposto nella processione rituale si gonfiò a dismisura, emettendo afflati e rumori alquanto sconvenienti, finendo poi per aprirsi in due nel bel mezzo della pubblica via, eruttando le budelle papali putrescenti.
Il ricordo a Roma è ancora piuttosto vivo, diciamo che qualcuno ci scherza ancora: qui una testimonianza eloquente del botto, seppur castigata.