Scrivere sui muri è arte sopraffina e dovrebbero farlo solamente coloro che sanno ciò che scrivono.
Tanto è irresistibile la dichiarazione programmatica quanto lo è la replica: due in uno.
Mese: Luglio 2009
MUCRI sta per Museo Criminologico di Roma e questa guida sta per “andatelo a vedere se siete nei paraggi”. Perché qui si parla di Lombroso, di camicie di contenzione, di tortura, di confessioni estorte, di delitti efferatissimi, di falsi, di pornografia, di biscotti, di celle sotto il livello del mare, di attentati, di penitenziari e di crudeltà. Ovvero, c’era un tempo nel quale il carcere era fatto per pagare, pagare sonoramente, il cosiddetto “debito con la società”, nel quale l’idea di concedere un recupero ai condannati non era nemmeno all’orizzonte e nel quale si veniva giudicati dalla faccia. Impressionante.
nuove professioni
Sarà la crisi, sarò io che non sto al passo con i tempi (e con l’inglese), di certo quando mi hanno fatto notare il cartello qui a destra a mo’ di targa sui campanelli di un portone, son rimasto un po’ perplesso.
Il settore socio-assistenziale, diciamo, mi è chiaro. L’attività di counseling, ovvero “offrire un orientamento o un sostegno a singoli individui o a gruppi, favorendo lo sviluppo e l’utilizzazione delle potenzialità del cliente” diciamo anche, mi sfugge del tutto l’oggetto, il tema, l’argomento.
Salve, avrei un nodo gordiano da sciogliere, un paradosso che proprio mi assilla, una questione etica irrisolvibile, vorrei dotarmi di una visione del mondo intellegibile, vorrei costruirmi un giardino o viale attorno al quale peripatteggiare, il mio bambino è ‘gnorante, lo facci diventare un filosofo socratico. A socratic philosopher, tanx.
I was walking across a bridge one day and I saw a man standing on the edge, about to jump off. So I ran over and said:
“Stop! Don’t do it!”
“Why shouldn’t I?” he said.
“Well, there is so much to live for”.
“Like what?”
“Well, are you religious?”
He said yes.
I said, “Me too! Are you Christian or Buddhist?”
“Christian.”
“Me too! Are you Catholic or Protestant?”
“Protestant”.
“Me too! Are you Episcopalian or Baptist?”
“Baptist”.
“Wow, me too! Are you Baptist Church of God or Baptist Church of the Lord?”
“Baptist Church of God”.
“Me too! Are you Original Baptist Church of God or are you Reformed Baptist Church of God?”
“Reformed Baptist Church of God”.
“Me too! Are you Reformed Baptist Church of God, reformation of 1879, or are you Reformed Baptist Church of God, reformation of 1915?”
He said, “Reformed Baptist Church of God, reformation of 1915”.
I said, “Die, heretic!” and pushed him off.
di gnappolo.
Prosegue l’esplorazione di alcuni programmi che possono garantire un lavoro d’ufficio più razionale senza doversi legare (mente e portafoglio) alle multinazionali del software per tutta la vita.
Benvenuto a bordo, amico. Questo volo sarà uno sciallo, mettiti comodo e sii funky. Naturale che puoi fare ciò che vuoi, l’Era dell’Acquario sta per iniziare e tutto sarà meraviglioso.
Il comandante è tuo amico, va’ pure a trovarlo quando vuoi, e ricorda che qui sei a casa.
E tra poco cacceremo pure Nixon, quindi goditi il volo, amico.
al mercato nel 1943
Tempo fa, leggendo i “Diari di guerra” di George Orwell, mi sono molto stupito, poiché era la prima volta che mi capitava di leggere ciò che normalmente non si racconta di una guerra: il tempo quotidiano sotto i bombardamenti. Orwell tenne un diario dal 1940 nel quale racconta la sua vita sotto i bombardamenti e la vita a Londra, raccogliendo articoli di giornale, estratti di discorsi, voci da strada, e cerca di dare una panoramica generale degli avvenimenti e dei piccoli fatti quotidiani giorno per giorno.
Solitamente, le cronache o i romanzi di guerra raccontano episodi più o meno eclatanti, fatti evidenti, ma raramente hanno – per propria natura – la continuità che, invece, possiede un diario personale, il quale riesce a differenza a portare l’attenzione sulla successione continua dei fatti e sui dettagli di vita materiale. Infatti, se mi era in qualche modo chiaro (incomprensibile e inimmaginabile ma chiaro) cosa sia in teoria subire un bombardamento, nessuno prima di Orwell mi aveva spiegato in particolare se durante la guerra si stampino libri, si ascoltino radio che non siano Radio Londra, cosa si legga sui giornali, che cosa si mangi, se le persone continuino a lavorare, se dopo mesi di bombardamento ci si abitui alla cosa, se c’è elettricità e come ci si regola, come vengano realmente condizionati i rapporti affettivi e d’amicizia, le difficoltà di reperire nastri per la macchina da scrivere e così via. Lettura molto interessante, davvero, sebbene davvero faticosa perché risente delle difficoltà caratteriali e umorali dell’autore. Comprensibile. Non a caso, i casi di racconti diaristici di vita comune in tempo di guerra sono estremamente rari: chi scampa, prova a dimenticare e a ritornare alla normalità o, comunque, ne parla con difficoltà. Oppure ha altro da fare che scrivere.
intervallo: entra il sovrano
hanno cambiato la statua
Nel 1629, Diego Velázquez trascorse un anno e mezzo in Italia, seguendo quello che, allora e ancora per secoli, era il percorso obbligato per un pittore o uno scrittore: l’Italia, Roma, per imparare dai modelli dell’antichità e dai grandissimi di Quattro e Cinquecento.
Allora Velázquez aveva trent’anni, Las Meninas erano ancora lontane nel futuro, fu mandato in Italia a spese di Filippo IV, che ne finanziò la permanenza, investendo sul talento del suo pittore di corte. Non conosciamo molti dettagli del suo viaggio, non sappiamo chi incontrò e cosa vide, il che vale più o meno anche per il suo secondo viaggio italiano, nel 1649 (escludendo, ovviamente, lo strepitoso ritratto di Innocenzo X Doria Pamphilij, che qualche indicazione la dà, nel secondo caso).
In ogni caso, riguardo la sua prima permanenza romana, sappiamo con certezza che soggiornò – e qui sono d’uopo i complimenti per la scelta – a villa Medici, una delle mie predilette, ove dipinse due piccole vedute: l’entrata della grotta nel giardino di Villa Medici e il padiglione di Arianna nel giardino di Villa Medici. Entrambe interessanti, poiché l’eclettico Velázquez, nonostante avesse di fronte tutto quel bel di dio della villa, dipinse due particolari minori del giardino, uno addirittura un po’ dimesso, con tanto di assi a chiudere l’entrata della grotta.
Come che sia, consapevole della funzione di servizio di queste pagine, ho spinto la mia indagine ai limiti dell’umana possibilità e, con mezzi moderni e altamente tecnologici, ho comparato una delle vedute con la vista attuale della villa, stessa prospettiva e stessa posizione.
Per la serie, dunque, “cogli le trentacinque differenze”, ecco il risultato: