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estasi trivigantismi

poesia: il lonfo.

Lo strepitoso Fosco Maraini, gran viaggiatore, orientalista, antropologo, fotografo, saggio, si cimentò assai nel difficile genere della “poesia metasemantica”, ovvero poesia fondata sulla capacità fonetica delle parole di evocare immagini e concetti, ancorché i significanti non abbiano alcun legame con un qualche tipo di significato intrinseco. Chiaro che io, apprendista e modesto frequentatore metasemantico, vada in sollucchero.
Per l’angolo della poesia di oggi, alloppate, sbernecchiate e accazzate con:

Il lonfo, di Fosco Maraini

Il lonfo non vaterca né gluisce
e molto raramente barigatta,
ma quando soffia il bego a bisce bisce
sdilenca un poco, e gnagio s’archipatta.

E’ frusco il lonfo! E’ pieno di lupigna
arrafferia malversa e sofolenta!

Se cionfi ti sbiduglia e t’arrupigna
se lugri ti botalla e ti criventa.

Eppure il vecchio lonfo ammargelluto
che bete e zugghia e fonca nei trombazzi
fa lègica busìa, fa gisbuto;
e quasi quasi in segno di sberdazzi
gli affarferesti un gniffo. Ma lui zuto
t’alloppa, ti sbernecchia; e tu l’accazzi.

(da “Gnosi delle Fànfole”, 1978; per la meravigliosa versione letta dall’autore medesimo, il posto giusto è qui; anche Proietti ne fece una versione molto valida, qui).

4 risposte su “poesia: il lonfo.”

Mi conforta proprio tanto sapere, finalmente, da dove si arriva.
E per questo, ti acciocco le spellule e ti vimallio la cofteria.

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