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l'ora dell'aneddoto

distinguere il bene dal male

In assoluto, il primo film proiettato alla prima edizione della mostra del cinema di Venezia (allora: 1ª Esposizione internazionale d’arte cinematografica della Biennale d’Arte) fu Il dottor Jekyll, film del 1931 del regista armeno naturalizzato americano Mamoulian. Il suo film è il quindicesimo ispirato al romanzo di jekyll_hyde_posterStevenson ma il primo film del genere con il sonoro e fu proiettato il 6 agosto 1932 al Lido; poi seguì un gran ballo, di quelli veri, all’Excelsior. La locandina del film, qui a destra, è strepitosa: illustra la trasformazione, trasmette lo stupore, esprime lo sconcerto (“Dio onnipotente!”) con tanto di translazione scritta, la luna piena regna in ciel e, allusione a Stevenson?, un faro compie il suo lavoro su un muro.
Il paròn della mostra fu il Conte Volpi di Misurata, dal cui nome due informazioni: Misurata è una città sul golfo della Sirte e il fatto che il signore qui sopra ne fosse conte illumina sulla sua fede fascistissima (nobiltà burocratica e criminale, di bassa tacca, come se fosse il duca di Belo Horizonte); secondo, dal nome si trae spiegazione della Coppa ancora oggi tributata al miglior attore (e attrice), Volpi appunto.

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nemici

fasci littorini (stronzi in gita)

cavolettiPresi il tascapane, il moschetto, il fez e lo stivalone, tutti in gita:

– ritrovo in piazza Oberdan al canto del gallo e al grido di “menefrego” cacciare la quota di sessanta euri per mascella;
– partenza fassistissima in corriera e allegri canti patriottici dell’Impero, niente sosta all’autogrill perché luogo demo-pluto-benza-molle, e poi le cassettine con la musica già le abbiamo;
– arrivo in mattinata al sacrario della RSI a Ponti sul Mincio, la Piccola Caprera, per onorare i caduti della Repubblica sociale con i labari e tutti sull’erta, con allegria sì cameratesca ma con un bel po’ di rispetto;
– momento de curtura, con l’impalata visita al Museo Reggimentale del Battaglione di Bir el Gobi, comandato dal fascione Fulvio Balisti (il battaglione, non li museo), in cui condividere momenti di fragoroso rispetto;
– visita al vialetto “l’erta del ricordo” e, tra le siepi e il ciottolato imperiale, i nostri cuori in alto per i caduti della X MAS (Decima MAS, non il Natale);
– condivisione del rancio subito dopo l’alzabandiera che si sta tutti belli ritti come sempre;
– visita al cimitero germanico di Costermano, dove riposano ventiduemila caduti germanici della seconda guerra mondiale (perché Predappio ci tocca stare via la notte);
– ritorno nel pomeriggio sera sempre via corriera fino a piazza Oberdan; chi non sa tornare a casa da solo, si faccia venire a prendere.

Per partecipare alla festosa iniziativa, contattare il sindacato di destra UGL, sezione Vigili del Fuoco, sede di Trieste, nella persona del camerata Franco Paoli, che vi consegnerà di persona la coccardina per poter salire sull’autobus e un foglio con le belle istruzioni. Istruzioni anche disegnate. Aderite numerosi e convinti.
(Tutto questo per dire che la prossima volta che vi prende fuoco la casa pensateci bene prima di chiamare il 115).

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ténnica trivigantismi

i suggerimenti senza amore

A me le robe su base statistica mi vanno un po’ traverse. Perché non c’è amore, non c’è cura.
Mi spiego: il fatto che io abbia una età X e che corrisponda, ipoteticamente, a un certo profilo di consumo, non implica che io sia felice quando ricevo in posta grumi di depliants di carte di credito gold e superplatinum; allo stesso modo, se un commesso non viaggiatore (ma in odore di morte) mi vede e mi propone l’acquisto di una tuta da ginnastica da antenato di un para-rapper, un filo mi irrito. E odio tutti i tipi di tessere che puntano a fare di me un amico fedele in cambio di sconti micragnosi (e poi si vendono le mie preferenze in fatto di latticini), non clicco mai sulle inserzioni in rete, evito i questionari, disprezzo chi pubblica sondaggi sui giornali e prima o poi passerò a fil di lama chi pubblica dati statistici in campo sanitario sui quotidiani, vigliacchi senza coscienza.
Comunque, ‘sta sbrodolatina per venire al fulcro dell’esperimento di oggi: messi gli occhiali vedo-rosa, che ogni esperimento fan ben venire, e chiuse le tende del laboratorio-soggiorno ho testato con la bellezza di sei prove i suggerimenti di ricerca di Gugol. Quelli che se digiti l’inizio della parola/e che stai cercando, appaiono tutti in fretta sotto la casella di ricerca, secondo un percorso illogico riconducibile solamente alla statistica casuale della cippa: ho un’idea vaga di quale dovrebbe essere la loro utilità ma non ne conosco utilizzo pratico sensato.
Ecco le parole-test con cui ho titillato il motore di ricerca: quando, perch (c’è una ragione), chi sono, fare, how (vorrei essere pubblicato su riviste scientifiche internazionali), uccidere.

I risultati offrono elementi interessanti: il 60% delle ricerche sono iperfutili e il resto fondamentali (“quando“), nessuna via di mezzo; se la parola è “perch“, la poesia dei risultati sulla rositudine dei fenicotteri è insuperabile, alla faccia di emule rotto; saluto felicemente il pareggio sostanziale tra palestinesi ed ebrei al test “chi sono“, con buona pace di chi cerca sé stesso; il fatto che la tecnica per fare il pane superi le ricerche su come fare l’amore (voce “fare“) è un sintomo preoccupante? Meglio il pane o l’amore? La versione internazionale (“how“) mi aveva mandato in visibilio con la prima voce, evidenziata, finché non ci ho cliccato sopra e ho scoperto che si tratta di un telefilm: sono molto deluso; infine, “uccidere“, oltre alla doppia variante dello stesso concetto (maiale e Berlusconi) mi rapisce al pensiero di “uccidere virgola”.
E ora, cari scienziati colleghi, i risultati in dettaglio:

Una bella chiusa informativa, oltre a tutto: cari cercatori di Gugol e caro Gugol stesso, vi informo ufficialmente che “perché”, sia come congiunzione che come sostantivo che come avverbio, si scrive con l’accento acuto e non con quello grave, perché perché perché. Cazzo, l’accento, maledizione, fanculo, ora vi cercherò e poi, sapetevelo, morirete.

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trivigantismi

il barbiere, il professore, il pelato

mosaicoUn barbiere, un professore sbadato e un uomo pelato partono insieme per un viaggio.
Calata la notte, stabiliscono di fare dei turni di guardia: prima il barbiere, poi il professore, infine l’uomo pelato.
Il barbiere, per far passare il tempo durante il suo turno di guardia, decide di tagliare i capelli al professore, mentre dorme. Non appena finito, lo sveglia perché inizi il suo turno di veglia.
Il professore, intontito, si passa la mano sulla testa e dice: “Ma questo barbiere è proprio un idiota, ha svegliato l’uomo pelato invece che svegliare me”.

Non Monty Python ma racconto umoristico del III secolo dopo Cristo. Ih ih.

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ténnica

l’innovazione di telecom (onde cerebrali selvagge)

telecomSfogliavo un giornale e imbattòmmi nella nuova campagna Telecom dedicata all’innovazione: workingcapital. In pratica, siccome da noi per “innovazione” si intende “prendi un’idea altrui e cambia qualcosa, almeno il nome”, cioè l’“innomazione”, Telecom dichiara che è disposta a finanziare progetti di innovazione in campo informatico (noia 2.0) e per farlo utilizza la strepitosa campagna che riporto qui a destra.
Ora, anche senza cliccarci sopra per ingrandire l’immagine e senza essere dei teorici dell’advertising, pare evidente che abbiano copiato e pure pesantemente. Esatto! E non solo le letterine colorate ma il font è lo stesso e il lettering nel complesso. Sebbene Google dichiari di essere a conoscenza della cosa e di averla autorizzata in via del tutto eccezionale, a me frega ben poco chi abbia copiato chi e perché: trovo buffo, invero, che Telecom per far partire tutta la geniale baracchina sia andata su questo sito e abbia fatto la scritta. Uoooah, innovazione. Beh, l’ho fatto anche io:
telecom_copia

Naturalmente, dopo averli presi per il culo, gli manderò il mio progetto di innovazione, allo scopo di fagocitare cospicuo finanziamento. Ma non posso rivelare qui il mio progetto, dai!, altrimenti poi me lo copiano. Però posso riportare qui il logo che ho ideato per la mia idea di innovazione 2.0; logo che, ci tengo a dirlo, ho inventato io da solo solissimo nella mia stanzetta giocosa:
telecom_trivigante

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nemici

la valle dei templi stilosi

1236870000186_00e92c6eLa Repubblica, edizione di Palermo, dà conto di uno studio effettuato dall’Ente Parco della Valle dei Templi di Agrigento sui resti dei templi, appunto, il quale studio stabilisce un fatto archeologico, non nuovo peraltro: i templi erano dipinti anche all’esterno e presentavano numerose varianti cromatiche a seconda della funzione. Il fatto ha una sua qualche rilevanza e merita considerazione.
Ma ancor il fatto è ancor più rilevante e straordinario se a raccontarlo è un redattore glam-superfescion invasato di parole allo sbraco e figlio di un dizionario copiato. Ecco il risultato: “Ritorna il colore nella valle dei Templi”. Dio, per fortuna è tornato (e questa è la classica apertura di un qualsiasi servizio di moda). “Glorificati dalla storia col loro tono ocra molto nature, in realtà i templi (…) non furono innalzati e lasciati così come appaiono, in pietra nuda”. E qui, al tono ocra molto nature, io già comincio ad armare il cane e ad accusare vertigini.
1236870000513_00e92c80Non dorico, non corinzio ma “Erano a modo loro templi già moderni, più fashion, ammantati di una patina colorata” e io, pur non facendomi sfuggire il paternalista “a modo loro”, mi immagino un leggendario architetto greco tipo Gattinoni o Cavalli sovrintendere ai lavori vestito di lima da unghie. Perché questi non sono templi, sono meravigliosi sfondi per la cultura della moda e del fascino, e gli dei altro non sono che feticci dell’eleganza.
Il fecondo redattore prosegue con un piccolo svarione (“condotto dall’ente del Parco archeologici di Agrigento”) e conclude magistralmente le sei righe sei con la frase: “c’è anche un pannello a colori in scala 1 a 1 appoggiato al tempio in pietra calcarea che colpisce come un flash lo sguardo stranito di chi ammira”. Flash, a-aah! E il pezzo è già finito. Peccato. Vado a farmi il casco, ciao.

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trivigantismi

la sensibilità ecologica dei modenesi

A Modena sono molto sensibili alla questione ambientale e ai caduti dell’atmosfera.
Bravi.
viazono

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nemici politicona

crederci è una scelta (la montagna del sapone)

red_wing_planning_mapIl segretario alla Difesa americana, Gates, dichiara che la soluzione della vicenda Afghanistan è molto di là da venire, ben oltre il 2011 previsto per il ritiro dall’Iraq: “impossibile fissare una data per il rientro delle truppe USA e NATO”. Anzi, la presenza contingenti occidentali nel paese è in continua crescita, come dimostra il fatto, per esempio, che il numero dei soldati italiani passerà a breve da 2.350 a 2.800, alla faccia di chi si ricorda dell’Unione Sovietica e di chi non crede alle pedine del Risiko. Ora, la mia domanda più che sincera è: perché le forze NATO e americana occupano l’Afghanistan? Io, a ben guardare, proprio non lo so. Stiamo ancora cercando Bin Laden e le centrali del terrorismo dopo otto anni? Stiamo cercando l’oppio cattivo e il fumo droghino? Abbiamo scoperto che ci piacciono moltissimo i levrieri? Quelle cazzo di grotte ci impediscono di vedere cosa fanno i terroristoni nel buio? Abbiamo fatto amicizia e ci è passata la nostalgia di casa? Oppure, oppure, chi lo sa. L’unica è provare a leggere tra le righe.

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ténnica

FOSStituire il possibile / Puntata 5.1: gamez!/UT

di gnappolo.
rs_stripesIo sono pacifista e nonviolento. Quando gioco sul computer posso essere diverso, e sono contento di potermi divertire con qualsiasi genere di videogame senza diventare davvero aggressivo. Per “evadere” mi basta il divertimento puro, in qualsiasi forma questo si presenti: riesco ad essere sereno davvero con qualsiasi gioco, se il gioco mi dà qualcosa di nuovo, un “mondo” particolare, una sensazione affascinante, insomma, se ne vale la pena. Questa intro solo per chiarirvi perché nel post di oggi troverete generi di giochi tanto diversi.
Un’altra cosa: sui nostri PC e in rete è davvero pieno zeppo di videogiochi, e chiunque ne conosce almeno due o tre oltre ai soliti solitario-campominato. Questo post però è per presentarvi esclusivamente dei giochi DAVVERO FOSS, completamente liberi e gratuiti, sviluppati grazie alla passione di intere comunità per il solo divertimento degli utenti. È un luogo comune smentito dai fatti che per giocare bene si devono spendere dei soldi: il Foss ci permette ore e giorni, ma che dico, intere settimane di sano divertimento a costo zero e comunque solo di alto (o altissimo) livello. E questa, se permettete, è una misura della portata rivoluzionaria del mondo opensource. Hasta siempre!

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nemici

piante a Milano

m_cadeoClaudio Abbado ha detto che per tornare a dirigere l’orchestra della Scala vuole novantamila alberi. Cioè, vuole che il Comune di Milano pianti novantamila alberi qua e là e lui torna, un letterale pagamento in natura. E’ chiaro che sta provocando, nel senso che sta mettendo il dito in una delle tante piaghe milanesi. Però.
Un assessore furbo potrebbe cogliere due frutti con una pianta sola: lanciare l’iniziativa congiunta “Profuma Milano” (da leggersi ad alta voce veloce, provate), nella quale il Comune – con il supporto del sommo maestro Abbado – sostiene l’arte (la musica) e il benessere collettivo (le piante). Sai che colpo? Sono serio, una botta di immagine e di sostanza pazzesca, come non se ne vedono da anni. A basso costo, peraltro: quanto verrà? Centomila euro? Duecentomila? Cazzate. E le altre amministrazioni a sudare invidia…
Invece no, ovvio: il signor Maurizio Cadeo, assessore preposto del Comune di Milano (il pistola che imbecilleggia nell’ironica immagine qui destra), ha testé risposto ad Abbado: “Pensi a suonare”. Facciadicazzismo, del più puro, oltre che cafone. Sfiorisci bel fiore.