Fedele alla mia funzione di servizio, ho addensato in questi giorni oscuri una guida alla comprensione del PD, così che le dimissioni di Veltroni di ieri, il tracollo sardo, lo sfacelo sul testamento biologico, il governo-ombra, la tramvata alle politiche, le primarie, le correnti e le fondazioni, i bersaniani e i cattolici oltranzisti, le libertà di coscienza su ogni piccola domanda e tutto quanto il resto siano, dicevo, finalmente chiari e comprensibili. E così anche il futuro del partito. Vado molto fiero della mia guida, poiché sarebbe stato molto più semplice redigere una guida alla compilazione della sequenza del genoma umano o alla composizione chimica del minestrone di verdure tirolese. Ma tant’è, ora serve sciogliere il nodo del PD. Cominciamo, dunque.
In principio fu il Partito Liberale (PLI) che si trasformò nella Federazione dei Liberali (FdL); nello stesso tempo, il Partito Socialista (PSI) si scisse nella Federazione Laburista (FL) e nei Socialisti Democratici Italiani (SDI) mentre, parimenti, il Partito Repubblicano (PRI) si smembrò nella Sinistra Repubblicana (SR) e, poi, nel Movimento Repubblicani Europei (MRE). Contestualmente, la Democrazia Cristiana (DC) implose in Unione Democratici Cristiani (UDC), Partito Popolare Italiano (PPI) e Cristiano Sociali (CS), mentre il Partito Comunista (PCI), per propria scelta, si frammentava in Partito Democratico della Sinistra (PDS) e Rifondazione Comunista (RC). Quest’ultima, nel volger di un mattino, si spaccò ulteriormente, dando origine ai Comunisti Unitari (CU). Al contempo, potemmo assistere alla creazione dal nulla di nuove formazioni per germinazione spontanea, come Rinnovamento Italiano (RI) e I Democratici (ID), in area post-democristiana e nelle zone umide.