Dunque, io lo dico per tempo, poi ciascuno pensi a sé: tra centonovantadue giorni, ossia poco più di sei mesi, quindi diciamo in settembre suppergiù (speriamo non il 29, altrimenti siam fatti davvero), il nostro attuale presidente del consiglio batterà il record assoluto di permanenza a capo di un governo repubblicano in Italia.
Sorpresi? Beh, io un po’ sì, sarà che come tanti sono nato sotto un governo Andreotti.
Infatti, immaginavo che certi superpesi massimi del potere, del calibro di Andreotti, De Gasperi, Moro, magari Fanfani, fossero praticamente imbattibili, fossilizzati per sempre nella storia con cumuli e cumuli di incarichi presidenziali tradotti in quantità inenarrabili di giorni al comando… e invece no. Nel ristrettissimo gotha di persone che sono state capo del governo per più di duemila giorni, il quarto è Moro (2074), terzo è – surprais! – Andreotti (2226), del secondo si è detto e il primo è De Gasperi con 2496 giorni seduto sullo scranno; ma, essendo attualmente una crisi di governo meno probabile dell’avvento di Elvis a cavallo di un sarcopedonte, è facile prevedere un cambio al vertice nel giro di qualche mese, come detto.
Cazzo, che delusione Andreotti, sembravi un vero duro…
Mese: Febbraio 2009
caso risolto
Dunque, direi che mi vien da ridere.
Pare che S. B. abbia accennato in conferenza stampa all’orecchio di N. S. la frase “Moi je t’ai donné la tua donna“, perché “femme” non gli veniva. E fin qui, inelegante e pistolone, come sempre, così N. S. impara che se vuole vendere la tennologia nucleare gli toccano poi ‘ste robe, è il prezzo per inchiapparci.
La parte migliore vien dopo; replica ufficiale della presidenza del consiglio poche ore fa, testuale: “La frase che il presidente Berlusconi ha detto sottovoce (…) era semplicemente: ‘Tu sais que j’ai ètudiè à la Sorbonne’“. Cazzo, fantastico. Ovviamente la faccenda della Sorbona non è mai stata vera ma non importa, strepitoso. Uno sta parlando e un altro, lui, lo ferma per sussurrargli: “Ehi, lo sai che io ho fatto i primi tre anni delle elementari alla Tito Speri e gli altri due alla Saleri?“. Figatona, quasi surreale. Putroppo non è andata così.
Il dipartimento scientifico di trivigante.it ha esaminato i filmati e ha posto la parola definitiva alla questione: S. B. ha detto “Moi je t’ai bombé la tua nonna“. Ecco perché N. S. non l’ha presa mica bene: non è perché è stato interrotto che si è risentito ma perché, cacchio, la nonna è la nonna.
cacar nel bosco leggendo
Dice Nabokov: “Sapere che si ha qualcosa di bello da leggere prima di coricarsi è una delle sensazioni più piacevoli della vita”.
Il che è del tutto vero, avere un buon libro che ci attende è una soddisfazione del tutto personale e godibilissima: però i buoni libri bisogna saperli trovare, magari scambiarseli e suggerirli alle persone che meritano. Ho alcuni buoni titoli da proporre, a questo proposito, frutto di lunghe e impegnative ricerche, adatti alle situazioni più comuni dell’esistenza.
Perché improvvisare va bene, ma studiare un po’, prima, va meglio.
Ad esempio, navigando per mare è più che utile sapere come evitare le navi grandi (“How to avoid huge ships”), oppure quante volte si è posto il problema di scegliere una bara appropriata e, magari, riutilizzare una vecchia tomba (“Fancy coffins” e “Reusing old graves”)? E che fare quando la melanzana diventa cattiva (“The anger of aubergines”)? E quando le vostre chiappe impazziscono (“Living with crazy buttocks”)? Problemi, problemi…
Molti pensano che cacare in un bosco sia un fatto istintivo ma sbagliano: la lettura di “How to shit in the woods” cambierà le vostre prospettive, specie se guardate in basso. E quanti sono coloro che non sono consci della propria condizione di morti (“People who don’t know they’re dead”)?
Triste destino. Insomma, ci siamo capiti, ecco qui qualche suggerimento per ottime ed edificanti letture; non ringraziate me, ringraziate gli autori:



















La storiella è piuttosto diffusa in rete ma, poiché è divertente e rende giustizia a cose e persone, la riporto qui. All’autore, ignoto, va il mio plauso convinto perché le parole composte in modo sovrumano mi fanno ridere un sacco (e poi sembra una gag in puro stile Monty Python).
La lingua tedesca è abbastanza semplice da imparare. Una persona che conosce un po’ di latino e di declinazioni si sentirà abbastanza sicura anche in Germania. Questo è, per lo meno, quello che dicono gli insegnanti di tedesco durante la prima lezione…
Il primo passo è comprare un corso di tedesco, come l’eccellente edizione, pubblicata a Dortmund, che parla della tribù degli ottentotti (Hottentotten). Il libro spiega che gli opossum (Beutelratten) vengono catturati e messi in ceste di vimini (Lattengitter) chiuse. Queste gabbie, in tedesco vengono chiamate Lattengitterkoffer; e se al loro interno vi è un opossum catturato, si chiamano Beutelrattenlattengitterkoffer. Un giorno, gli ottentotti catturano un assassino (Attentäter) accusato di aver ucciso una delle madri (Mutter) degli ottentotti (Hottentottenmutter), madre di uno stupido e balbuziente (Stottertrottel). Questo tipo di madre, in tedesco è chiamato Hottentottenstottertrottelmutter e il suo uccisore Hottentottenstottertrottelmutterattentäter. Si deve sapere che quando gli ottentotti catturano un individuo, lo mettono nella cesta per gli opossum (Beutelrattenlattengitterkoffer).
Ma l’assassino riesce a fuggire: inizia la ricerca!
Dopo qualche tempo uno dei guerrieri va dal capo: “Ho catturato l’assassino (Attentäter)“.
“Sì? Quale assassino?” chiede il capo.
“Beutelrattenlattengitterkofferattentäter“, risponde il guerriero.
“Cosa? L’assassino che è nella cesta dell’opossum fatta di vimini?” chiede il capo.
“Certo!” dice il guerriero, “Hottentottenstottertrottelmutterattentäter (l’uccisore della mamma dell’ottentotto stupido e balbuziente)“.
“Ah” dice il capo degli ottentotti “Fin dall’inizio avresti potuto dire che avevi catturato l’Hottentottenstottertrottelmutterbeutelrattenlattengitterkofferattentäter!“.
confusione furbetta
fondamentalismo applicato
Esce Religiolus nei cinema e accade qualcosa.
Dall’inizio: Religiolus è un buffo documentario di Bill Maher, comico piuttosto scettico verso i dogmi religiosi, nel quale l’autore incontra ferventi cristiani, musulmani esaltati, ebrei iperortodossi e li intervista, li fa parlare liberamente, portando a casa il risultato: gli esponenti più radicali delle tre maggiori religioni monoteiste appaiono come dei pazzi forsennati, seguaci di dogmi assurdi e rinchiusi nel proprio letteralismo. Il che è piuttosto ovvio, sia perché lo sono per davvero, ebbri della propria verità rivelata, sia perché Maher richiede una spiegazione razionale e consequenziale di ciò che razionale non è. Perché dio, che tutto può, non fa fuori Satana?
Naturale che i protagonisti del film diano fuori di matto e che i fondamentalisti sparsi nel mondo si inalberino. Il che fa ovviamente il gioco del documentario ma i poveretti non se ne rendono conto, tutti presi a difendere la propria quota di Gerusalemme dall’assalto degli infedeli.
Anche da noi, qualche cattolico iperdogmatico poco spiritoso si è preso la briga di censurare i manifesti del film, come dalle foto qui sotto, scattate a Roma:



Il che, oltre che piuttosto comico, è sostanzialmente stupido, visto che da un lato conferma quanto sostenuto nel film e dall’altro eccita a dismisura gli scettici come me, spingendomi ad andare al cinema tutto tronfio nelle mie posizioni. E non solo: mi incita alla reazione.
E, oplà, l’integralista dogmatico responsabile dell’azione ha pure un nome, visto che è giunta l’orgogliosa rivendicazione della censurina: l’associazione cattolica Vera Libertà, il cui scopo è “far luce e guidare, affinchè la libertà d’espressione non si trasformi in libertinaggio”, nella persona di tal Mario Arsi. Il cognome, da solo, sarebbe sufficiente a garantirgli un posto da usciere all’Inquisizione. Siccome, però, trivigante punta più alto e non ha l’abitudine di prendersela con uno solo, per di più buffone, ha elaborato un piano di reazione a largo spettro.
Ed ecco il piano di oggi:
– ore 8.30: incursione, banana alla mano, nell’ufficio del curato della chiesa dei SS. Faustino e Giovita e applicazione di pecette nere (“annullato”) su tutti i certificati di battesimo;
– ore 11.00: versamento di un chilo di gelato al pan di spagna nella cassetta della posta dell’Opus Dei;
– ore 11.40: sostituzione di tutte le copie de “I libri dello spirito cristiano” nelle librerie Paoline con copie di “Perché non sono cristiano” di Bertrand Russell, il tutto molto segretamente;
– ore 14.20: telefonata in diretta a Radio Maria durante la recita del rosario, chiedendo una speciale prece per la buona salute dei Khmer rossi;
– ore 15.00: accaparramento della copia di “Avvenire” nel bar “Il Corso” e cancellazione, con pennarellone nero, di tutte le parole che cominciano con “emme”;
– ore 17.45: collocazione nel Duomo durante la messa delle ceneri e, al momento del “Padre nostro che se nei…”, urlo a svocianza: “aaaaaaaiuei tu ell tanananana”; due volte;
– ore 20.00: poiché è il primo giorno di quaresima, pasteggiamento con maiale cotto nel vino rosso e caramellato, ripieno di canditi frizzanti, cui segue formulazione di fioretti senza speranza;
– ore 23.40: missione nel cimitero di Sant’Ignazio, asportazione dei fiori da tutti i sepolcri che hanno l’angelo che spezza le catene e riposizionamento degli stessi sulle tombe che di fiori non ne hanno.
Chi fosse interessato, ci vediamo alle otto al posto segreto.
l’inamovibile Pecorini
Venticinque anni, diciotto governi, otto dischi dei Duran Duran, l’invenzione di internet e lui, Franco Pecorini, è ancora lì.
“Lì” è sullo scranno destinato all’amministratore delegato di Tirrenia, la compagnia di navigazione dello Stato: potrebbe trattarsi di record mondiale di permanenza al timone di un’azienda statale, sono quasi sicuro che lo sia. Compito di qualunque amministratore delegato è, banalmente, amministrare una società e fornire dividendi, o servizi, agli azionisti. In questo caso, l’azionista unico di Tirrenia è Fintecna, società finanziaria del Ministero delle Finanze. Se un amministratore resta avvitato sulla propria cadreghina per venticinque anni, evidentemente l’azionista deve essere molto molto soddisfatto: infatti, un ministro all’anno, di media, non ha voluto o non è riuscito a scardinare Pecorini dalla sua posizione. Nello stesso periodo, in Alitalia ne sono saltati otto di ad, in Ferrovie sei. E son persino pochi.
Eppure la gestione assomiglia a un colabrodo: duecento milioni di perdite all’anno, più di un miliardo e mezzo di euri di aiuti di stato bruciati negli ultimi nove anni, indebitamento netto di ottocento milioni, una flotta di novanta navi quasi tutte decrepite, tremila dipendenti per far girare (malissimo) la baracca, collegamenti ridotti al minimo (si veda il caso recente delle Eolie) e, quindi, servizio praticamente nullo. Fosse una nave, bella metafora, sarebbe colata a picco da mo’. Eppure, eppure, lui resta lì.
di gnappolo.
Oggi si inaugura una serie di post dedicati ai programmi “liberi” e Open Source mirata a chi usa quotidianamente il pc e intende alleggerire non solo il proprio sistema (con programmi che facciano la stessa cosa in meno tempo) ma anche il portafoglio delle grandi software house.
Ci occuperemo di funzioni e programmi molto noti (l’instant messenging, masterizzare, Office e affini, ecc…), ma anche di softuerini sconosciuti ai più ma in qualche modo utili. Spero di far venire un po’ di acquolina in bocca offrendo una Piccola raccolta di software FOSS. L’indice, compresi i primi tre post già usciti sul b.site, è disponibile nell’area cose, qui.
Comunicare.
Il problema non è fosstituire MSN Messenger, che non uso e che odio ed è pure una sola proprietaria. Non è neppure GoogleTalk, che già usa un protocollo open (chapeau). IL problema secondo me è e sarà sostituire il software VOIP. Qualcuno ha infatti mai sentito di persone che usano il voip via software ma NON USANO Skype? Ecco, appunto.
Il bastardo è ormai uno standard per diffusione (come IE) ma con formato chiuso, tracciabile (può essere criptata solo la versione a pagamento, se non ricordo male) e pure un po’spaccaballe… (ultimamente mi contattano signorine di casino e russe per matrimoni piuttosto spesso). Pertanto, per quanto riguarda il comunicare in tempo reale propenderei a diffondere il verbo FOSS puntando ad altro. Per ora non ho da offrirvi veri riscontri oggettivi, e così in questo post troverete solo un paio di cose per il Voip. Al contrario, per il messenging istantaneo li cielo è decisamente più chiaro (e ci vola un simpatico e bravo piccione). E c’è anche una bazza!
il futurismo italiano
Assisto stupefatto non solo alle celebrazioni più sbilenche del centenario del futurismo italiano (pubblicazione del primo manifesto) ma anche all’utilizzo attuale, libero e forsennato, dell’aggettivo derivato: cene futuriste, gesti futuristi, incontri futuristi, artistismo futurista e così via. Non futuristico, futurista. Ossia, assumere del blu di metilene e pisciare blu in una pubblica fontana pare proprio sia considerato un gesto futurista. Mah, sfugge la relazione e il significato.
Che, poi, a rileggere oggi gli afflati di Marinetti per la radio senza fili, per il dinamismo dell’auto o della catena di montaggio, pare di guardare una comica di Stanlio e Ollio alle prese con la Ford T e la sua manovella. Per non parlare delle effusioni di Marinetti al partito fascista, abbracciato-lasciato-ripreso, e dell’estetica fatta di ciangolare di rottami sull’asfalto. Oh, sia chiaro, all’est fecero grandi cose nell’ambito, e qualcosina pure in Italia, ma poco avevano a che fare con Marinetti. Che morì tutto abbarbicato alla X MAS, ebbro del rumor di caricatori e dell’acciaio che sconfigge il marmo. Cosa ne venga da tutto questo alle performances attuali, per me resta un mistero.
Oltre a tutto, diciamocelo, fare i futuristi oggi, oltre che demodé (ah, il dinamismo di un processore Intel, l’audacia di una Fiat Punto, la velocità di un’adsl Infostrada…), non è sostenibile, per sovraproduzione, diminuzione delle risorse, contenimento dell’impatto e dell’impronta ecologica, buon senso e gusto minimo. Forse avrebbe apprezzato i SUV. Non serve essere dada per farsi beffe della “caffeina d’Europa“, basta far finta di essere sani. In tema, segnalo il post di gian marco che sfancula Marinetti rispondendogli come meglio non si potrebbe, ovvero facendo parlare Boris Vian. Lui sì, un gigante davanti a un nanetto da scappamento.
Ogni volta che vedo a tiro le elezioni europee mi pongo la stessa domanda: perché, visto che si tratta di europee, non mi è possibile votare un partito di un qualunque altro stato dell’Unione?
Rimango sempre senza risposta nonostante io la ritenga una buona domanda. In fondo, per fare una similitudine, è come se alle politiche mi obbligassero a votare soltanto candidati veneti o, che so, abruzzesi. Perché, dico io?
Proverei un piacere sottile a votare per i verdi tedeschi, veri duri, per i socialisti spagnoli, che andavan di moda, per i progressisti olandesi con le loro energie alternative, per i comunisti finlandesi, venuti su a vera vodka. O, più probabilmente, proverei un piacere molto meno sottile a NON votare i candidati italiani, che a Bruxelles ci vanno da ras del quartierino.
Potrei spingermi anche più in là: votare rifondaroli rumeni, comunisti estoni, visionari cechi, libertari macedoni, sarebbe meraviglioso; oppure oppure, e il cuore mi batte forte al solo pensiero, mi tengo a fatica, potrei finalmente, consapevolmente, felicemente esercitare, per una volta nella vita, una sola, il voto nella sua forma più estrema: il voto bulgaro.
Sarebbe bellissimo.