trivigante vs. la Chiesa: l’obolo di San Pietro

All’angolo sinistro, con i pantaloncini rosso-sovietico e i guantoni dell’Uomo Tigre, trivigante, peso piuma. All’angolo destro, con i pantaloncini di velluto damascato e i guantoni di scroto di balena, la santa romana Chiesa una-e-indivisibile, peso ultramassimo (uooooah, esulta il pubblico).

Nella ripresa di oggi: l’obolo di San Pietro.
«Si chiama Obolo di San Pietro l’aiuto economico che i fedeli offrono al Santo Padre, come segno di adesione alla sollecitudine del successore di Pietro per le molteplici necessità della Chiesa universale e per le opere di carità in favore dei più bisognosi», dicono loro qui. L’obolo, che risale all’ottavo secolo, è un’offerta libera che i fedeli fanno direttamente al papa, su conto corrente apposito (75070003) o via carta di credito, e che la chiesa redistribuisce a sostegno delle opere della missione della chiesa stessa e delle opere di carità.
Per averne un’idea, il gettito 2007 è stato pari a 79.837.843 dollari, nel 2008 pari a 75.785.574 dollari. Quasi un uppercut fatale per me.

B16 nella sua prima enciclica, Deus caritas est (25 dicembre 2005), disse: “La Chiesa non può mai essere dispensata dall’esercizio della carità come attività organizzata dei credenti e, d’altra parte, non ci sarà mai una situazione in cui non occorra la carità di ciascun singolo cristiano, perché l’uomo, al di là della giustizia, ha e avrà sempre bisogno dell’amore”, parlando ovviamente anche dell’obolo.
Sto perdendo, come sempre, ma ho il colpo pronto: attendo, attendo, eccolo.

Una parte cospicua dei proventi derivanti dall’obolo di San Pietro viene devoluta in beneficenza: ossia, soldi provenienti da donazioni vengono devoluti ai bisognosi. Pare giusto. Una delle forme della beneficenza vaticana è il cosiddetto “Prestito della speranza”, vale a dire che le parrocchie segnalano all’ufficio competente delle famiglie bisognose alle quali viene assegnato il Prestito, che equivale a cinquecento euri al mese. Attenzione alle parole, però: si chiama “prestito” e tale è. Non si tratta di un regalo, affatto, ma di un prestito che va restituito – e qui arriva il mio gancio destro – con l’interesse del 4,5%. Ovvero, per i duri di comprendonio, soldi ricevuti in donazione vengono prestati a interesse a porelli. 270 euri ogni seimila ricevuti in prestito, la cosa a me pare disgustosa. A dir poco.

Se, per dire, io entrassi nella prima filiale della prima società finanziaria che incontro, e chiedessi seimila euri in prestito per un anno, il risultato sarebbe questo:

Ventisei euro in più di quanto richiede la santa madre Chiesa. Complimenti vivissimi.
Mai come in questo caso la parola carità, “l’amore disinteressato verso dio e il prossimo”, è utilizzata a vanvera: senza interesse, appunto. Viva la carità del bancario, dunque, e questa brutta bestia che ho di fronte, nonostante i miei poderosi pugni al limite della cintura, non mostra alcun segno di cedimento.
La prossima ripresa, magari, la mordo all’orecchio.

  • Gen 10th, 2011 at 15:11 | #1

    Tra i post sempre più interessanti di Trivigante, questo mi genera tanto schifo che ho i conati. Che merda. Santa, merda!

  • Gen 10th, 2011 at 17:38 | #2

    Trivigante ha quote di Elastys, altro che la prima finanziaria che ha incontrato. Ammettilo, sei scoperto.

  • Gen 10th, 2011 at 17:40 | #3

    (ehm, la parte cazzona di me prende sempre il sopravvento, ma quello che scrivi è in effetti a dir poco vergognoso, peccato che queste cose non si sappiano, robe da matti, io ti regalo soldi e tu lo presi a interesse! robe da matti)

  • pazoozo
    Gen 11th, 2011 at 10:29 | #4

    Io sono a bordo ring, pronto ad assisterti in ogni modo.
    Morsica, sputa, colpisci anche in basso e non mollare.
    Non vogliamo concludere come facevi una volta in certi post?
    Vaffanculo Chiesa.

  • Oscar
    Gen 11th, 2011 at 13:34 | #5

    Le banche per dare prestiti hanno bisogno di garanzie di solvibilità.

    Questa iniziativa, denominata “prestito della speranza” offre alle banche le garanzie di solvibilità per coloro che non ha solvibilità e avere dunque accesso al microcredito.

    Il 4,5 % poi non so dove lo abbia trovato, quando sul sito dell’iniziativa si dice che per la famiglie non si supera il 4% di interessi.

    Maggior info qui.

  • Flavio
    Gen 11th, 2011 at 15:10 | #6

    @Oscar
    Si, rimane il fatto che ricevono soldi che di beneficienza dovrebbero essere, che vanno e tornano nelle loro mani.
    Il Cardinale Martini, a Milano, ha messo sul tavolo 1 o 2 milione di € di tasca propria per sostenere le famiglie più bisognose, e non ha chiesto il reso…

  • Oscar
    Gen 11th, 2011 at 16:53 | #7

    @Flavio

    si però vedi che l’assunto su cui si basa il post “prendono i soldi e ci speculano sopra con i prestiti” è falso perché non c’è correlazione fra l’obolo di pietro (vabbè) e non si tratta neanche di beneficenza… bensì di un sostegno all’accesso al microcredito.

    Insomma, va bene protestare e criticare per gli sprechi (dello Stato come della Chiesa) (mi trovi in prima linea) ma almeno non diffondiamo inesattezze.

    Credo inoltre che “prestare” i soldi sia meglio che regalarli: insomma il microcredito è meglio della beneficenza tout court.

    E inoltre chi non ha accesso al credito ha comunque bisogno di soldi si rivolge a chi garanzie non gliene ne chiede: gli strozzini. Vedi un po’ te…

  • Gen 11th, 2011 at 17:18 | #8

    @Oscar
    Ti ringrazio per il tuo intervento, davveroi, ma mi rimane un dubbio. Scusa, sai ma io non ci arrivo a capire il senso delle tue parole: la Chiesa Cattolica deve raccogliere dei soldi per dimostrare di essere solvibile a fronte di prestiti per le famiglie bisognose? Ho capito bene? Il Vaticano ha problemi di credibilità di fronte alle banche se non ci mette un po’ dei soldi dell’obolo di pietro? Sicuro?
    Grazie davvero, in anticipo.

  • Oscar
    Gen 11th, 2011 at 17:25 | #9

    @gnappolo

    l’obolo di pietro non c’entra nulla, c’è una sottoscrizione a parte.

    comunque si, ha raccolto un fondo di 30 milioni per coprire questa garanzia.

    Perchè le banche se ne fregano che tu sia il papa o il dalai lama o il Berlusconi di turno.
    Vedere garanzia, dare prestito.
    Da quel punto di vista le banche sono molto più oneste di molti politici/intellettuali: danno retta solo al denaro.

  • Gen 11th, 2011 at 17:31 | #10

    Grazie Oscar.
    Non so come, ma mi pare che il più onesto (tra banche, chiesa, governi, ecc.) finora sia stato proprio tu…

  • trofimov
    Gen 12th, 2011 at 08:48 | #11

    Io ci capisco poco, magari sbaglio,ma…:
    -il Vaticano ha mica una banca propria?
    -invece che l’obolo di san pietro, a garanzia non può lasciare qualche proprietà immobiliare?
    – se poi non restituisco il prestito, le guardie svizzere danno fuoco alla mia auto? o mi pignorano il televisore?

  • trivigante
    Gen 12th, 2011 at 09:40 | #12

    Vediamo di fare un po’ di chiarezza.
    Alla fine di dicembre 2010 il cardinal Bagnasco (CEI) ha stipulato un accordo con l’ABI (Associazione Bancaria Italiana) perché il “Prestito della Speranza” passi in gestione economica alle banche ma resti in gestione di assegnazione alla Chiesa.
    Mi spiego: come scrivevo, le parrocchie segnalano all’ufficio diocesano le famiglie bisognose, il quale ufficio vaglia a proprio piacimento le pratiche e segnala quelle meritevoli, a proprio parere, agli istituti di credito, i quali aprono una valutazione di merito creditizio. La differenza rispetto al passato (ossia fino a dicembre 2010, cioè ieri) è che il fondo derivante dall’Obolo di San Pietro costituisce una sola garanzia, mentre prima era il fondo utilizzato per i prestiti veri e propri. Fino a ieri, quando chi ci guadagnava era direttamente il Vaticano, l’interesse era del 4,5%, come scrivevo, ora dovrebbe (il condizionale è d’obbligo visto che l’accordo è molto recente) toccare un massimo del 4%. Poco cambia.

    Nel merito: ciò che volevo sottolineare nel post è che sarebbe opportuno in questo paese imparare tutti a chiamare le cose con il proprio nome. Ossia, c’è una bella differenza tra “carità”, che è il termine utilizzato dal Vaticano per il “Prestito della Speranza” fino all’accordo-quadro di pochi giorni fa (ora la chiamano “colletta nazionale”), e il “prestito a interesse” che, di fatto, costituisce la sostanza dell’iniziativa. Questo nuovo accordo apparentemente elimina un aspetto fastidioso della vicenda, ossia l’utilizzo di fondi ricevuti in donazione per prestiti con tasso di interesse, spostando semplicemente il baricentro del gestore verso le banche aderenti.
    Permangono molti “ma”, ovviamente: il primo riguarda le condizioni di accesso. Essendo l’ufficio diocesano a vagliare le richieste, e non le banche, ed essendo le parrocchie a segnalare i bisognosi, appare chiaro che il sostegno economico è fortemente indirizzato, se non esclusivamente, verso quelle famiglie che vengono ritenute meritevoli sulla base di criteri non meramente finanziari: adesione alle iniziative ecclesiali, manifestazioni pubbliche di fede etc.
    Sono molto molto scettico, e magari fossi smentito, sul fatto che una famiglia di pachistani filo-maoisti possa realmente accedere al “Prestito della Speranza”.
    Il secondo “ma” riguarda i tassi di interesse: che sia il 4,5 o il 4%, come pare ora sia, siamo tutto sommato sempre nell’ambito di prestiti bancari normali, come volevo dimostrare alla fine del post. Cioè non c’è una differenza sostanziale di tasso di interesse tra il “Prestito della Speranza” e una normalissima finanziaria scelta a caso, il che mi dà da pensare.

    Ciò che fa la differenza, dunque, non sono le condizioni del prestito ma l’accesso a forme di finanziamento per coloro che altrimenti potrebbero non avervi accesso. Ma anche questo, come detto prima, non è del tutto vero, poiché i criteri adottati dagli uffici diocesani sono più soggettivi che finanziari (la famiglia pachistana filo-maoista di prima) ed è fuor di dubbio che l’interesse vaticano a sostenere le famiglie è piuttosto pelosetto. Il “Prestito della Speranza” è erogabile a una famiglia di separati? In teoria forse sì ma a me piace andare a vedere la pratica. Infatti, guarda caso!, bisogna fare parte del”Le famiglie naturali fondate sul matrimonio ai sensi dell’art. 29 della Costituzione” (http://www.abi.it/jhtml/home/conoscereBanche/FinanzaEtica/Microfinanza/AccordoAbiCei/AccordoAbiCei.jhtml, accordo quadro allegato A) o senza convivenze di fatto posteriori al matrimonio. Bella scoperta.

    In conclusione: è pur vero che da dicembre 2010 alcune cose sono cambiate, eliminando almeno l’aspetto più fastidioso della questione (ma la cosa è ancora in divenire, vedremo), ma è altrettanto vero che se di “microcredito” si vuol parlare mi pare bizzarro che a) l’accesso sia regolamentato da parametri non esclusivamente finanziari b) i tassi siano regolati secondo norme bancarie e non secondo le norme che la “carità” cattolica suggerirebbe.
    Come dicevo, è la carità del bancario. Quindi, pelosa.

  • Oscar
    Gen 12th, 2011 at 15:43 | #13

    Grazie Trevigante per la lunga spiegazione.

    Non eri a conoscenza della nuova condizione, pensavi ci fosse ancora quella vecchia (a proposito: dove la posso trovare per confrontarla?) e non hai controllato se le cose fossero cambiate nel frattempo, di fatto facendo disinformazione (ma figurati, è una superficialità che fanno i giornalisti professionisti, figurati un blogger che -credo- come tutti lo fa per passione e ha un altro lavoro)

    Dal mio punto di vista chi deve fare il bene dei cittadini? Lo stato o la chiesa? Secondo me lo Stato! Però lo stato ha varato l’inutile social card, la chiesa ha varato un sistema di microcredito che aiuta (sempre in teoria) le famiglie -attenzione – NON NECESSARIAMENTE CATTOLICHE, MA LE FAMIGLIE COSI’ COME SONO RICONOSCIUTE DALLA COSTITUZIONE.

    Fai pure le tue considerazioni.

    Magari anche guardando i tassi che propongono altre banche e finanziarie su questo sito http://prestiti.supermoney.eu/personali/

  • trivigante
    Gen 13th, 2011 at 07:50 | #14

    La disinformazione, per tua – invece – informazione, è un’altra cosa. Ti invito quindi a soppesare di più le parole quando scrivi e, potendo, a valutare con più attenzione i contenuti prima di esprimere giudizi buttati lì, come nella tua ultima. E, magari, a entrare nel merito di ciò che uno ti risponde.
    Se, poi, a te pare normale che la richiesta di un prestito bancario venga vagliato prima dal parroco e poi dall’ufficio diocesano e non, che so, da un bancario sulla base di criteri finanziari oggettivi, liberissimo di pensarlo. Io non la penso così.
    Infine, sinceramente mi interessa poco valutare “i tassi che propongono altre banche e finanziarie”, dato che ho scritto esplicitamente “Se, per dire, io entrassi nella prima filiale della prima società finanziaria che incontro”, ed era davvero la prima. Il punto era ovviamente un altro, e l’ho spiegato esplicitamente. Bisogna aver voglia di leggere e seguire il discorso, però.

  • Oscar
    Gen 13th, 2011 at 08:52 | #15

    Disinformazione: “Fornire una informazione carente o gravemente inesatta, spesso [ma ammetto che non è il tuo caso] dovuta a una precisa volontà fuorviante”

    Non mi sembra che tu conosca la realtà delle parrocchie, perchè è ormai da tempo che i parroci sono solo una parte della vita parrocchiale, che è formata da consigli di laici a vari livelli (parrocchia, unità pastorale, consigli diocesani). Preti ce ne sono sempre di meno, quindi sono i laici che si assumono le responsabilità di portare avanti la Chiesa. Non sono quindi quelli che tu definisci “i parroci” a decidere, ma le parrocchie, e in prospettiva futura saranno sempre più “in mano” ai laici.
    Ad ogni modo accusare le parrocchie di favorire (eventualmente) le famiglie che fanno “pubbliche manifestazioni di fede” e non quelle che semplicemente si trovano nel proprio territorio è frutto di pregiudizio.
    Forse ignori che ogni diocesi ha il proprio ufficio pastorale migranti che svolge ogni giorno il lavoro “sporco” con famiglie immigrate di ogni estrazione sociale, religiosa e geografica, al pari di tante altre associazioni (anche non religiose).

    Non so se hai visto Ballarò due giorni fa. La Gelmini bollava ogni discorso costituzionale di Rodotà come “falso e antiberlusconiano” perchè Rodotà ha fatto per tre mandati il parlamentare per la sinistra. Insomma, aveva pregiudizi. Ecco, non fare lo stesso errore.

    Per quanto riguarda la “prima finanziaria che hai trovato” il mero dato percentuale è un po’ poco se non specifichi anche 1) se hai indicato che tu NON OFFRI garanzie 2) se hai indicato l’età in questione 3) se effettivamente la finanziaria in questione è solida.

    Ah, aspetto ancora il vecchio “progetto quadro” (quello che è cambiato da poco) da cui tu hai tratto i dati del tuo articolo

    Ciao!

  • Oscar
    Gen 13th, 2011 at 08:57 | #16

    E poi cosa intendo per disinformazione e i suoi effetti:

    io stesso ho trovato questo articolo grazie a Tumblr: qualcuno ha condiviso il tuo pensiero e ora se lo stanno ribloggando.

    Il testo, in sintesi, dice che “la chiesa presta a strozzo i soldi ricevuti in donazione”

    Ecco ora decine di persone pensano che sia verità. Invece noi sappiamo che non è così. Almeno ..sicuramente non lo è adesso nel presente(prima forse si, non lo so, non mi hai ancora dato le prove)

    Ciao e buona vita

  • trivigante
    Gen 14th, 2011 at 07:58 | #17

    Continui a non cogliere il punto, a parere mio.
    A me non interessa se a don Peppino si affianchi il laico Superman nelle parrocchie, ciò che mi pare evidente è che non esistano, e l’ho già scritto più volte, criteri oggettivi e confrontabili per la valutazione della richiesta di credito, bensì il tutto sia demandato al parere caritatevole parrocchiale e a quello diocesano.

    Venendo al resto, il mio post – di cui confermo esattamente ogni virgola – ha una pecca, hai ragione e ti ringrazio di averlo segnalato, ed è quella di non essere aggiornato all’accordo di tre settimane fa. Per il resto, ti invito a rileggerlo attentamente: non si parla di strozzinaggio, non si danno informazioni fuorvianti o pregiudiziali, dò semplicemente il mio parere sul fatto che qualcuno riceva soldi in donazione e poi li utilizzi per elargire prestiti a interesse. Punto.

    Infine, visto che ne fai una questione dirimente, vengo alle cifre dei tassi di interesse. Non c’è bisogno di risalire al passato, basta il presente dell’accordo: “4. Il tasso annuo effettivo globale (TAEG) applicato ai finanziamenti di cui al comma 1 non potrà essere superiore al tasso effettivo globale medio (TEGM) sui prestiti personali, pubblicato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze ai sensi della legge 108/1996, decurtato del 50%”.
    Il tasso medio stabilito dal Ministero nel 2010 per i crediti personali e valido tuttora è il 12,53% (http://www.gazzettaufficiale.it/guridb/dispatcher?datagu=2009-12-30&task=pdf&datainiziovalidita=0&subarticolo=1&redaz=09A15517&datafinevalidita=99999999&progressivoarticolo=0&service=1&numgu=302&numeroarticolo=9999&versionearticolo=1&tmstp=1263900917013&cdimg=2009123009A155179999003), il calcolo del 50% è piuttosto facile da fare. Ne consegue che l’unica norma presente nell’accordo dice che il massimale del tasso applicato al finanziamento non potrà essere più alto del 6,265%. Null’altro. Bello distante dal 4 o dal 4,5%, non trovi? Poi, ogni banca fa a sé. Il calcolo del 4,5%, che è una media, è di Claudio Rendina, vaticanista piuttosto noto. E c’è una bella differenza, concorderai, tra scrivere una cosa in un accordo quadro e invece scriverla su un sito internet dedicato in prima pagina.

    Infine, e lo dico per te, ti suggerisco di utilizzare con più parsimonia giudizi e termini, facendo riferimento a ciò che effettivamente uno scrive. Accusare qualcuno di fare disinformazione è una valutazione che va fatta con grande discernimento e saggezza, soltanto dopo essere sicuri di aver ben compreso ogni dettaglio di ciò che è scritto.
    Saluti a te.

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