l’inamovibile Pecorini

Venticinque anni, diciotto governi, otto dischi dei Duran Duran, l’invenzione di internet e lui, Franco Pecorini, è ancora lì.
tirrenia“Lì” è sullo scranno destinato all’amministratore delegato di Tirrenia, la compagnia di navigazione dello Stato: potrebbe trattarsi di record mondiale di permanenza al timone di un’azienda statale, sono quasi sicuro che lo sia. Compito di qualunque amministratore delegato è, banalmente, amministrare una società e fornire dividendi, o servizi, agli azionisti. In questo caso, l’azionista unico di Tirrenia è Fintecna, società finanziaria del Ministero delle Finanze. Se un amministratore resta avvitato sulla propria cadreghina per venticinque anni, evidentemente l’azionista deve essere molto molto soddisfatto: infatti, un ministro all’anno, di media, non ha voluto o non è riuscito a scardinare Pecorini dalla sua posizione. Nello stesso periodo, in Alitalia ne sono saltati otto di ad, in Ferrovie sei. E son persino pochi.
Eppure la gestione assomiglia a un colabrodo: duecento milioni di perdite all’anno, più di un miliardo e mezzo di euri di aiuti di stato bruciati negli ultimi nove anni, indebitamento netto di ottocento milioni, una flotta di novanta navi quasi tutte decrepite, tremila dipendenti per far girare (malissimo) la baracca, collegamenti ridotti al minimo (si veda il caso recente delle Eolie) e, quindi, servizio praticamente nullo. Fosse una nave, bella metafora, sarebbe colata a picco da mo’. Eppure, eppure, lui resta lì.
pecoriniE ai vari, quelle belle festicciole in cui la contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare lancia la bottigliona, non mancano mai i rubicondi vescovi e i prelati rubizzi, i faceti amministratori e i pingui boiardi, tutti di altissima lega e bassissima statura. Perché Pecorini piace a tutti, non si sa bene perché ma piace davvero a tutti. Cavaliere del Lavoro, vicepresidente di Confcommercio, è pure insignito del titolo di Gentiluomo di Sua Santità, ovvero laico che può prestar servizio nelle cerimonie ufficiali del Vaticano. E che al governo ci sia il centrosinistra o la destra, non fa alcuna differenza, qui si vola più alto. Ai funerali del papa, Pecorini pirleggiava a fianco di Bush. Memorabili le sue festine: telefona a qualche centinaio di amichetti, ammiragli rincoglioniti, babbione cadaveriche, puzzolenti esponenti di partito, vescovi marciti, li fa salire su una nave di linea appositamente sequestrata per l’evento e, per qualche giorno, scorrazzano nel mediterraneo tra buffet e pranzi al tavolo del capitano.
Vi piacciono le gite marinare? Consiglio Genova: al porto, ben visibile, potete avvicinarvi alla Taurus, una bella nave-missile varata nel 1998 e costata un quarto di una piccola finanziaria, potentissima e velocissima, felicemente lasciata in disarmo da anni al molo. Ogni tanto si avvicina un tecnico Tirrenia e smonta qualche pezzo, tra gli sguardi indifferenti di quattro marinai che lì risiedono e che osservano la ruggine. La nave ha tre gemelle, Scorpio, Capricorn e Aries: la prima è temporaneamente affittata alla Sardinia Ferries, la seconda è utilizzata come nave di riserva (due viaggi all’anno, l’ultimo si è smaltata in un vivaio di cozze), la terza è in disarmo a Napoli (seconda gita consigliata). E ce ne sono altre. Le quattro navi sono tuttora considerati i traghetti più veloci del mondo; peccato che consumino ciascuna l’intera produzione petrolifera di un emirato arabo per la sola accensione e, quindi, restano ferme. E chi se ne impippa, tanto l’importante è dare commesse milionarie a Fincantieri, il gioiellino di casa.
Della privatizzazione di Tirrenia parlò per primo un presidente del consiglio di vent’anni fa e tutti gli altri, poi, come lui. Eppure, nonostante tutto scorra, Tirrenia no. D’altronde, è dura vendere – ammesso che lo si voglia – un’azienda con ottocentomilioni di debito, una flotta bacucca che ne vale meno di seicento e un amministratore delegato habitué delle sacre stanze. “La flotta Tirrenia di Navigazione ha subìto una grande evoluzione nel corso degli ultimi anni”, dice il sito, e infatti il Ministero ha sganciato 320 milioni per acquistare quindici nuovi traghetti che, immagino, avranno motori alimentati a funghi porcini, zafferano, rubini e cocaina.
Pecorini è una strana particella, contemporaneamente immobile e in movimento tra scambi di favori e soldi, tanti, che vanno e vengono, mentre lo stile resta immutabile: craxiano alle origini, per lui l’edonismo reaganiano non è mai tramontato, farebbe pena nella sua ibernazione se non fosse uno scandalo fatto tizio, i cui costi ricadono dove si sa. Che per andare per mare si prenda Tirrenia o Love Boat a lui non importa nulla, il giocattolo serve ad altro. Per questo e tutto il resto, egregio Pecorini, riceva da parte mia un cordialissimo, rispettoso, deferente fanculo. Grosso come una nave.

  • Feb 24th, 2009 at 10:38 | #1

    Rinfranca sapere che mentre chi entra ora nel mondo del lavoro e’ costretto a vivere con stipendi da fame, i soliti vecchi bacucchi banchettano come sempre e per sempre.
    Le ronde dovrebbero passare anche da certi uffici e consigli d’amministrazione.
    Grazie mr T., provvedo a spargere il verbo.

  • trofimov
    Feb 24th, 2009 at 11:11 | #2

    E’ stato, quello della Tirrenia, uno dei cavalli di battaglia della recente campagna elettorale di Soru, che chiedeva a gran voce che non venisse rinnovata la convenzione, visto che lo Stato elargisce 50-60 milioni di euro l’anno, per un servizio a dir poco penoso, proponendo tra l’altro che ad acquistarla fosse la Regione stessa (http://www.sardegnaoggi.it/notizie.php?notizia=11247). Niente da fare: convenzione dal Governo rinnovata ad libitum.
    E Soru-Titanic che si smalta contro l’ineffabile Iceberg-Pecorini. Con conseguenze che tutti noi ormai tristemente conosciamo.

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