trivigante e la tregenda

Fedele alla mia funzione di servizio, ho addensato in questi giorni oscuri una guida alla comprensione del PD, così che le dimissioni di Veltroni di ieri, il tracollo sardo, lo sfacelo sul testamento biologico, il governo-ombra, la tramvata alle politiche, le primarie, le correnti e le fondazioni, i bersaniani e i cattolici oltranzisti, le libertà di coscienza su ogni piccola domanda e tutto quanto il resto siano, dicevo, finalmente chiari e comprensibili. E così anche il futuro del partito. Vado molto fiero della mia guida, poiché sarebbe stato molto più semplice redigere una guida alla compilazione della sequenza del genoma umano o alla composizione chimica del minestrone di verdure tirolese. Ma tant’è, ora serve sciogliere il nodo del PD. Cominciamo, dunque.

In principio fu il Partito Liberale (PLI) che si trasformò nella Federazione dei Liberali (FdL); nello stesso tempo, il Partito Socialista (PSI) si scisse nella Federazione Laburista (FL) e nei Socialisti Democratici Italiani (SDI) mentre, parimenti, il Partito Repubblicano (PRI) si smembrò nella Sinistra Repubblicana (SR) e, poi, nel Movimento Repubblicani Europei (MRE). Contestualmente, la Democrazia Cristiana (DC) implose in Unione Democratici Cristiani (UDC), Partito Popolare Italiano (PPI) e Cristiano Sociali (CS), mentre il Partito Comunista (PCI), per propria scelta, si frammentava in Partito Democratico della Sinistra (PDS) e Rifondazione Comunista (RC). Quest’ultima, nel volger di un mattino, si spaccò ulteriormente, dando origine ai Comunisti Unitari (CU). Al contempo, potemmo assistere alla creazione dal nulla di nuove formazioni per germinazione spontanea, come Rinnovamento Italiano (RI) e I Democratici (ID), in area post-democristiana e nelle zone umide.
Alla fase sporiforme seguì una complessa fase di coagulazione evolutiva: Federazione dei Liberali (FdL), Partito Popolare Italiano (PPI), Rinnovamento Italiano (RI) e I Democratici (ID) aggregarono i propri aminoacidi e diedero vita alla Margherita (M), escludendo di fatto l’Unione Democratici Cristiani (UDC), che per la delusione si trasformò nell’Italia di Mezzo (IdM), e i Cristiano Sociali (CS), che presero una via diversa, attratti dalla forza gravitazionale di ciò che succedeva a sinistra. Infatti, il processo di condensazione viaggiava celere anche di là: il Partito Democratico della Sinistra (PDS) agganciò nella propria orbita Sinistra Repubblicana (SR), Federazione Laburista (FL), Comunisti Unitari (CU) e, come detto, i Cristiano Sociali (CS), dando origine ai Democratici di Sinistra (DS). I Socialisti Democratici Italiani (SDI), rimasti isolati nell’evoluzione, si modificarono in Alleanza Riformista (AF).
Fu a questo punto, circa sedici mesi fa nel bel mezzo dell’era agglomerativa, che per un processo di solidificazione simile a quello del grasso prima cotto e poi messo in frigo, Movimento Repubblicani Europei (MRE), Italia di Mezzo (IdM), Margherita (M), Democratici di Sinistra (DS) e Alleanza Riformista (AF) si unirono in un unico corpo, riassumendo sotto un unico nome la bellezza di ventidue differenti abbozzi evolutivi, in un momento genetico paragonabile a quello storico della fusione tra il cavallo, l’asino, la nonna del mulo e un chilo di sale grosso.
Era nato il Partito Democratico (PD), uno e ventiduino. Ovvero, laddove l’acqua è socialdemocratica, la pasta cristiano-sociale e il sugo socio-liberale.