Carla Capponi

Questa è una storia di coraggio, desiderio di libertà, eroismo. E, come capita, anche di miserabili.

Carla Capponi si unì alle formazioni partigiane di Roma subito dopo l’otto settembre e, poiché non intendeva limitarsi a fare la staffetta, nell’ottobre 1943 rubò la pistola a un milite fascista, mentre entrambi erano sull’autobus. Da allora compì più di quaranta azioni con i GAP romani contro le truppe tedesche di occupazione, senza lasciare tregua al nemico. Azioni in bicicletta, a piedi, di notte e di giorno, a Roma e in provincia, da sola e in gruppo, senza mai conoscere riposo e senza mai concedersi il gusto del compiacimento. Furono moltissime, attaccò con tre compagni il comando tedesco a piazza Barberini, assalì un corteo della GNR in via Tomacelli, partecipò all’attentato di via Rasella, attaccò un camion tedesco che stava per caricare alcuni condannati a morte a Regina Coeli. Nessuna resa mai.
Ma non solo con le bombe si fa la resistenza: in una incredibile notte dipinse un’enorme falce e martello sull’altare della patria e scritte di libertà in piazza di Spagna; poi salì sul colle e si gustò lo spettacolo della gente che al mattino si dava di gomito. gap_romaDiventò vicecomandante di una formazione GAP romana e salutò la liberazione come cosa anche sua, nel giugno del ’44. Sposò il comandante Paolo, ovvero Rosario Bentivegna, anche lui gappista a Roma e suo compagno di lotta prima che di vita. Diventò consigliere comunale e poi parlamentare del PCI per alcune legislature, non fermando mai la propria attività sul territorio per l’emancipazione delle donne e della popolazione delle borgate.
Fu insignita dal presidente della Repubblica della medaglia d’oro al valore militare, per “le più eroiche imprese nella caccia senza quartiere che il suo gruppo d’avanguardia dava al nemico annidato nella cerchia dell’abitato della città di Roma” (dalla motivazione ufficiale), il che avrebbe dovuto chiudere per sempre le polemiche sull’attentato di via Rasella e sulla rappresaglia delle fosse Ardeatine. Non è stato così.
Carla Capponi è mancata nove anni fa, dopo aver scritto un libro di memorie bellissimo e onesto, ricco di vera umanità e di insopprimibile desiderio di libertà (“Con cuore di donna“), che consiglio davvero. Il comandante Paolo, invece, è ancora vivo e difende coraggiosamente, ancora, i diritti e la memoria dei giusti. Ed ecco la parte schifosa della storia.

Nel 2003 la presidenza del Consiglio dei Ministri, dipartimento per le pari opportunità (ministro Prestigiacomo), ha pubblicato “Italiane“, raccolta di duecento biografie di donne italiane che negli ultimi centocinquant’anni avrebbero contribuito allo sviluppo e alla storia del paese; nonostante la Prestigiacomo dica che il testo è stato scritto da “firme prestigiose del giornalismo e della storiografia, di diversa estrazione politica e culturale” (dall’introduzione), la qualità complessiva, l’accuratezza e, soprattutto, l’intento politico che sta a monte sono a dir poco vergognosi. Vado a cercare Carla Capponi, nel terzo volume: supero Susanna Agnelli, Donna Letizia, Horus (sul serio!), Chiara Lubich, Nilla Pizzi, la biografia di Edda Ciano scritta da Galli della Loggia, mi trattengo dall’ira e arrivo a pagina 53. E qui, tra l’altro, leggo: “Nonostante la motivazione della medaglia d’oro al valor militare della quale venne insignita recitasse: «Per aver partecipato alle più eroiche imprese (…) della città di Roma», non si conoscono rilevanti gesta partigiane di Carla Capponi prima del 23 marzo del 1944”. Falso. E non basta: “E, come vedremo, neanche dopo“. Falso. Il 23 marzo è la data dell’attentato di via Rasella e l’autore della biografia scrive ancora: “Alla Liberazione Carla Capponi aveva ventisei anni e sembrava li avesse spesi tutti in quel 23 marzo 1943. (…) Fu più volte eletta nelle liste del Pci, senza tuttavia lasciar particolari tracce del suo impegno parlamentare. D’altronde il partito non le chiedeva altro che essere ciò che era, “quella di via Rasella”, espressione pronunciata con rispetto, ma anche con tono perplesso e, talvolta, di biasimo“. Falso, che schifo. Peraltro, di anni, alla liberazione ne aveva ventitre, almeno la data di nascita… E come conclude? Così: “Morì (…) poco aver terminato (sic!) ‘Con cuore di donna’, il suo testamento spirituale. Non è un buon libro, ma Carla Capponi non pretendeva realizzare un’opera letteraria”. Falso, idiota, è un libro eccellente, è tutto fuorché un testamento, men che meno spirituale, ed è un libro onesto, categoria sconosciuta ai più. E ancor più scandalosa è la frase successiva: “Voleva solo custodire la memoria della sua avventura terrena, ovvero di quel 23 marzo 1944”. Avventura terrena? Ma vaffanculo.
Chi è, dunque, questa “prestigiosa firma del giornalismo” che ha osato scrivere cose così indegne e false? Tal Paolo Granzotto, ovviamente redattore de ‘Il Giornale’. Che vergogna, non solo sono argomenti pretestuosi, si tratta di denigrazione revisionista e compiaciuta, in colpevole malafede, che riduce una vita memorabile e coraggiosa a poco più di niente. Ovvero quello che Granzotto, redattore piccolo piccolo e ignorante, è in grado di comprendere.
Nel 2003 l’ottantunenne comandante Paolo, Rosario Bentivegna, perduta ormai la sua compagna, scrisse una lettera energica a Granzotto per riportare i fatti in una qualche misura vicino alla realtà: tale risposta è migliore di qualsiasi considerazione ulteriore. Ma non deve restare da solo, il comandante Paolo, a difendere i fatti dai miserabili: gli si può scrivere in qualità di presidente onorario dell’ANPI Roma a questo indirizzo: info@resistenzaitaliana.it.

  • Feb 13th, 2009 at 13:56 | #1

    Che schifo.. Grazie per averci reso partecipe mr T.

  • siu
    Feb 13th, 2009 at 14:30 | #2

    I conati di vomito in questo periodo sono come le onde, si susseguono, uno via l’altro, e sempre più ravvicinati. Ci mancava anche questo, come dire… anterogrado; di cui peraltro, e come sempre, ti ringrazio sentitamente, caro Trivigante.

  • gnappolo
    Feb 13th, 2009 at 15:16 | #3

    Sono riconoscente a T. per aver riportato alla nostra attenzione una memoria importante. La storia non è mai bella senza i volti e le persone. Ho in testa solo 3 parole:
    Memoria
    Resistenza
    Riconoscenza (a T., alla Capponi e al Com.te Paolo)
    Grazie davvero
    J

  • pazoozo
    Feb 13th, 2009 at 16:10 | #4

    Tu formalizzi l’occupazione di uno spazio nuovo e fai cambiare le cose, ma che questo spazio continui a contenere, come in passato, momenti di memoria come questo è un grande conforto, per me.
    Grazie, davvero.
    L

  • trivigante
    Feb 13th, 2009 at 16:53 | #5

    Grazie a voi, condividere le storie è l’unico modo per tenerle vive; ed è un buon modo per non sentirsi soli.
    A proposito del post, vi segnalo dunque:
    Carla Capponi, ‘Con cuore di donna’, Net, 2003;
    Rosario Bentivegna, ‘Via Rasella. La storia mistificata. Carteggio con Bruno Vespa’, Manifestolibri, 2006 (in cui il mistificatore è ovviamente Vespa);
    Rosario Bentivegna, ‘Achtung Banditen! Prima e dopo via Rasella’, Mursia, 2004.

    Di Granzotto non segnalo nulla, se non che ha scritto una biografia di Montanelli, che “ha rappresentato l’Italia del ‘galantuomismo’, del rigore etico, dell’onestà, della correttezza, del decoro, della dirittura morale, l’Italia della sacralità del lavoro e della virtù civica”.
    Imparato nulla, eh?

  • Apr 14th, 2012 at 10:49 | #6

    Vorrei sapere di piu’ se e’ possibile , riguardo la foto,a me per quello che mi hanno detto,la foto si riferisce alla liberazione di Firenze,in particolare il quartiere di S.Frediano ,gradirei una conferma o meno di tale affermazione,e se viriuscisse a farmi saper di piu’in merito,grazie davvero.

  • trivigante
    Apr 16th, 2012 at 08:59 | #7

    Buongiorno Tiziano,
    da quanto risulta anche a me la fotografia si riferisce a Firenze, qualche giorno prima dell’11 agosto 1944.
    Non saprei dire il quartiere, poiché come succede spesso alle fotografie molto utilizzate (l’ho fatto anche io) nessuno sa esattamente la data e il luogo dello scatto.
    Lo stesso archivio de l’Unità, da cui l’ho presa, non dice molto (http://archiviofoto.unita.it/index.php?valorernd=4&pagina=3&codset=STO&cod=230&pg=4#foto_6).

    Un indizio però c’è: questa foto è stata utilizzata in copertina per il libro di Giorgio Amico “Operai e comunisti (la Resistenza a Savona 1943-1945)”, edizioni GiovaneTalpa (qui la copertina: http://4.bp.blogspot.com/_llqRC9Irbag/S86gYdR-gtI/AAAAAAAACFo/vkPTYkQeya0/s400/Resistenza.jpg). Probabilmente scrivendo a: giovanetalpa@tiscali.it dovresti avere qualche informazione in più.
    Facci sapere.

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