Radikal eleganse

Oh, salve, lei dunque è uno di quei signori delle pantere nere? Posso farle una foto con la pistola? Dio, che emozione… Bambini, salutate il signore nero.

Le diverse versioni narrano di un concerto organizzato da Leonard Bernstein nel 1970 per raccogliere fondi in favore dei Black Panthers, o di una cena ostricheggiante allo stesso scopo tra signorini del West End alla presenza di qualche nero marxista, come che sia – e forse fu entrambe e anche di più – data la distanza politica e sociale tra benefattori e beneficiari il giornalista Tom Wolfe, presente quella volta, coniò l’espressione “radical chic“, in sfavore dei primi.

Molto appropriata, tant’è che la locuzione ha avuto una fortuna costante, più per la presenza di snob farneticanti a sinistra che per la scelta lessicale felice.
E fin qui, tutto più o meno noto. Si tralasceranno qui i montanellismi locali, per i quali ho un certo fastidioso malessere.
La cosa interessante del racconto, fin qui brevino, è che se il mondo anglofilo, e noi con loro, si esprime utilizzando la formula regolare, “radical chic” appunto, in altri paesi più fantasiosi hanno coniato espressioni simili per significare la stessa cosa medesima, con meno fortuna ma con molto, molto più spasso.

Per esempio, il noto detto francese “bo-bo“, che poi sta per “Bourgeois-bohème“, si affianca al più bello “Gauche caviar“, molto simile al finlandese “Socialiste vin rouge“, alla variante svedese “Gauchiste vin rouge“, all’australiano “Chardonnay socialist” e all’inglese “Champagne socialist“.
Se gli americani, oltre alla coniazione wolfiana, usano “Limousine liberal” e “Liberal elite” – eccellente – gli olandesi parlano di “Socialiste de salon“, si noti il frequente francese, e i greci similmente parlano di salotti, “Aristerà tu saloniù“; in questa particolare classifica ben si piazzano i norvegesi, che utilizzano “Radikal eleganse“, notevole, e a salire i grandiosi irlandesi che li chiamano “Smoked salmon socialist“, impareggiabili.

Ma in testa, signori miei, un po’ perché espressione favolosa che ben rende tutto il non detto, e un po’ perché ci riguarda, i tedeschi, per una volta.
Ovvero, il più bellissimo e strepitoso modo di dire al riguardo: “Toskana-Fraktion“.
Eccoli (o eccoci) serviti.

  • Set 26th, 2012 at 14:38 | #1

    Notevole tutta la costellazione. Beh dai, dalla Rote Armee Fraktion alla Toskana-Fraktion, almeno questi sono innocui.
    La cosa sulle Black Panthers mi ha ricordato alcune pagine lette di recente nelle memorie di Christopher Hitchens, ‘Hitch 22′, tradotte per Einaudi e che sto finendo in questi giorni. Credo che il libro potrebbe interessarti molto, ci trovi storia e retroscena della sinistra mondiale dagli anni 60 agli inizi del nuovo millennio, ma soprattutto la storia – tralasciando un po’ di egocentrismo fortunatamente attenuato dall’autoironia – di un pensatore (soprattutto) e militante anticonformista, nel senso vero del termine, non nel senso toskana-fraktion o sinistra radicale italiana, che rende ciascuno dei suoi appartenenti automaticamente un anticonformista. Con lo stampo.

  • Ott 1st, 2012 at 11:30 | #2

    Grazie T. (e s|a ) per il bel “non dimentichiamo che”. Che bel periodo, che belle foto, che bella sensazione di “non tornerà mai più”.
    Purtroppo oggi si fa fatica a ritrovare l’applicazione, in comico naturale, del concetto “Bo-bo/ToskFrakion”, perchè purtroppo è venuto a mancare il materiale, (sedicente) intellettuale-alternativo-stupefacente. Presi come siamo tra spolverini, sgrillismi, slegàmi e sforzit. direi che il prossimo obiettivo è rivalutare (appunto) l’amatriciana, il tondino e il rimborso elettorale. Altro che Chardonnay e Toskana.

Lascia un commento

XHTML: You can use these tags: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

*