oggi me la prendo con: le pringles

Io vivo in un mondo di amici, pochi e molto buoni, e un mondo enorme e sconfinato di nemici, tutti là fuori e qua attorno. La cosa non solo non mi turba ma, anzi, mi istiga alla provocazione continua: ecco perché quotidianamente me la prendo con qualcuno.
Oggi il bersaglio prescelto è: le prìngols, perché ho scoperto che sono lo snack più diffuso al mondo. Grande nemico, grande godimento, sempre puntare in alto.

Prima di iniziare, un bel disclaimer: tutto quanto sto per scrivere riflette un solo pensiero, dopo averle provate una volta su un Eurostar, ossia che le prìngols mi fanno orrore, sono una schifezza ributtante e invito chiunque a mangiar piuttosto pattume, anche inorganico. Se, infatti, nulla hanno a che vedere con le patate (fatto primo), sono in realtà una bella accozzaglia di liquami poco relativi al cibo (fatto secondo, un esempio).
Detto questo, un’utilità ce l’hanno: con il tubo si può fare una bella antenna per potenziare la ricezione della scheda wireless. Nient’altro.

Ma le ragioni alimentari mi interessano poco, in fin dei conti se uno desidera mangiare scarti è libero di farlo, piuttosto veniamo all’economia e all’imbecillità: le prìngols sono prodotte dalla Procter&Gamble, ultra multi-nazionale rea – tra l’altro – della produzione di Sentieri e di un mare di altre cose. Simulazione: vi alzate la mattina e, poiché volete un sorriso smagliante, pulite la vostra dentiera con AZ o Oral B e ve la incollate al palato con Kukident; a seguire, mentre indossate una bella Lacoste, perché siete dei fighetti, date un colpo al pavimento del cesso con la candeggina ACE e indossate prontamente un Pampers o un Lines perché siete fighetti sì ma piscioloni; poi la barba: inserite delle pile Duracell in un rasoio Braun ma ci ripensate e usate una lametta Gillette per preparare la faccia alla fragranza del profumo (Biagiotti, Boss e via) e lavate il rasoio con Infasil; vi truccate da pagliaccio con Max Factor o Oil of Olaz mentre lavate il cane con Wella; e non avete ancora fatto colazione con le vostre crocchette Iams, presto; lavate il parabrezza con Viakal usando fazzolettini Tempo aromatizzati al Dash.
Per farla breve, non sono nemmeno le nove del mattino che già a Cincinnati, sede della P&G, stanno suonando le campane a festa.

E di campane, alla P&G, ne suonano parecchie: con un fatturato di 68,2 miliardi di dollari è il secondo gruppo produttore di beni (?) di consumo al mondo, dopo i mostri della Nestlè. E, savasansdir, la P&G ha una politica di relazione con i dipendenti mutuata dal regolamento delle carceri della Guyana francese, continua a praticare sfacciatamente test sugli animali per i prodotti cosmetici perché la salute del consumatore prima di tutto, balle!, e disbosca qua e là eucalipti a go-go per produrre quei fazzolettini di carta assurdi che se soffi forte ti ritrovi il moccio verde sulla mano.

Ovviamente ci sarebbe ancora molto da dire, ma vorrei tornare al proposito di questo post: le prìngols. E al secondo tema: l’imbecillità. Parto da un assunto facile: “der Mensch ist was er isst”, siamo ciò che mangiamo, e ovviamente non lo dico io ma Feuerbach, il quale intendeva semplicemente dire che esiste una relazione stretta tra psiche e corpo, mangiando meglio si pensa meglio, banalizzando. Ma cosa avrebbe detto Feuerbach del processo inverso, cioè di chi pensa male e, di conseguenza, produce cibo malefico che dà in pasto ad altri? Perché, di certo, il direttore della P&G NON fa merenda con le prìngols, esattamente come i figli del proprietario di Mediaset NON sono cresciuti a programmi TV. Quella è roba per noi. Saltando a piè pari la questione della malafede, raggiungo il punto dell’imbecillità, come promesso.

Infatti, quale mente bacata e malvagia si siede a un tavolino e inventa gli aromi delle prìngols? Chi può essere stato a tal punto privato di amore e di luce del sole da arrivare a concepire una simile varietà di gusti? Chi ha mangiato così male nella vita da poter anche solo immaginare una tale selezione di mostruosità? Negli USA è commercializzato il gusto Pizza-Licious, superato a sinistra dall’aberrante nonché para-italico Parmesan Garlic, dall’Honey Mustard che garantisce diverticoli al solo sguardo, e dall’incredibile Szechuan Barbecue che, ovviamente, rimanda alle belle grigliate di carne cinesi, note nel mondo. In Europa, il gusto di un barbecue esotico è garantito, al contrario, dal gusto Texas Barbecue Sauce, mentre il sud-est asiatico è rappresentato dal Thai Sweet Chilli & Lemongrass Flavour, che garantisce i palati etno-chic, tutti da abbattere prontamente; se mi mostrassero una confezione al gusto “formaggio formaggioso” la schiferei, al contrario il Cheesy Cheese va come il pane durante la peste, e il sapore Gourmet rimanda direttamente a un’altra linea di produzione della P&G, gli alimenti per cani e gatti. In Oceania li fanno su con i seguenti due saporini: Light aromas Greek Style Cheese with a touch of Avocado Oil e Light aromas Spicy Thai with a touch of Coconut Oil che non solo sono due gusti che non esistono nemmeno lontanamente in natura, ma sono assemblaggi che non dovrebbero entrare nemmeno nel motore di una Fiat Duna. Il mio prediletto, venduto in Sud America, è il Filet Mignon, che è un controsenso che le leggi della termodinamica non contemplano nemmeno lontanamente, eppure… Il Giappone, come in tante altre cose, fa storia a sé e mi dà grandi soddisfazioni: a partire da un improbabile French Consommé, passando al gusto Squid, calamaro, per arrivare a un gusto che non voglio nemmeno sapere cosa sia: il Catdog. Giuro. In Israele mangiano con godimento le prìngols al Juanpepp, che uno di Milano gli vien da pensare a Meazza, e beano i loro palati con lo spaventoso Wild Strawberry, che il solo pensiero mi inquieta.
E’ abbastanza? Devo insistere forse con il Tuscan Red Pepper with Hint of Olive Oil, o magari con il Valentines Day la cui particolarità è che le patatine sono rosa? O ancora il gusto Italian Bruschetta? No, penso di no.

Quindi, sintesi: non mangiate le prìngols, se non volete farlo per voi, fatelo per me. E le patenti di imbecillità oggi vanno alla P&G settore prìngols, agli inventori dei freschi gusti sovraesposti, a coloro che vi si nutrono e, infine, un poco anche a chi ha speso un sacco e più di parole sull’argomento, qui.

  • siu
    Lug 8th, 2010 at 18:48 | #1

    Chi ha speso un sacco e più di parole sull’argomento, qui… ha solo da continuare a martellare, che voglio sapere tutto: anche se il dirigente Pinko Pallow di P&G si scaccola quando è fermo al semaforo, e se la sua segretaria butta gli assorbenti igienici nel water dei bagni dei locali pubblici.
    Si scambiassero almeno l’elenco-versioni, tra P&G e FIAT, (http://www.trivigante.it/public/tregenda/?p=4538) forse potrebbe diventare vagamente divertente, mangiare una prìngol rosso boreale metallizzato in una Panda French Consommé. No, eh..?…

  • Lug 8th, 2010 at 19:01 | #2

    Ma non è che il creativo (?) che ha dato il nome ai colori delle auto fiat è lo stesso dei gusti delle pringols? Indagare.

  • Lug 8th, 2010 at 19:03 | #3

    Scusa siu, non ho letto il tuo commento prima di commentare, che cazzone.

  • siu
    Lug 8th, 2010 at 21:47 | #4

    Ma ci mancherebbe! Scuse irricevibili per manifesta infondatezza (e piano con i nomi…)

  • Gervis
    Lug 9th, 2010 at 09:24 | #5

    Giuro, non lo farò mai più. Mi autodenunzio,
    faccio ravvedimento e, sebbene non ne sia un abituale divoratore, all’autogrill, durante la sosta caffècamoglipipì, comprerò qualcos’altro.

  • Lug 9th, 2010 at 10:08 | #6

    Bellissimam, davvero, la tua passione per il mondo della chimica moderna! Grazie caro, sempre.

  • trivigante
    Lug 10th, 2010 at 19:49 | #7

    Per completezza e colpo d’occhio, l’elenco ufficiale delle maggiori attività P&G: http://www.pg.com/links/rosetta.html.
    Grazie per gli interventi, posso prendermela, se qualcuno desidera, anche su commissione, basta segnalare. Grazie in particolare a siu e s|a, che fanno degli andirivieni davvero spassosi.

  • siu
    Lug 11th, 2010 at 07:21 | #8

    Apprezzo molto questa tua disponibilità a favore della comunità, caro Trivigante, e subito un nome si fa avanti sgomitando con prepotenza nella mia mente: Ferrero. Ovviamente per le sue armi di distruzione di massa…
    Con il pungente rammarico di dissociarmi dall’amatissimo Moretti, ma della Nutella basta leggere l’etichetta, e uno già si sente male. Per non parlare di quando, tanto per fare un altro esempio, aguzzando prima di molto -e strabuzzando poi- gli occhi, si passa agl’ingredienti dei “Raffaello”, quei boboli bianchi che devo aver visto magnificati come paradisiaci, ai tempi in cui ancora avevo una TV (grassi vegetali invece, non ricordo se secondo o addirittura primo componente…).
    Ma tornando alla Nutella (che recentemente ha rischiato grosso in nome della normativa europea, allarme, ettepareva, con mio grandissimo scoramento subito rientrato), smettere si può, e ne sono la prova vivente, visto che da anni mi sparo tonnellate di crema Novi, ottima e per niente tossica: provare (e, come sempre, leggere gl’ingredienti) per credere.

  • pankh
    Lug 11th, 2010 at 15:16 | #9

    solo per la cronaca inutile mi ricordo che la bruschetta italiana si legge in realtá italian bruscietta

  • Lug 12th, 2010 at 15:09 | #10

    Nessuno tocchi la Nutella (.org)

  • Lug 12th, 2010 at 20:26 | #11

    Ho trovato ho trovato! Nella lista dei brands P&G compare chiaramente Colui-che-inventa-le-fragranze di ogni cosa annnusabile, di conseguenza anche i sapori delle pringols: trattasi del famigerato e temibile Bruno Banani, il figlio dell’Uomo del Monte. http://www.brunobanani.com/lizenzen/fragrances/default.htm#

  • trivigante
    Lug 13th, 2010 at 07:31 | #12

    E io che stavo seguendo una falsa pista, cercando di capire cosa cazzo fosse Tremor (http://www.tremor.com/), quando finalmente la verità: Banani! Banani! Banani!
    Anche in Via Alcide de Gasperi, 2A a Cupramarittima.
    Ancora una volta: ho torto a dire che la realtà è del tutto inarrivabile per qualsiasi fantasia più sfrenata?
    Grazie, ora la direzione è chiara: Banani!

  • Lug 13th, 2010 at 10:10 | #13

    Tremor è la società di marketing che ha permesso a Banani di aprire finalmente una propria azienda. Stanco di essere trattato come pezza da piedi dai grandi stilisti (celebre la pacca sulla spalla di Gianfranco Ferré durante Pitti Uomo 1990 – “ma dica Banani, con un nome così non penserà certo di arrivare lontano..”), umiliato con marchette di ogni genere (dai primi arbre magique cocco-vaniglia al Gled “Cesso d’Oltralpe Limited Edition 2009”), finalmente scopre la sua anima vera e decide di metterci il nome e la faccia. Ecco una nuova linea di fragranze indiscutibili, il non plus ultra della profumazione. Se solo fosse vissuto più a lungo, Wagner avrebbe certamente permesso a quest’uomo illuminato di affiancarlo per una collaborazione senza precedenti nella genesi dell’opera d’arte totale. Immaginatevi il notizione sui giornali dopo la prima de “L’Oro del Reno”: FINALMENTE A BAYREUTH SI SENTONO ANCHE GLI ODORI! Trionfo di vendite dell’esclusiva Eau de Toilette “Valchiria”… Grazie Banani, grazie P&G.

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