pastori erranti, astronauti ubriachi e aneddoti sulla luna

“Forse s’avess’io l’ale / Da volar su le nubi, / E noverar le stelle ad una ad una, / O come il tuono errar di giogo in giogo, / Più felice sarei, dolce mia greggia, / Più felice sarei, candida luna”, citazione necessaria e appropriata nel quarantesimo.
La luna, e qui si fa ora di scienze, si formò un gazilione di anni fa, ma neppure troppi, dall’impatto di un asteroide delle dimensioni di Marte sulla terra e poi, dai dai di forza centrifuga, centripeta e di venti cuochi, si è raggrumata nel bel tondo che conosciamo. Perché come diceva qualcuno, forse Leonardo a memoria, la natura tende al tondo, e il bisticcio è mio. Da allora, la luna si allontana in misura di qualche centimetro l’anno, finché tra qualche sfottilione di anni uscirà dall’orbita terrestre, principiando a vagolare per il cosmo, solinga, eterna peregrina”. Ma non ci sarà bisogno di una missione lunare per legarla al nostro pianeta e riportarla all’ordine, perché prima che ciò avvenga il sole, agonizzante, si sarà inghiottito tutto quanto ci circonda e anche di più. Ingordo.
L’aspetto interessante dell’allontanamento della luna è però un altro: ovvero, che in tempi remotissimi essa era molto ma molto più vicina e, di conseguenza, enorme all’orizzonte e allo zenit. Una vista meravigliosa, sebbene non ci fosse occhio umano nei dintorni a goderne. Se oggi si trova a centocinquanta milioni di chilometri, un tempo era a meno di ventitre, chissà l’effetto (e così son spiegate le figure sui “Quindici” con i sauri e un satellite enorme sullo sfondo, che pareva un po’ scenografia immaginaria).
moon_landingSe mi offrissero un biglietto per la luna, accetterei di sicuro, forse più per osservare la terra dallo spazio che la luna in sè. Osserverei me e la mia casa da nuove prospettive, più che verificare se il formaggio c’è davvero sul suolo lunare. Anzi no, un’occhiatina al senno di Orlando la darei, ammesso che lo trovi. E poi starei attento, perché chi va sulla luna, poi, torna stralunato. Infatti, è piuttosto spassoso andare a scoprire – operazione più che semplice in rete – cosa sia accaduto, poi, agli astronauti allunati: qualcuno si è dato all’alcol, qualcuno alla pittura monotematica, qualcuno al delirio sconclusionato, qualcuno alla depressione, qualcuno (uno, il più fortunato nonché il primo) alle fondazioni e alle conferenze. Ma è l’unico (a proposito, a chi calesse, qui l’audio del momento topico).
La spiegazione di questa deriva collettiva è piuttosto semplice: gli astronauti, ragazzoni sani e conservatori, preparati tecnicamente, scientificamente, operativamente, in realtà non erano altro che trentenni o poco più del tutto impreparati alle cose della vita. Tantomeno alle cose dello spazio, dell’esperienza, della vita e della morte, in senso un pochino più elevato rispetto a un modulo che improvvisamente prende fuoco. Da questo punto di vista, il sublime Gagarin, che pure sulla luna non ci andò mai, diede mostra di grande consapevolezza e stabilità, sfruttando l’incredibile opportunità di osservare le cose da un punto di vista del tutto nuovo.
“If you believed they put a man on the moon, man on the moon / If you believe there’s nothing up my sleeve, then nothing is cool”, oggi son quarant’anni e la Nasa sul suo sito regala una galleria di immagini notevolissime della missione Apollo, scaricabili e pasticciabili. Ovvio che a breve salterà su qualche scaltrone che noterà delle ombre dissimili e postulerà l’ennesimo complotto della storia. E’ poi così importante esserci stati effettivamente, sulla luna? No, banalmente. L’importante è l’immaginazione, il pensiero, la fantasia al riguardo, non il finale in sè, se non per ragioni prettamente scientifiche. Altrimenti, a far le gare sui traguardi e nient’altro, poi si finisce a bere i campioncini gratuiti di Punt-e-mes da soli. E poi, proverbialmente, si abbaia.

  • siu
    Lug 20th, 2009 at 13:10 | #1

    Il 20 luglio 1969, il comandante del modulo lunare Apollo 11 Neil Armstrong, fu il primo uomo che mise piede sulla luna. Le sue parole appena sceso sul suolo, “Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un passo da gigante per l’umanità”, furono trasmesse alla terra e ascoltate da milioni di persone. Ma appena prima di rientrare nel LEM, fece un’enigmatica esclamazione: “Buona fortuna, signor Gorsky.”
    Molte persone alla N.A.S.A. pensarono fosse una citazione che riguardava un cosmonauta rivale sovietico; comunque, dopo aver controllato, si accorsero che non c’era nessun Gorsky nelle liste (sia russe che americane) del programma spaziale. Negli anni seguenti, molti giornalisti chiesero ad Armstrong cosa significasse quella frase, ma il cosmonauta si limitava semplicemente a sorridere.
    Il 5 luglio 1995 a Tampa Bay in Florida, nella conferenza stampa dopo un discorso, un reporter rifece la domanda, ormai vecchia di 26 anni, ad Armstrong. Finalmente questa volta Armstrong rispose. Il signor Gorsky era morto, così l’astronauta pensò fosse arrivato il momento di rispondere alla fatidica domanda.
    Nel 1938, quando era un ragazzino di una piccola città del midwest, stava giocando a baseball con un amico in cortile. Il suo amico colpì la palla, spedendola nel giardino dei vicini. La palla atterrò proprio di fianco alla finestra della camera da letto della casa. I suoi vicini erano il signore e la signora Gorsky. Come fece per raccogliere la palla, il giovane Armstrong udì la signora Gorsky urlare al marito:
    – Un pompino! Tu… vorresti un pompino??? Ti farò un pompino quando il ragazzo della porta accanto camminerà sulla luna!!!

  • Lug 21st, 2009 at 01:16 | #2

    Mi piace molto questo post, per due motivi: citi i “quindici” di cui ho una parpetua infatuazione dall’età di tre anni e per la fantastica storiella di Siu. Dispiace se me lo incornicio?

  • Lug 21st, 2009 at 15:07 | #3

    Due cose non collegate:
    1. il complottismo/contropotere è sempre più affascinante della “verità” precostituita/di regime. In ogni caso se fosse stata una missione fasulla sarebbe stato impossibile mantenere il segreto (e farlo mantenere ai nostri ragazzoni poco avvezzi alle cose della vita) tanto tanto a lungo.
    2. Bellissimi sia il post celebrativo (sempre a modo T.uo, sia chiaro!) e l’altrettanto “celebrativa” novella di Siu.

  • sanfello
    Lug 22nd, 2009 at 19:27 | #4

    E’ bellissima, la storiella di Siu è bellissima. Peccato sia una bufala. Armstrong stesso disse di averla sentita la prima volta nel 1995 da un comico. Fosse vera sarebbe addirittura strepitosa.

  • siu
    Lug 23rd, 2009 at 08:30 | #5

    A scanso di equivoci, non ho mai pensato che fosse qualcosa di diverso da una -buona, simpatica, gustosa- barzelletta.

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