Max Gazzè - Tra l'Aratro e la Radio

E' un vero capolavoro. Dico davvero, non riesco a smettere e mi sono quasi innamorato di lui. Tanto da promettermi di andare a riascoltarlo (dischi vecchi) come merita. Il suo modo di cantare (da bassista colla zeppola) mi è diventato piacevole grazie alla leggerezza, alla delicatezza, alla pienezza di suono, melodie, armonia, arrangiamenti e ritmica. I testi, ho capito, smontano un mio pregiudizio: Gazzè NON scrive come carmenconsoli (aggettivo desueto+sostantivo sentimentale)  ed è un ottimista. La formazione elementare delle canzoni è una base elettronica + basso + voce non è banale e il canto rompe lo schema della ripetizione elementare dei groove elettronici.
Non aspettate, fratelli, rombatevelo nelle orecchie e lasciatevi scivolare. Deliziosa è "L'ultimo cielo", impossibile da fischiettare (giusta) il ritornello del singolo "Il solito sesso", sublime è, appunto, "Elogio alla sublime convivenza" ("Quando verranno gli anni dei ricordi/ci troveranno ancora uniti e forti/sereni per quel che noi siamo stati/e quello che saremo").
Giudizio personale: da salvare per sempre e senza ritorno.
(Gnappolo, 08/08)

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