The Who - Who's next

Inutile cincischiare in sobrii convenevoli: i migliori di tutti e di sempre.
Un cantante potente, energico e robusto (vocalmente e, come si conviene, tricologicamente), capace di tenere a bada le primedonne del gruppo e gli scalmanati in platea, uno sfascia-chitarrista che, in quanto a tecnica e inventiva, scambia convenevoli con
Hendrix e pochissimi altri, un batterista che pesta come un fabbro ferraio a una festa di fabbri ferrai galvanizzati dall'atmosfera, uno scheletro imperturbabile come bassista, una specie di infallibile metronomo cimiteriale, pių variante messicana che nordeuropea, direi.
E questo conta: un quartetto classico e il grande merito, in condivisione con altri tre-quattro nomi, non di pių, di aver gettato
Little Richard con una pietra al collo dal London Bridge, musicalmente parlando, e, nel vuoto rimasto, aver costruito la casa pių bella e grande che si potesse costruire, una casa che oggi, ancora, ospita decine di orfanelli strimpelloni che nemmeno sanno di suonare cose che hanno almeno trent'anni, poareti.
D'accordo, sono inglesi ma cosi inglesi da essere, caratterialmente e sentimentalmente, una mirabile sintesi tra un sonetto elisabettiano decantato a
Wraxton-on-Rye e il rognone nelle focaccine che da fuori non lo capisci e lo scopri solo addentando, sono l'incontro tra un uligano sbronzo che fa finta di essere una donna e un giovane Turner che a Venezia decide di usare tuoni di colore, invece che noiosissime pennellate a punto croce. Quando questa mistura, letale nella maggior parte dei casi, accade nel rock, nel calcio o in poesia, č cosa buona, molto buona. Significa che si č in grado di passare con disinvoltura dalla rissa di strada al corteggiamento galante oppure, meglio ancora, si č capaci di mescolare le due cose nella stessa azione: ferire a morte i nemici con colpi inauditi di plettro ("pick up my guitar and play, just like yesterday... we don't get fooled again") e, nel frattempo, schiantarsi contro i confini della lirica amorosa rock ("baby please don't break my heart") corteggiando ragazze bellissime e immaginarie, mentre si suonano i ledzeppelin ancora prima che i Led Zeppelin sappiano di esistere ("Love ain't for keeping").
Grandissimi, che dire? Che se ancora credete alla faccenda degli
Who e dei Mods, delle lambrette, degli abiti neri e della rivolta fashion-proletaria di "My generation", allora forse č il caso di smettere di farsi una cultura musicale sulle riviste dal parrucchiere, ragazze, e il momento, finalmente, di strangolare qualcuno. Vi sentirete meglio, molto meglio.
A CHE GIOCO GIOCARE MENTRE SI ASCOLTANO GLI WHO: flipper ding dong, non elettronico.
COSA RILASSANTE DA FARE MENTRE SI ASCOLTANO GLI WHO: bagno nei baked beans.
COSA MI VIENE VOGLIA DI MANGIARE QUANDO ASCOLTO GLI WHO: King Size English Breakfast con tutti gli optionals (doppio sunny-side-up egg, salsiccia e patate).
COSA MI VIENE VOGLIA DI DIMENTICARE DEGLI WHO: alcune cose dal 1984 al 1989 e, pių di tutto, la reunion di due anni fa, con lo Starr ancor pių scadente alla batteria, a scheletro ancora caldo. Via ricordi, via.
VOTO: triplo urrah!
DATA: 09/01/06.

(Trivigante, 01/06)

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