Feist - The Reminder

In ambito indie-rock (vuoldireuncazzo) molti hanno gridato al miracolo per questo disco. Ora, in ambito indie-rock (v.d.u.c.) spesso si grida al miracolo quando una signorina mediamente piacente esce con un disco, un disco qualunque, basta che abbia una copertina figurativa, dimostrando senza dubbio alcuno che il gentile motto "basta che respiri" è utilizzato come chiave interpretativa in molti ambiti. Diciamocelo, parecchie donzelle pubblicano proprio per questo motivo, non essendovi altra dote evidente. Mica è un problema loro, ovviamente, i rintronati sono i discografici e gli acquirenti, mica chi con 'ste cose ci campa. O, quantomeno, è un singolo problema di coscienza. Io non ho visto la copertina, per cui posso essere mediamente oggettivo. Naturalmente sono pronto a rivedere ogni valutazione una volta veduta la copertina. Il disco: due marroni. Non si può scrivere una canzone, intitolarla "The park" e cominciarla con la registrazione degli uccellini, non si può, vietato, chedduemarroni. Oppure, si può farlo ma solo se si è, che so, Nina Hagen, che poi il parco lo mette a ferro e fuoco. Poi, ovvio, segue "The water", ma non c'è l'acqua all'inizio e, nonostante la buona notizia, la canzone ha la carica emotiva di uno xilofono suonato da un monco ubriaco ed euforico.
E avanti così per tutto il disco. Occhei, facciamo così: ascoltate "Sea Lion Woman", se vi piace compratevi il disco e andate al parco voi e la musica intimista senz'anima; se, come mi auguro per voi, invece non vi piace, avete ora un'idea precisa del disco e potete liberamente andare a giocare a pincanello senza esservi persi nulla.
(Trivigante, 08/07)

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