on the road to Phelamanga

Nel 1987 ho comprato il mio primo 45 giri.
Era “Scatterlings of Africa” di Johnny Clegg & Savuka. In un miscuglio di zulu, inglese, slang, di danze dai movimenti curiosi a gran ritmo, di rivendicazioni politiche contro l’apartheid, di sentimenti sinceri di comunanza e fratellanza, diventò in breve una delle mie canzoni.

Johnny Clegg è un musicista, ballerino, antropologo sudafricano, detto “lo Zulù bianco”, fece molto per la ricerca su usi e costumi delle popolazioni sudafricane, fece molto per la libertà di Mandela e per la fine dell’apartheid tutto, fece molto per il proprio paese. E fece parecchia bella musica, in particolare “Third world child”, il suo disco che mi emoziona di più.

Nel 1991, mentre passeggiavo per strada a Parigi, vidi un musicista su un ponte che suonava il sassofono: era lui. Gli feci una foto che ho ancora appesa in casa, cui sono affezionato perché è un bel pezzo della mia giovinezza, musicale, politica e sentimentale. Nel 2000 decisi di andare in Sudafrica anche per lui, Johnny Clegg, perché volevo vedere come fosse il paese di cui cantava e per cui aveva tanto lottato, quando “Asimbonanga” diventò l’inno dell’United Democratic Front. Affascinante e complicato, come lui, il paese.

Ieri Johnny Clegg se n’è andato ed è un altro pezzetto della mia storia, come di tanti altri, che se ne va. Non si perdono la musica e il messaggio, non si perde l’allegria e non si perde il ritmo, non si perdono la serietà e il gioco, non si perde il desiderio di libertà e di giustizia.
Fai buon viaggio.

Asimbonang ‘umfowethu thina
Laph’ekhona
Laph’wafela khona

(We have not seen our brother / in the place where he is / in the place where he died)

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