25 aprile: il giorno dopo

Molta gente, quest’anno, in manifestazione a Milano per il 25 aprile, come non se ne vedeva da un po’.

Molta gente anche la mattina, ai cimiteri, Monumentale, Musocco, per portare un fiore sulle tombe dei partigiani. Atto sacrosanto, che noi facciamo e invitiamo a fare da molto molto tempo.

C’è sempre più gente quando siamo (eh? diciamo) all’opposizione, durante i governi di centrosinistra il dissenso tende a canalizzarsi per altre vie.
A ogni modo, in corteo appare persino uno sparuto gruppetto di cinquestellati, ai quali vanno senz’altro le nostre felicitazioni per essere venuti in manifestazione – c’è di peggio e si vede tutti i giorni – e un cordiale vaffanculo per l’attività di governo (sono stato io, gli altri sono stati gentili).

Ma la manifestazione è cambiata, siamo cambiati noi, tutti. Niente slogan, niente canti a parte un paio di Bella ciao, niente vento che soffia e scarpe rotte eppure, niente Bandiera rossa, niente cori, tutti presenti e concentrati ma non è più un corteo politico, compatto e con le proprie regole, è una manifestazione di individui. Accomunati, certo, dall’idea della libertà e della Resistenza ma non più riuniti dalla politica, dai partiti e dalle idee.
Forse la spiegazione è che il 25 aprile è diventata, doverosamente, una festa istituzionale, una cosa diversa nella quale non c’è spazio per rivendicazioni politiche di attualità, può essere. Forse una parte della spiegazione è che c’è stato, ovviamente, un cambio generazionale. Così, almeno, si spiegherebbe l’assenza di canti della Resistenza e, piuttosto, le casse sui camion che sparano a tutto volume Erasure, Cindy Lauper, Abba, INXS. Nonostante sembri più un gay pride, la cosa non mi dispiace: è solo diverso da quanto visto finora.

Se ora sia meglio, io non lo so. Di sicuro, a un certo punto del corteo, ho avuto una certa sensazione di sconfitta.

Ma magari sono io.

Un commento su “25 aprile: il giorno dopo

  1. “A ogni modo, in corteo appare persino uno sparuto gruppetto di cinquestellati, ai quali vanno senz’altro le nostre felicitazioni per essere venuti in manifestazione – c’è di peggio e si vede tutti i giorni – e un cordiale vaffanculo per l’attività di governo (sono stato io, gli altri sono stati gentili).”

    A me invece quelli stanno proprio antipatici. Sono convinto che molto presto la Storia li ricorderà come quelli che hanno veicolato nuovamente il fascismo a capo dell’Italia. Il loro opportunismo li acceca, fanno finta di non vedere (o peggio ancora, sono così tonti che non vedono) quello che accade con il loro tacito assenso.
    Sono peggio dei fascisti, sono “indifferenti”, come li descriveva Gramsci senza conoscerli ancora.

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