in August and everything after, man, them buffalo ain’t never comin’ home

Venticinque anni fa comprai un disco. Un grande disco.

Sì, August and Everything After dei Counting Crows. Fin dalla copertina c’era una cosa che non si capiva: il titolo del disco non corrispondeva a una title-track, e va bene, capita non troppo di rado, ma anche i versi stampati (“They’re waking up Maria…”) non corrispondevano a nulla all’interno del disco. Anche questo capita, ma chissà.
Ora, un millennio di anni dopo, la storia è chiara: era un pezzo lungo, complesso, e Adam Duritz in sala d’incisione non riusciva a suonarne una versione soddisfacente che risolvesse il bandolo della matassa. Alla settima o ottava incisione, avendo altre ottime canzoni già sul disco, lasciarono perdere e la canzone rimase fuori. Amen.

Ora, venticinque anni dopo, a gennaio scorso Adam Duritz ha trovato il bandolo. E io ne sono commosso.

Ora la traccia dodici è al suo posto, dove sarebbe sempre dovuta essere. Che belli, i miei, i nostri e i loro vent’anni. Grazie. Un bellissimo regalo.

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