cronaca minima della presa del potere: il neo governo incassa la fiducia dalle camere

Fiducie incassate, il nuovo governo è ufficialmente in carica.

Serve dunque fare un minimo di cronaca, per mandare agli atti della memoria, mia per primo. Del giorno della fiducia al Senato, l’elemento più significativo è stato senz’altro il discorso di Liliana Segre, la quale ha ricordato di aver provato sulla propria pelle «le condizioni di clandestina e richiedente asilo» e «il carcere e la condizione operaia»:

Naturalmente quei ritardati che ora governano non terranno in conto le sue parole, le dichiarazioni di questi giorni lo dimostrano, e faranno malissimo, mal gliene incolga.

Un po’ di cronaca, ora, come promesso. Le tre ministre del governo, alla Camera, mostrano grande partecipazione ai lavori e, soprattutto, completa devozione al telefono.

La ministra per gli Affari regionali Erika Stefani, la ministra della Difesa Elisabetta Trenta e la ministra per il Sud Barbara Lezzi alla Camera, Roma, 6 giugno 2018
(ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

Sobrie, comunque, a differenza di Fraccaro che – per chi ancora ne fosse all’oscuro – è il neoministro titolare dei rapporti con il Parlamento. Di uscire a telefonare o di usare lo strumento nella maniera convenzionale non se ne parla.

Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro alla Camera, Roma, 6 giugno 2018
(ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

Facciamo amicizia, piuttosto, con Bonafede, che è il signore a destra di Di Maio con le due dita in bocca e che è, insieme, ministro della Giustizia.

Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e il ministro del Lavoro Luigi Di Maio durante il dibattito alla Camera sul voto di fiducia, Roma, 6 giugno 2018
(ANSA/ETTORE FERRARI)

Il quale è lo stesso medesimo qui sotto, che non si capisce bene che faccia, se dorme o se ictuseggia.

Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e il ministro del Lavoro Luigi Di Maio alla Camera, Roma, 6 giugno 2018
(ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

Ed è già il mio preferito, lo eleggo fin d’ora il mio bersaglio prediletto. Eccolo in arrivo.

Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede arriva in Senato per la fiducia, Roma, 5 giugno 2018
(Vincenzo Livieri – LaPresse)

Chi sarà, poi, Tommaso, che manda le bustone al presidente?

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte alla Camera, Roma, 6 giugno 2018
(ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

E la bella amicizia, forse non nuova, si manifesta nelle pause dell’intenso lavoro. Fontana pare trovarsi benissimo, siamo tutti contenti che gli scranni siano ben occupati.

Il ministro degli Interni Matteo Salvini con Vittorio Sgarbi e il ministro alla Famiglia Lorenzo Fontana alla Camera, Roma, 6 giugno 2018
(ANSA/ETTORE FERRARI)

Se ve lo siete chiesto come me lo sono chiesto io, Savona è quello al centro con quella faccia lì. Al Senato.

Il ministro per il Sud Barbara Lezzi, il ministro per gli Affari europei Paolo Savona e il ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio in Senato, Roma, 5 giugno 2018
(ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)

Anche al Senato le facce sono belle a vedersi, ricordo che quello a destra nella foto è del PD.

Il senatore di Forza Italia Adriano Galliani con Pier Ferdinando Casini in Senato, roma, 5 giugno 2018
(ANSA/ANGELO CARCONI)

Che strani effetti fa il tempo che passa: vien quasi nostalgia a ricordare quelli che un tempo erano nemici mortali e che, al confronto, oggi paiono statisti dall’enorme statura morale.

Umberto Bossi in Senato, Roma, 5 giugno 2018
(ANSA/GIUSEPPE LAMI)

Mica come le iene di oggi:

Il ministro dell’interno e vicepremier Matteo Salvini durante il dibattito in aula al senato sul voto di fiducia, Roma, 05 giugno 2018. ANSA/ANGELO CARCONI

Infine, quello che il presidente Conte sta sfogliando è il regolamento del Senato, casomai non l’aveste mai visto come è capitato a me, finora:

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte consulta il regolamento del Senato durante il voto di fiducia, Roma, 5 giugno 2018
(ANSA/GIUSEPPE LAMI)

E, infine, i pipponi del PD i quali, è bene dirlo ancora, sono causa del proprio male sé medesimi e tanti bei ceffoni aggratis.

Matteo Renzi dopo il voto di fiducia in Senato, Roma, 5 giugno 2018
(Fabio Cimaglia / LaPresse)

Vualà, cominciamo: sarà durissima ed estenuante, è bene saperlo fino da ora.
Coraggio.

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