elezioni politiche 2018: primi chiarimenti in merito alla schedina elettorale™

Cominciano ad affluire alla direzione generale del Giochi e delle Lotterie le prime schedine elettorali™ compilate (vedi qui: la schedina elettorale™ se l’argomento è oscuro) e cominciano a fiorire anche le prime richieste di chiarimenti.
Ora: siccome io sono un cacchione, certe domande mica me le sono poste; però – e l’ho detto, parlando sul serio – pur essendo un cacchione ho un ufficio legale potentissimo, al quale ho demandato la soluzione dei primi quesiti.


Primo: il senso del pareggio (ovvero mettere ‘X’ nella schedina):

In queste ore stiamo ricevendo una serie di pressanti quesiti interpretativi in ordine al significato del segno ‘x’. C’è chi sostiene che rappresenti un’incognita (il 57% di coloro che hanno espresso un’opinione l’ha identificata col valore di 1,5), chi lo intende come simbolo matematico (e ha pertanto indicato con algebrica sicumera soltanto 2 in schedina), chi infine si ostina a dire che secondo il professor Jones “indica dove scavare”. Insomma, il caos: una dilagante confusione cui, evidentemente, ogni serio interessato alla buona politica deve mettere un argine.
Pubblichiamo qui di séguito la risposta dell’Ufficio giuridico di trivigante.

“La ‘x’, secondo la più nobile tradizione sportiva cui la presente iniziativa elettorale idealmente si ricollega, indica un pareggio tra gli sfidanti. Il pareggio si considera raggiunto allorché i partiti/movimenti/gruppi politici indicati nella schedina ottengano una percentuale di voti validamente espressi uguale o comunque non maggiore o minore nella misura dello 0,5%. Tale percentuale si abbassa allo 0,3% per i partiti/movimenti/gruppi politici che ottengano meno del 10% dei voti validamente espressi e ulteriormente si abbassa allo 0,1% per i partiti/movimenti/gruppi politici che ottengano meno del 3% dei voti validamente espressi. Nel caso in cui i partiti/movimenti/gruppi politici non appartengano a classi omogenee (es.: un partito sotto il 10%, l’altro sopra il 10%) si applica il criterio della classe superiore (pareggio in caso di scarto non superiore allo 0,5%.)”.


Secondo: la ripartizione del montepremi (ovvero i soldi, i soldi):

È noto ormai che con la totoschedina, oltre al divertimento e alla bella sensazione di aver scritto una pagina importante di buona politica, si possono vincere autentici fiumi di denaro. Del resto, l’intera ingente somma raccolta col concorso è montepremi. Ma come sarà ripartito quest’ultimo?

“Secondo quanto annunciato, il 14 “vince tutto”, senza ulteriori discussioni. Giuridicamente questo significa che, in caso di uno o più 14, il montepremi verrà suddiviso interamente tra i 14.
In assenza di 14 (ovvero se nessuno riuscirà a prevedere con geometrica esattezza la percentuale di astensione), il montepremi verrà ripartito tra i 13 e 12 nella proporzione del 60 e del 40%. In assenza di 13, l’intero montepremi sarà ripartito tra i 12. Considerata l’intelligenza e la scaltrezza politica dei partecipanti a questo concorso, l’ipotesi di un’assenza persino di 12 non viene contemplata neppure nei nostri sogni più tetri, ma in quel caso l’intero importo del montepremi verrà alternativamente – sulla base di una votazione telematica tra i concorrenti – devoluto in beneficienza o destinato come jackpot al prossimo concorso n. 19”.


Paura, eh?

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