André Kertész

Kertész, fotografo ungherese naturalizzato americano (1894–1985), introverso e geniale, attento a ogni aspetto, anche minimo, della realtà, disinteressato alla cronaca o agli importanti eventi mondani, stabilmente in mezzo a una strada a osservare e poi fotografare, è stato uno dei grandissimi della fotografia. Diceva Bresson: «Tutto quello che abbiamo fatto, Kertész l’ha fatto prima». Probabile.



«Sono nato chiuso, ma un chiuso aperto alla strada, ed ho cercato la felicità nel silenzio di un istante», diceva di sé. Qui sotto uno dei suoi scatti più famosi, “Pipa e occhiali di Mondrian” (1926), aggiudicata per 376.500 dollari.

Ma quella che amo di più tra le sue fotografie è questa, che rappresenta lo studio di Mondrian. Che sia Mondrian è del tutto irrilevante per me, ciò che mi piace molto è il nulla che compone la foto, luce cappello tavolo soprammobile scala, che è il nulla che componeva la vita allora, fatta di niente ma di così grande sostanza. E dal nulla esce la magia, bellissima.

Kertész è in mostra a Parigi fino a gennaio, qui.

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