Vento, ancora

Eh lo so, ma questa l’ho letta dopo, ciascuno passa la festa della Repubblica come crede. Stanca.

Stanca, sfinita, esausta.
Annoiata, affaticata,
Nauseata, fiaccata,
Logorata.
Abbattuta, atterrita, esasperata.
Torturata, sfruttata,
Disfatta.
Sterile, debole, deperita e cerea.
Vorrei tornare a casa,
La casa mia.
Lontana.
E non pensare più.

Ancora Flavia Vento, sempre dalla sua raccolta poetica Parole al Vento. Solo in apparenza un elenco, il cerea sorprende, in certi passaggi sembra una canzone di Rino Gaetano o una lista di Salvini.
Inaspettata la chiusa, devo dire.

Ultima, giuro. D’altronde le ho lette tutte. Mostro marino.

Pavoni,
Balene,
Pagliacci,
Maghi,
Cantanti,
Mare.
Isola,
Mosquitos
Zzzzzzzz…
Mosquitos
Zzzzzzzz…
Mostro marino
Fischio divino.
Mostro marino
Canto divino.
Zzzzzzzz…

Il che sposta ancora più oltre la difficoltà di definire cosa sia, davvero, la poesia. E, forse, in maniera definitiva.

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