ma benedetti ragazzi, ancora?

Per esser precisini, il cognato è il «fratello, o sorella, del coniuge, o coniuge del fratello o della sorella» e mi attengo a questo significato in senso stretto. Orbene, il ruolo del cognato nella politica italiana non solo non è stato indagato a sufficienza ma nemmeno se ne tengono in giusto conto le pericolose implicazioni. Spesso, infatti, è il cognato, familiare in senso largo ma non così tanto, a contribuire alle difficoltà del capo, agendo con troppa disinvoltura perché si ritiene al limite dell’impunità, e qui vorrei citare i poco luminosi casi di Galeazzo Ciano per Mussolini e di Paolo Pillitteri per Craxi. Oppure, il cognato è dedito ad attività proprie ma approfitta lo stesso del potere familiare e porta alla rovina la sua stessa fonte di ricchezza, come nel caso di Gianfranco Fini, del cognato e della casa di Montecarlo. E non solo, perché nella vicenda dei camici sanitari che coinvolge il governatore lombardo Attilio Fontana è, ovviamente a questo punto, implicato il cognato. Facile immaginare che nei pranzi domenicali, tra un discorso familiare e uno no, si presentino cospicue occasioni di collaborazione, idee brillanti, suggerimenti e anticipazioni dei fatti venturi.

Ora. Il neoministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, è guarda te il cognato de IL presidente Meloni, avendone sposata la sorella. Niente di rilevante, per carità, ma la storia recente e il senso di opportunità avrebbero sconsigliato tale nomina, familiare e troppo vicina. Non succederà nulla, sarà anzi ragione per stare maggiormente accorti, ma se accadrà io dal mio davanzalino non potrò che farmi una bella risata, poi innervosirmi e poi dire l’immancabile frase: io però ve l’avevo detto.

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