minidiario scritto un po’ così di un breve giro per vedere la fine estate al nord: due, il mare del nord, le onde del nord, il cielo del nord, la villeggiatura del nord, camminare sulle acque, che nave!

Antwerpen-Zuid, Beveren, Sint-Niklaas, Lokeren, Gent-Danpoort, Gent-Sint-Pieters, Brugge ed eccomi in meno di due ore al mare, a Ostenda. È mare del Nord ma guardando lontano a sinistra si dice già Manica. Un tempo Ostenda provò a rivaleggiare con Calais in tema di traghetti ma non ci fu storia, come non ce n’è oggi, e optò per il turismo balneare definitivamente. Seguendo la costa per un po’, qualche chilometro, si arriva a Dunkerque, Dunkirk se la si guarda di là, dove l’esercito inglese intrappolato rischiò di essere annientato dai nazisti nel 1940 e la guerra, eccome, avrebbe preso un’altra piega. Il recupero di tutta la fanteria inglese, in pratica l’esercito intero (quattrocentomila soldati!), avvenne con un’operazione spericolata condotta anche con i barchini dei pescatori, la vicenda fu incredibile. È narrata in un film di Nolan di cinque anni fa, un po’ noioso ma con scene davvero spettacolari, senza effetti, da tre prospettive diverse, aria, acqua, terra.
Anche prima, Ostenda è sempre stata schiacciata dalla pressione marittima inglese e olandese per cui ebbe brevi periodi floridi e molte distruzioni, finché appunto non si ritirò sul versante dell’ospitalità. Ovvio che io son qui per il mare del Nord e il cielo, voglio vedere se oggi è come quello sul Baltico, perché la città, insomma, è graziosa ma senza grandi prerogative.

Per arrivarci bisogna attraversare una pianura piallata senza esitazioni, molto più verde e coltivata della Pomerania tedesca o polacca, tutta sabbia, mi ricorda più certe località costiere inglesi, tipo Sidmouth o Weston-super-mare. Le mucche pascolano fino a pochi metri dal mare, son quelle mucche bianche a chiazze marroni chiaro, non sono quelle blu famose del Belgio. Il cielo va e viene ed è una meraviglia, per quello è pieno di pale eoliche e, qua e là per integrare, qualche centrale nucleare. Ma con le mucche fa meno effetto, cosa può esserci di offensivo se ci sono le mucche? Fortuna che il Belgio ha qualche collina a sud altrimenti se lo sognavano Merckx.

Siccome non sono sicuro di volermi fermare per la notte, vado in cerca di un deposito bagagli per mollare le mie quattro cose e girare più comodamente per capire com’è la faccenda. Tra le perdite ferroviarie della modernità recente, oltre ai facchini, i vagoni ristorante, le sale d’attesa, lamento senz’altro i depositi bagagli, comodissimi. Ma come pretendono che si sposti al giorno d’oggi una dama col suo set di diciotto bauli da viaggio senza un deposito? Io non so. In Germania, Francia, Paesi Bassi e Belgio capita spesso che in stazione vi siano gli armadietti a moneta che funzionano egregiamente, ma non sono la norma. Stavolta ci sono, ottimo. Anche il fatto che la stazione sia sul mare ha un suo fascino e rimanda a un tempo, fine Otto e inizio Nove, in cui la villeggiatura e con essa Oostende, detto alla fiandrica, riscuoteva grande successo.

Per villeggiatura si intende quella cosa per cui si andava in un albergo molto lussuoso, o in una villa affittata, e si trascorreva il tempo più o meno come in città, intessendo relazioni, andando a teatro, il Kursaal Casino c’è ancora, facendo qualche terma, prendendo il tè e mangiando più del necessario. Però che buona l’aria. Il mare? Ignoto, se non da guardare. Lungo la spiaggia c’è un enorme edificio steso lungo la costa, tutto colonnato, che serviva sostanzialmente a questo, mangiare, conversare, stare al riparo quando tirava vento o pioggia, magari ma proprio magari fare un bagno caldo. E attorno delle belle case di villeggiatura, con ogni piacevolezza. La piazza con la voliera per l’orchestra al centro è ancora lì. Di sicuro all’epoca dei due Leopoldii qui c’era una bella vita non male. Poi, nei Cinquanta e Sessanta, uno sviluppo scellerato ha costruito case nei giardini delle ville e un’infilata di condominii lungo la spiaggia che mi ricorda Costanza sul Mar Nero, per fare un esempio meno scontato di Riccione. La stagione, quella cicciosa, è chiaramente finita ma le schiere di anziani che spadroneggiano sono molte, mangiano fritti e carni enormi, bevono botti di birra e vini bianchi e rossi, fumano gauloises come fossero liquerizie, seduti fuori al sole, ma non ce l’hanno un medico? O, forse, e qui mi cito, hanno quarant’anni e la villeggiatura li ha segnati. All’inizio del corso principale vedo un’armeria, con robe da assalto, e un negozio di bastoni da passeggio, e ho già compreso molto. Poi un cartolaio con alla radio gli Scorpions mi dice qualcosa sull’isolamento del luogo. Ma alcuni angoli sono gradevoli, di sicuro d’estate sarà più vivace.

Come a Stralsund, Rostock, Wismar, per citare alcune località di mare al nord di sapore thomasmanniano, tutte più belle di questa però, mezza giornata mi è più che sufficiente per girarla tutta e capirla, credo. C’è una bella cattedraletta in un gotico più inglese che flamboyant, con all’interno una Teresa in estasi del Bernini locale, un giardino giapponese frutto dell’amicizia giappobelgica, alcuni edifici primonovecenteschi interessanti e il mio giro è grossomodo finito. Ma io sono venuto qui per il cielo, per vedere quello del nord sul mare, mai fermo, mai uguale, che se fai un salto lo tocchi. Ecco, quello è grandioso e merita una lunga e attenta contemplazione, per potermelo portare indietro nella pianura. Così cammino sulla spiaggia, pulita come non mai, e mi godo la brezza, le nuvole, il sole e poi coperto e poi il sole e le onde.

Sì, padre, ho camminato sulle acque. Siccome il porto c’è e non è banale, attenzione altro momento umarell, noto una nave strana con quattro enormi piloni e una gru gigantesca, oltre a un buffo nome: la Vole au vent. Con i comodi strumenti di ricerca (vessel finder) ho scoperto che è una nave inglese per posare le pale eoliche in mare, come ce ne sono molte all’orizzonte, si vedono da qui nel mare nederlandico. Bene, la nave fa scorrere i piloni e si alza alcuni metri sopra il pelo dell’acqua e lavora da ferma. Beh, ganzissima, mai vista una nave così.

Ora son soddisfatto, piglio il treno e vado a un quarto d’ora da qui.


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5 commenti su “minidiario scritto un po’ così di un breve giro per vedere la fine estate al nord: due, il mare del nord, le onde del nord, il cielo del nord, la villeggiatura del nord, camminare sulle acque, che nave!

  1. Una considerazione probabilmente fuori luogo: Dunkerque oltre a salvare l’esercito inglese e permettere di vincere poi la guerra ha anche dato involontariamente il là a The Wall, e questo in tanto disastro è bene.
    E poi sbaglio o intravedo un filo di invidia per gli “anziani che spadroneggiano … mangiano fritti e carni enormi, bevono botti di birra e vini bianchi e rossi, fumano gauloises come fossero liquerizie” e non hanno nemmeno bisogno del medico ? io si li invidio, di tutte queste piacevolezze mi è rimasto solo che sono anziano.

  2. Invidia per le passeggiate in riva al mare le spiagge ampie con l’orizzonte lontanissimo e le nuvole, che se fai un salto le puoi toccare, il vento, la pioggia, e poi il sole e la luce del nord che fa diventare ancor più belle le donne.

    • Ti ho rubato l’immagine delle nuvole basse che con un salto le puoi toccare, pare quasi un verso di De Gregori. La luce del nord, in effetti, fa molte cose, migliora anche i condomini, le petroliere, i turisti italiani a spasso, è proprio una gran cosa, questa luce.

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