minidiario scritto un po’ così di un breve giro in una fine estate elettorale: uno, secoli oscuri, un malfunzionamento, odonomastica irritante

Dopo le vacanze vere, servono delle vacanze più piccole per riprendersi. Io ho un impegnino a Bologna, ci attacco un girino vagabondo dei miei. Piccoli centri o luoghi meravigliosi qua e là, niente grandi città o situazioni complesse, ovviamente serve la macchina e questo a me piace sempre meno del trasporto pubblico.
È una strana bolla temporale, quella di questi giorni, la stagione estiva è finita, oggi l’A1 era una coda unica in ritorno, ma non è ancora il primo settembre, soglia psicologica della scuola, dei buoni propositi, delle diete, dei corsi di tedesco. Chi ha lavorato tutta l’estate è in pausa o sta chiudendo, pochi turisti rimasti in giro, ma ancora si respira l’aria d’estate. Fa caldo, si mangia fuori ma le calamite e i braccioli non si trovano più, ancora c’è una settimana, suppergiù, prima dell’inizio. Il che vale anche per le elezioni, non si percepisce granché, alla campagna elettorale, intendo da parte dei cittadini, ci si penserà tra qualche giorno.

Opto per Ravenna, per la notte. Se riesco ad arrivare a un’ora decente, forse ce la faccio a rivedere il complesso di san Vitale, cioè la basilica e il mausoleo di Galla Placidia, che gli sta accanto. Ripercorro i miei tre cicli scolastici, cioè quelli di tutti, in cui, dopo aver sofferto dalle guerre puniche alle catilinarie per almeno tre volte, si arrivava alla caduta dell’impero romano d’Occidente e succedeva questo: bah, poi c’era quello d’Oriente, sì, i bizantini, l’esarcato, i longobardi e in un batter di ciglia, cioè due ore di lezione, si era a Carlo Magno, Ottoni, e poi un altro saltone fino a Federico II di Svevia. Chi fossero costoro, non si sa. I bizantini, in particolare, oltre a far mosaici, stare a Ravenna, ignorare la terza dimensione, far cose proverbialmente complicate, alcuni corpus di leggi, avevano quell’aria emaciata e stanca che mi fa tanto ridere in Brancaleone, quando Volonté lo porta dalla sua famiglia. E invece son secoli ma per noi no, qualche menzione tra Giustiniano, Teodosio e poco altro, alla rinfusa.

Loro, invece, i bizantini, stanno lì e ci guardano tutti in fila, dai mosaici in alto, o nei tondi, come a Sant’Apollinare. Noi, niente. Ravenna è una magnifica città turistica, piena di tesori, e i ravennati sono abituati alla ricezione. Come mi sono ripromesso, punto il complesso di san Vitale e mi presento alla biglietteria unificata di Ravenna. Classica scena, saluto cordialmente, l’impiegata non alza nemmeno la testa, tace e continua a fare i conti sulla calcolatrice. Minuti. Aspetto perché voglio vedere fin dove arriva, io sono uno che sbotta subito ma resisto, dopo un po’ dice Dica, niente saluti. Vorrei un biglietto per san Vitale, dico, diecieuroecinquanta dice lei e bon, fine dell’amicizia. Entro nel complesso, che è tutto recintato, mostro il biglietto e vado dritto al mausoleo di Galla Placidia. Lì un’altra signora mi dice che il mio biglietto non è valido, cioè non comprende il mausoleo. Ma come? Guardo il biglietto, è valido per la basilica, il museo diocesano e un museo mai sentito. Simpatica, la bigliettaia. Mi godo la basilica, splendida, ottagonale, complessa e articolata, mi siedo contento e poi torno, son cose che non mi lascio sfuggire. Lei, di quel precisinismo che secondo me tanto male fa agli sportelli e al paese, mi dice Lei ha detto solo sanvitale. Eh, grazie, mica sapevo di dover specificare, è tutto nello stesso recinto, non poteva mica chiedermi se volessi anche il mausoleo?, chiedo. No, non rientra nelle sue mansioni, ritiene. Nessuno sforzo in più, l’avevo capito fin dall’inizio. Per come la vedo io, queste situazioni non solo solo dovute alla pigrizia, le classifico come piccoli esercizi di potere, là dove potresti essere utile ma ometti, perché lo puoi fare e decidi di farlo. Lo fai per e con chi e quando ti va. Spesso è una specie di rivalsa per i torti subiti da qualcun altro, ti rifai indirettamente. Micidiale, bastavano due parole in più. Non perdo l’occasione e faccio presente ad alta voce davanti a tutti, lei dice solo che io non l’avevo chiesto. Figurati un turista che, magari, nemmeno parla la lingua, ma non le importa. D’accordo, un episodio, niente di che.

In vista delle prossime elezioni, tendo a classificare questi comportamenti già alla luce di un meloniano liberi tutti, via libera al disinteresse, all’individualismo, al menefreghismo. Può darsi non sia così ma non posso farci niente, già li rivedo alzare la testa, mi preoccupa. Odio, gramscianamente, gli indifferenti. Per fortuna, a Ravenna c’è la festa dell’Unità. Torna l’emozione di stare insieme, dicono, ma certo. Ma il sentimento è quello di una ritrazione, di pigliare un sentiero per una lunga (?) marcia, solo che non ricordo: quand’è che si era vinto? Eh. Comunque sono elucubrazioni mie, come dicevo di segni della politica ce ne son pochi, qui, è più una questione di giornali e televisione, è ancora tutto fermo. Poi inciampo in un segno del passato, ben presente.

Ma porcocane. Gardini? Certo che era di Ravenna, ma una via? Pure il marmo col mosaico? A Parma c’è via Calisto Tanzi? Va ben pur tutto, d’accordo che Romolo Gessi poteva essere superato, ma la maxi tangente Enimont, il matrimonio furbesco con la figlia di Ferruzzi per dare inizio alla scalata, la strafottenza, il rifiuto delle regole, la truffa allo Stato, il craxismo sfrenato per chiudere con il vigliacco suicidio alla vigilia della convocazione in procura ce li si ricorda? O è solo il moro di Venezia?
All’autogrill, proprio a un metro dalla porta scorrevole, c’è un manifesto di Meloni, uno di quelli che dice Pronti, finalmente con un uso dignitoso di photoshop, difficile non sbatterci contro. Anzi, bisogna proprio evitarlo, il che è efficace e molesto insieme. Oddio, non so davvero se funzioni, cioè se porti o meno qualche voto in più, il rischio è di venire confusa col Camogli e l’offerta per la colazione. Resto però convinto che l’effetto trainamento di chi parla come se avesse vinto sia in effetti sostanzioso. Temo addirittura che finirà peggio di come si dice ora, nei sondaggi. Comunque, un losco figuro ha provveduto a disegnare due baffetti hitleriani sotto il naso della ringhiosa candidata, disinnescando a dovere il manifesto. Bravo, lotta politica con argomenti, andiamo bene.

Ravenna è piacevolissima lo so fin dal 1993 quando in un bar qualsiasi, ahinoi, lessi mangiando il cornetto che Frank Zappa era morto, cioè la nostra è una frequentazione più che trentennale, con mia grande soddisfazione. Non so della città, credo sia indifferente, come quei bizantini che mi guardano, tutti in fila, tutti impettiti fuori dal palatium e io, bestia, non so nulla di loro. Saranno poco colpiti anche dalla mia partenza, quindi a cuor leggero domani piglierò una bella direttrice verso sud che tocca un posto più bello dell’altro e mi beerò di deviazioni a sorpresa ogni volta che un cartello mi stimolerà. Bello così, per me. Posti, arrivo.


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2 commenti su “minidiario scritto un po’ così di un breve giro in una fine estate elettorale: uno, secoli oscuri, un malfunzionamento, odonomastica irritante

  1. Personalmente bizantino per me è in primo luogo una persona pedante, un po’ “rompi”. Quanto ai longobardi nonostante abbiano regnato a Brescia per circa 200 anni non ne so praticamente nulla. Solo grazie al Manzoni so vagamente di una certa Ermengarda …….

  2. Esatto, cavilloso, pedantesco, circonvoluto in infiniti distinguo su un ragionamento senza fine. Vedo che anche tu sai niente dei longobardi, come me, che vengono dipinti come dei rozzi al confronto con l’impero romano ma è tutt’altro che così. Fortuna che Barbero.con qualche conferenza vi pone un po’ rimedio. Ei fu, infatti, quel poco che so anch’io.

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